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Silence, il nuovo attesissimo film di Martin Scorsese, dal 12 gennaio al cinema. La recensione

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silence martin scorseseSilence, il nuovo attesissimo film di Martin Scorsese, dal 12 gennaio al cinema. Un film sognato per 28 anni.

Silence, tratto dall’omonimo libro di Shusaku Endo (1966), racconta la storia di di due padri gesuiti, padre Francisco e padre Sebastian, che dalla colonia portoghese di Macao nel 1643 si imbarcano in un viaggio alla volta del Giappone alla ricerca del loro mentore scomparso, padre Christovao Ferreira. Dall’estremo Oriente sono arrivate voci che Padre Ferreira (Liam Neeson) sia stato piegato dalle torture dei signori feudali giapponesi e abbia abbandonato la propria fede, ma i suoi due discepoli non vogliono credere che la fede possa vacillare.
Ad attenderli trovano un Giappone ostile -agli inizi del periodo Edo- in cui domina una natura selvaggia -e meravigliosa- e una realtà in cui la fede sembra avere sfaccettature contrastanti.
I giapponese che si erano convertiti al Cristianesimo nel XVII secolo a Nagasaki vivevano molto poveramente e i missionari gesuiti erano costretti a nascondersi: è l’epoca definita dei cristiani nascosti, Kasake Kirishitan.silence martin scorseseQuella raccontata da Scorsese in Silence è una storia di paradossi e di conflitti, tra culture differente ma, soprattutto, tra i moti dell’animo umano. Rinnegare, abiurare, per debolezza o per amore? Il gesto come manifestazione potente e simbolica o come mera formalità?
La difficoltà di rivendicare verità universali in società diverse è la madre dei conflitti che mettono in moto il film, ma la riflessione è tutta sull’intimità dell’individuo. Credere e dubitare sembrano concetti antitetici, eppure uno nutre l’altro.

>> Il silenzio del titolo è quello di Dio di fronte alla sofferenza umana e ai dubbi della fede.

Nei panni di padre Francisco e padre Sebastian, rispettivamente Adam Driver (Girls, Hungry Hurts) e Andrew Garfield (The Social Network, The Amazing Spider-Man). I due giovani attori incarnano due personaggi dai caratteri profondamente diversi e proprio questa distanza morale segnerà la strada del loro destino.
Quello di padre Sebastian è un cammino nel segno dell’identificazione in Cristo (anche estetica), un tentativo per comprendere appieno il significato della fede ripercorrendone le orme in un calvario al confine del mondo.

Tra gli attoria anche il regista di Snake of June e Tetsuo: The Iron Man, Shin’ya Tsukamoto.

silence martin scorsesesilence martin scorseseMartin Scorsese dirige Silence con la solita sicurezza e il comprovato mestiere un’opera cinematografica suntuaria, circondandosi delle maestranze a lui care da anni (da Dante Ferretti per le scenografie e i costumi a Rodrigo Prieto per la fotografia). Mette in scena un film studiato da 28 anni, da quando rimase folgorato dalla lettura del romanzo: una lunga meditazione che si muove con un ritmo lento ma implacabile, crescendo come una marea fino in un climax ricco di magnetismo che guida lo spettatore in un percorso irto e complesso. Uno Scorsese in grande forma che travalica il lusso della produzione.
Al massimo clou di questa tensione emotiva (l’atto finale del processo di inquisizione a padre Sebastian) il regista di capolavori come L’ultima tentazione di Cristo e L’età dell’innocenza mette in scena una delle pagine più belle del suo cinema; sequenza che avrebbe potuto costituire un finale mozzafiato, sospeso e potentissimo, il film invece procede nel raccontare l’ultima parte della storia, in maniera un po’ didascalica e corsiva, perdendo in forza e enfasi.  silence martin scorseseSilence è un grande viaggio cinematografico destinato a mostrare, agli occhi dello spettatore, il grande orizzonte della propria metà in un tempo che va al di là della durata della pellicola stessa, un’opera che più si spinge lontano nello spazio e nel tempo dei propri confini narrativi più scava in profondità nella coscienza dell’uomo. Un silenzio che non è mai stato così frastornante.


>> Curiosità: il romanzo era già stato adattato da Masahiro Shinoda nel 1971: Chinmoku, presentato in concorso a Cannes nel 1972. Anno in cui trionfò però l’Italia con Elio Petri (La classe operaia va in paradiso) e Francesco Rosi (Il Caso Mattei).

Guarda il trailer italiano di Silence, al cinema dal 12 gennaio.

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