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Uffizi: Luca Pignatelli dona l’autoritratto Mitridate

L’autoritratto di Luca Pignatelli, dal titolo Mitridate, re del Ponto è stato donato alla Galleria degli Uffizi.  Con l’occasione è stata inaugurata l’esposizione dal titolo “Migranti”, comprendente lo stesso autoritratto e altre otto opere su legno (realizzate a tecnica mista su tavola dallo stesso artista milanese) nella Sala del camino attigua al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (Piano Nobile).

Autoritratto Pignatelli a Uffizi

Corredata dal catalogo della mostra con i testi dello stesso Natali e di Carlo Arturo Quintavalle, l’esposizione proseguirà fino all’8 novembre 2015 con ingresso compreso nel costo del biglietto della Galleria degli Uffizi.

“Le teste antiche di Pignatelli – scrive Natali nel catalogo – sono legni che, per la casualità di venature lasciate a vista o di coloriture rimaste imperfette o consunte o guastate da cadute, si offrono come supporti umili e dimessi. Legni che le sbreccature ai margini e talora, addirittura, le fratture che vi s’aprono (trascorrendone per intero la superficie), denunciano la medesima, terrena fragilità dei marmi. L’Autoritratto di Pignatelli, che sotto specie d’un Mitridate entra oggi nelle collezioni degli Uffizi in virtù d’un dono dell’artista, si fa lirico emblema, con la sua felice commistione d’antico e moderno, d’uno degli assunti ideologici sottesi al sogno che Francesco I concretò nella Galleria e alle scelte museografiche di chi nel tempo n’ha ereditato la cura: la convivenza di stagioni fra loro distanti. Antico e moderno coesistono nelle collezioni e, anzi, fra loro gareggiano. La storia non conosce diaframmi; e l’arte non fa eccezione”.

Gli fa eco Quintavalle che nel suo testo crea un paragone tra le “migrazioni” di un tempo e quelle di oggi: “Dunque questi volti, queste figure viaggiano nella memoria e hanno viaggiato, migrato fisicamente da un luogo all’altro, sono segni di scavi, di ritrovamenti fortunosi, di acquisti periclitanti, ma anche traccia di corpi perduti, di nomi che ormai si associano solo in modo mitico alle figure. Saranno veramente Afrodite, Diana, oppure altro? E saranno sempre volti femminili oppure l’espressione patetica della figura di Taranto è quella di un giovane, un giovane del quale è difficile, nelle immagini, capire la razza? Migrano dunque i marmi, le memorie, ma migrano, hanno migrato anche i supporti, e sono questi legni che Pignatelli ha scelto, usurati dal tempo, legni che hanno una storia e che fanno somigliare queste figure ad antiche icone bizantine consunte dalla venerazione dei fedeli. Migranti è un titolo che potrebbe avere anche una valenza politica, allusiva a questo terribile transito di disperati da una riva all’altra del Mediterraneo, un Mediterraneo che, al tempo dei greci e dei fenici, era un mare pacificato e lo era ancora, Cartagine permettendo, al tempo dei romani. Così questo titolo, volutamente ambiguo, sottolinea la novità dell’invenzione di Luca Pignatelli che possiede anche un altro sapere, quello del narrare per episodi, per ritmi lenti: provate a scorrere da una figura all’altra cogliendo le differenze e le ripetizioni, scoprirete un tempo lento, quello della meditazione e del ricordo, un tempo sottilmente cinematografico”.

www.polomuseale.firenze.it

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