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Il Traditore, Bellocchio racconta Tommaso Buscetta

Il Traditore: da Cannes il grande affresco di Bellocchio racconta Tommaso Buscetta e gli anni del maxiprocesso Il Traditore (Marco Bellocchio)

Il Traditore: da Cannes il grande affresco di Bellocchio racconta Tommaso Buscetta e gli anni del maxiprocesso

Il Traditore: da Cannes il grande affresco di Bellocchio racconta Tommaso Buscetta e gli anni del maxiprocesso

Il Traditore di Marco Bellocchio è arrivato nelle sale italiane in contemporanea alla sua presentazione in concorso al Festival di Cannes. Non a caso è uscito il 23 maggio, a 27 anni dalla Strage di Capaci – dove perse la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone – ricorrenza oggi commemorata in collaborazione con il Miur come Giornata della Legalità.

Il Traditore copre un ampio arco temporale: dagli anni Ottanta al capodanno 2000, per raccontare gli eventi che hanno portato Tommaso Buscetta a diventare il primo pentito – anche se lui rifiuterà sempre questa definizione – e la risorsa più importante per le indagini del giudice Giovanni Falcone, impegnato a istruire il primo maxiprocesso a carico di centinaia di esponenti dell’associazione mafiosa “cosa nostra”, accusati di traffico di stupefacenti – negli anni Ottanta tutta l’eroina d’Europa passava per la città di Palermo – estorsione e cruenti omicidi.

Bellocchio (I pugni in tasca, Il regista di matrimoni) apre l’affresco de Il Traditore con i festeggiamenti di Santa Rosalia in una villa sulla spiaggia, è l’occasione per presentare la galleria di personaggi che incontreremo durante lo svolgimento degli eventi: Tommaso Buscetta, interpretato con impressionante mimesi da Pierfrancesco Favino e la moglie brasiliana Cristina (Maria Fernanda Cândido, già star della telenovela Terra Nostra), con loro il flash della foto di gruppo che commemorerà la serata immortala il mellifluo Pippo Calò, Salvatore Riina che cela il volto con una mano, Totuccio Contorno (Salvatore Lo Cascio, molto a suo agio nel personaggio), Giovanni Brusca, i fratelli Inzerillo, Fra’ Giacinto e Stefano Bontade.

La scena ai più potrebbe ricordare le feste del potere di Sorrentino ma qui Bellocchio sembra guardare più al surrealismo politico di Elio Petri, con le luci del flash che provano a illuminare i volti ferini dei corleonesi nel buio della stanza, un invito a scorgere le radici dell’orrore e della violenza negli sguardi, nella mimica e nelle gestualità degli “uomini d’onore”.
Mentre Tommaso Buscetta – lasciati nelle mani di Calò le vite dei due figli avuti durante il precedente matrimonio – si ritira in Brasile con Cristina, iniziano gli omicidi dei corleonesi guidati da Riina per il controllo del traffico dell’eroina palermitana. Nella doppia narrazione fra l’isolamento dorato di Buscetta in Brasile e l’efferatezza degli omicidi palermitani, Bellocchio indugia sullo storytelling criminale.

Le sequenze dell’arresto in Brasile di Buscetta e le successive torture – compresa la scena in elicottero con la minaccia di gettare Cristina in mare –sono una vera sorpresa nel cinema di Bellocchio, che si sofferma sui dettagli esotici del paesaggio, sul ritmo e sull’estetica della violenza.

Il Traditore: da Cannes il grande affresco di Bellocchio racconta Tommaso Buscetta e gli anni del maxiprocesso
Il Traditore ritrova lo sguardo narrativo sociologico di Bellocchio – dove le vicende personali e l’intimità psicologica dei personaggi incontrano le istituzioni e gli eventi storici che li circondano – nella seconda parte del film, con i lunghi colloqui di Buscetta e Giovanni Falcone (Fausto Russo Alesi), durante i quali la contorta deontologia del «boss dei due mondi» (così la stampa si riferiva a Buscetta dopo la sua cattura) è demolita dalla dialettica del giudice.

Le sequenze dell’istruzione del processo, con Buscetta che sfreccia in bici fra gli alloggi dei collaboratori di giustizia, il terrificante sogno del funerale a occhi aperti (consapevolezza di una rottura definitiva con le proprie radici) e l’incontro premonitore in sartoria con Giulio Andreotti, sono di grande bellezza, quasi un prologo shakespeariano che anticipa i confronti nelle scene madri durante il maxiprocesso. La galleria dei corleonesi – rappresentati dal montaggio alternato di Bellocchio prima come ratti stanati dal sottosuolo, poi come fiere in gabbia e iene fameliche – nelle celle che danno sull’aula, è una delle peculiarità de Il Traditore.

Le sequenze del maxiprocesso sono un omaggio al grottesco di Ciprì e Maresco e un saggio esaustivo degli atteggiamenti mafiosi più meschini e insopportabili, a confronto con le procedure della giustizia. Al centro della sala Buscetta, in abito sartoriale e occhiali da sole snocciola eventi, accuse precise, mostra la foto che apre il film per smentire i corleonesi che assicurano di non conoscerlo. Bellocchio offre qui la sua chiave di lettura di Tommaso Buscetta, lo rappresenta senza edulcorarne la natura di “uomo d’onore”, spezzato e colpito nell’intimo, il cui motivo di riscatto dall’orrore e dalla meschinità mafiosa è trovato nell’incontro con Giovanni Falcone.Il Traditore: da Cannes il grande affresco di Bellocchio racconta Tommaso Buscetta e gli anni del maxiprocesso

Buscetta ha rilasciato più di quattrocento pagine di verbale e sa che nel prezzo da pagare sono compresi la solitudine e l’abbandono: Io rinnego il nome Buscetta! Quell’uomo non è mio fratello! – urlerà sua sorella, in seguito la moglie Cristina non vorrà più seguirlo quando, dopo la strage di Capaci, tornerà in Italia dagli Stati Uniti (dove la sua famiglia viveva sotto copertura) per raccontare dei legami fra stato e mafia, con le accuse dirette allo stesso Giulio Andreotti, incontrato anni prima in mutande, in una sartoria romana.

Il Traditore è una visione articolata e composita, in cui convivono il racconto criminale (con tutto l’appeal che ha fatto la fortuna del genere), la vocazione teatrale, il surrealismo e la riedizione/citazione dei modelli cinematografici che si sono confrontati con la corruzione dello stato e dell’uomo: Elio Petri e Ciprì e Maresco.

Bellocchio riesce a tratteggiare una delle figure più complesse della recente storia italiana, restituendone lo sguardo (spesso celato da grossi occhiali da sole), indagandone propensioni e decisioni e osservando l’impatto avuto dalle sue dichiarazioni sulla sua vita privata e nella lotta all’organizzazione “cosa nostra”. La stessa che un tempo veniva definita La Piovra e che grazie al lavoro di Giovanni Falcone e alle rivelazioni di Tommaso Buscetta ha perso molti dei tentacoli che stendeva sul Mediterraneo.

>> Il Traditore, un film di Marco Bellocchio. Guarda il trailer

 

 

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