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Velázquez ritrovato: il dipinto della donna che conquistò Roma

Diego Velazquez, Donna Olimpia
Diego Velazquez, Donna Olimpia

Un ritratto della Papessa di Innocenzo X, Donna Olimpia, è stato ritrovato dopo molto tempo. L’autore è Diego Velázquez, che ha immortalato il soggetto nella complessità della sua figura controversa. L’opera sarà battuta in asta da Sotheby’s Londra.

Ogni 7 gennaio una carrozza trainata da quattro destrieri attraversa Roma lasciandosi dietro una scia di fiamme. A bordo una donna, la cui sete di ricchezze è racchiusa nei forzieri d’oro che porta con sé. È Donna Olimpia: la Pimpaccia, per il volgo; la Papessa, per chi ne apprezzò appieno il potere. Partendo da Villa Pamphili, dove soggiornò con il secondo e ricco marito Pamphilio Pamphili, la sua corsa infernale arriva fino a Ponte Sisto, dove la leggenda vuole che scompaia nel Tevere. Qui i diavoli ogni volta vengono a prenderla per riportarla all’inferno: per questo motivo fino al 1914 il tratto della via Aurelia compreso tra Villa Pamphili e porta S.Pancrazio era soprannominato via Tiradiavoli.

Alessandro Algardi, busto di Olimpia Pamphili
Alessandro Algardi, busto di Olimpia Pamphili

Nella Roma del 1600 Donna Olimpia Maidalchini Pamphili la sua fama se l’è dovuta conquistare: non bella ma ammaliante, due matrimoni – il primo a 16 anni, con un ricco e anziano borghese, Paolo Nini, che presto morì lasciandole una fortuna in eredità; il secondo, appunto, con Pamphilio Pamphili -, un’amicizia solidissima e sospetta con il cognato Giovan Battista Pamphili, il futuro Papa Innocenzo X, e uno spirito cinico e intelligente, spregiudicato nel raggiungere gli obiettivi prefissati.

«Andava la giovane sposa più spesso in carrozza col cognato che col marito; si tratteneva molto più nello studiolo con quello che nel letto con questo», si racconta di lei. Allora non sorprende che questa abbia sostenuto, anche economicamente, la carriera del cognato; e che quando finalmente arrivò al soglio pontificio, lei ne diventasse oscuro – ma nemmeno poi tanto – e fidato braccio destro, tanto da acquisire il potere necessario a guadagnarsi il soprannome di Papessa. Non sorprende neppure che questa sua scalata abbia attirato maldicenze e invidie, così profonde e fantasiose da ispirare storie come quella della carrozza.

Diego Velazquez, Innocenzo X
Diego Velazquez, Innocenzo X

Tra torbidi intrighi e personalità dirompenti trova spazio anche Diego Velázquez, che nel 1650 dedica un ritratto alla Pimpaccia. Segnale che la donna deteneva effettivamente un ruolo importante nella Roma del tempo; segnale che la complessità del suo spirito non potesse essere afferrata da un pittore qualsiasi. Chi è stata veramente Olimpia? Un’arrampicatrice sociale? Oppure una femminista ante litteram che è riuscita con perseveranza ad emanciparsi da una società patriarcale? Se lo sono chiesti in molti, credendo magari di trovare nell’arte di Velàzquez una lettura che sciogliesse il mistero. Ma di quel ritratto purtroppo se ne sono perse le tracce per molto tempo.

Dopo essere stato venduto a metà Settecento come dipinto di un anonimo autore di scuola olandese, dell’opera non si seppe più nulla. Forse andò distrutta, sicuramente dimenticata. Almeno fino a qualche mese fa, quando viene portata presso gli uffici di Sotheby’s a Londra. Lunghe perizie, accertamenti, studi e valutazioni hanno affermato la veridicità dell’opera e soprattutto la celebre paternità. Un dimenticato capolavoro di Velázquez, che sarà battuto all’asta nei prossimi giorni partendo da una base di 2 milioni di sterline.

Francis Bacon, Studio dal ritratto di Innocenzo X di Velazquez
Francis Bacon, Studio dal ritratto di Innocenzo X di Velazquez

La carrozza infuocata di Olimpia Pamphili di strada ne ha fatta, andando anche più in là di Ponte Sisto. Anche la sua immagine ha goduto del viaggio: cinica e furba, ribelle e volitiva, la Papessa viene restituita a noi come una figura controversa ma seducente, la cui anima indipendente non può che affascinare un sentimento femminista bisognoso – come ogni cosa – di personaggi di questo calibro. Velázquez la immortala severa e determinata, inclemente nel non concedere sconti a nessuno. Eppure un velo di tristezza sembra percorrerla, come un’anima inquieta che ancora non ha trovato un posto caldo nel mondo.

Sicuramente non lo sarebbe il Tevere, il 7 di gennaio. Forse lo diventerà un museo o la casa di un collezionista privato, quando finalmente il Velázquez dimenticato troverà nuova dimora.

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