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Roma caccia Beyoncé. Girare il video al Colosseo costa 250mila euro

Beyoncé e Jay-Z al Louvre Beyoncé e Jay-Z al Louvre
Beyoncé e Jay-Z al Louvre
Beyoncé e Jay-Z al Louvre

La celebre popstar chiedeva di girare un video al Colosseo, dopo il successo di “Apeshit”, registrato con il marito e compagno d’arte Jay-Z al Louvre di Parigi. Che su Youtube ha oltre 107 milioni di visualizzazioni

Non c’era solo Alberto Angela, a dividere Beyoncé dal Colosseo. Il mese scorso anche noi di ArtsLife informammo della volontà della celebre popstar americana di girare un video nell’Anfiteatro Flavio, evidentemente convinta dal grande battage mediatico ottenuto recentemente con “Apeshit”, registrato con il marito e compagno d’arte Jay-Z tra le sale del Louvre di Parigi. La richiesta era stata inoltrata il 2 luglio e chiedeva di poter girare il video tra il 7 e l’8, in coincidenza con la data romana del tour della super coppia. Tempi oggettivamente stretti, per un luogo delicato e protetto come il Colosseo: peraltro già occupato in quelle date da un altro set, per una trasmissione televisiva di Alberto Angela. Eppure sulle prime pareva certo che la cosa sarebbe andata in porto, visto che il Ministero dei Beni Culturali si era infatti detto convinto che “un videoclip della cantate al Colosseo sarebbe un importante impulso alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico della Capitale”.

Il Colosseo
Il Colosseo

Parole confermate dalle oltre 107 milioni di visualizzazioni che “Apeshit” registra attualmente su Youtube. Ma la realtà che covava sotto le ceneri di un’Italia ancora lontana dal saper cogliere occasioni di promozione su questi livelli era un’altra: ed a chiarirla è giunto un comunicato del Parco Archeologico del Colosseo. “In considerazione della complessità del monumento e della visibilità internazionale, l’iter doveva prevedere la presentazione con congruo anticipo di un progetto dettagliato in linea con le politiche culturali del Parco”. Congruo anticipo, lo sappiamo, nel gergo burocratese italico significano mesi o anni passati fra nulla osta, commissioni, autorizzazioni, pareri, verifiche, moduli, timbri e altre kafkiane diavolerie. E poi lo stesso comunicato informa sul non trascurabile dato che “per la realizzazione di tali riprese, la prassi, oltre al canone concessorio (250.000 euro per il Colosseo), prevede necessariamente l’individuazione di una causa benefica a cui devolvere ulteriori fondi specifici, con modalità da concordare”. Tanti soldi, e tempi biblici: che pare abbiano indotto Beyoncé – con i suoi 107 milioni di visualizzazioni – a tagliare la corda. Troverà di certo altri siti, musei o monumenti pronti a farle ponti d’oro pur di ospitarla: e Roma si terrà stretti i suoi nulla osta…

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