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L’artista bambino. Dalla Lucetta di Balla alle Trottole di Erba, il fanciullino novecentesco alla Fondazione Ragghianti

Adolfo Balduini, Bambine che saltano la corda, 1919, L'artista bambino, Fondazione Ragghianti Lucca *
Adolfo Balduini, Bambine che saltano la corda, 1919, L'artista bambino, Fondazione Ragghianti Lucca
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L’artista fanciullo, creatore spontaneo di forme primitive. La Fondazione centro studi sull’arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti ospita L’artista bambino, una mostra sul ruolo che l’infanzia e il primitivismo hanno avuto sulla pittura italiana dei primi decenni del ‘900. Dal 17 marzo al 2 giugno a Lucca.

L’infanzia, quella fase della vita in cui tutto sembra scorrere senza preoccupazioni. Luogo mistico in cui né il pensiero né la visione hanno ancora subito le costrizioni logiche imposte dall’età adulta. Già nel 1969 il grande studioso Carlo Ludovico Ragghianti, a cui è intitolata la Fondazione di Lucca, pubblicò un celebre saggio dal titolo Bologna cruciale 1914, in cui si sottolineava l’importanza delle influenze infantili nell’opera dei pittori del primo ‘900 italiano. Mossi dalla ricerca di una purezza di forma e contenuto, gli artisti si rifanno al tema dell’infanzia sia nei contenuti che nella forma. Iniziano a circolare tanto quadri che ritraggono bambini e fanciulli, quanto opere realizzate con uno stile primitivo, frutto di un miscuglio tra uno stile “bambinesco” e la rielaborazione degli stilemi due/trecenteschi. Una regressione linguistica solo apparente che inizia a farsi strada a fine ‘800 per poi dilagare nei primi decenni del nuovo secolo.

Carlo Erba, Le trottole del sobborgo (che vanno), 1915, L'artista bambino, Fondazione Ragghianti Lucca
Carlo Erba, Le trottole del sobborgo (che vanno), 1915

Sono gli anni in cui anche Paul Klee adotta quello stile infantile che sarà poi il suo marchio di fabbrica e in cui tra i versi di Pascoli compare il fanciullino, capace di vedere tutto con sguardo puro, come se ogni volta fosse sempre la prima che i suoi occhi si posano su qualcosa.

Tra i primi a sperimentare questo “viaggio” indietro nel tempo si possono annoverare Giacomo Balla, Vittorio Matteo Corcos e Adriano Cecioni, le cui opere mostrano la sua partecipazione commossa al mondo infantile, di cui riprende la spontaneità, che si traduce in una semplificazione della tecnica pittorica. I bambini possono anche non comparire in prima persona, ma essere richiamati dalla presenza di taciti rimandi. Ne da un esempio Corcos nel suo Ritratto di Yorick, dove l’elemento infantile è incarnato dai graffiti che riempiono il muro che fa da sfondo alla compita figura in nero. Lo stesso espediente sarà usato da Giacomo Balla nel suo Il fallimento, in cui protagonista è una porta ricoperta di segni stilizzati.

Giacomo Balla, Lucetta sul prato alla ricerca di margherite, 1908, Giacomo Balla, Lucetta sul prato alla ricerca di margherite, 1908
Giacomo Balla, Lucetta sul prato alla ricerca di margherite, 1908

Non sono solo quelli dei bambini gli elementi primitivi che ricorrono nelle opere di questo periodo, ma anche la ripresa degli artisti toscani del ‘200/’300. Ne è un esempio l’opera di Alberto Magri, che inserisce nei suoi quadri filastrocche scritte con una grafia elementare. I suoi cicli a tema agreste sembrano coniugare gli arcaismi della storia dell’arte con una tecnica infantile.

Alberto Magri, La vendemmia, 1912, L'artista bambino, Fondazione Ragghianti Lucca
Alberto Magri, La vendemmia, 1912

La tendenza a semplificare le forme e la tecnica resiste al passare degli anni e degli stili, prestandosi a rispondere alle esigenze di artisti molto diversi tra loro. Per Ardengo Soffici e Carlo Carrà -il quale elegge esplicitamente a suoi modelli Piero della Francesca e Paolo Uccello- era una via per tornare all’ordine e alla purezza delle forme, che erano stati spazzati via dalle avanguardie.

Ardengo Soffici, I mendicanti, 1911, L'artista bambino, Fondazione Ragghianti Lucca
Ardengo Soffici, I mendicanti, 1911

All’intento formale si affianca quello propagandistico durante gli anni della guerra. La figura del fanciullo diventa uno dei mezzi prediletti per veicolare i messaggi del regime, e dalle vignette giornalistiche si passa presto alla pittura. Bambini e figure infantili compaiono nelle opere di Ottone Rosai, Alberto Salinetti, Tullio Garbarie tanti altri, che si rifanno alle stampe propagandistiche di grandi artisti come Sironi e de Chirico (solo per citarne due).

Duilio Cambellotti, L'ufficio postale, 1917, L'artista bambino, Fondazione Ragghianti Lucca
Duilio Cambellotti, L’ufficio postale, 1917

C’è poi chi va oltre la semplificazione della tecnica per approdare a una pittura fatta di figurine infantili, quasi giocattoli che si stagliano sul fondale di un teatrino. Renato Birollie Riccardo Francalancia astraggono le figure dalla realtà per creare scene sospese, frutto della fantasia di cui solo un bambino è capace.

Gianfilippo Usellini, Il carnevale dei poveri, 1941, L'artista bambino, Fondazione Ragghianti Lucca
Gianfilippo Usellini, Il carnevale dei poveri, 1941

Accanto alle opere completano il percorso una serie di stampe, opere grafiche ed estratti di vignette realizzate per pubblicazioni che hanno fatto la storia, come il Corriere dei piccolie Il giornalino di Gianburrasca.

*Adolfo Balduini, Bambine che saltano la corda, 1919

Informazioni utili

L’artista bambino. Infanzia e primitivismo nell’arte italiana del primo ‘900

Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Regghianti, via San Micheletto 3, Lucca

Dal 17 marzo al 2 giugno 2019

Dal martedì alla domenica, 10.00 – 13.00; 15.00 – 19.00

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