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Progetto Macao 3. Occupy / Sgombery Citterio

Palazzo Macao in Citterio (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)

PALAZZO MACAO

Palazzo Macao in Citterio (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“NON LUOGO CON L’INTERVENTO ARTISTICO
SI TRASFORMA IN LUOGO ANTROPOLOGICO”

(Marc Augè)

MACAO STORY

5 – 15 maggio 2012: Occupazione Torre Galfa

15 maggio 2012: Sgombero Torre Galfa

15 – 18 maggio 2012: Piazza Macao

19 – 22 maggio 2012: Occupazione Palazzo Citterio

22 maggio 2012: Sgombero Palazzo Citterio

(CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTA LA STORIA DELL’AVVENTURA MACAO)

MACAO targa (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Macao è iniziato, non si torna più indietro. C’è troppa fame di spazi culturali pubblici dove la gente possa esprimersi, comunicare. C’è troppa esigenza di luoghi di aggregazione dove far vivere la creatività – costruire nella nostra società postmoderna il luogo antropologico così ben descritto da Marc Augè: identitario, relazionale, storico. “Luogo antropologico è simultaneamente principio di senso per coloro che l’abitano e principio di intelligibilità per colui che l’osserva”.

Dalle scale al cortile interno – Palazzo Citterio (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Il progetto ha avuto e avrà successo che lo si sgomberi o meno. Perchè che si chiami Macao o in qualsiasi altro modo è la risposta alla richiesta satura di sfogo costruttivo-creativo di giovani, artisti, precari, studenti. Ha coinvolto una moltitudine di anime e ha riacceso un barlume di speranza nell’apatia generale. Qua sta la forza, la linfa che alimenta la fiamma dell’acronimo. Uno sprazzo di colore nell’uggioso e cinereo torpore meneghino alle prese con l’arancio sgocciolante del New Deal milanese. Macao non è solo uno spazio, è molto di più*. È il potere di pensare ad una società diversa che non vuole sottostare a logiche di profitto, è ragionare in maniera differente il modo di fare cultura.

Basta costruire, basta cemento, basta speculazione. Milano ha uno straordinario patrimonio abbandonato e inutilizzato che sente la necessità di essere recuperato e riqualificato come già avviene nelle grandi capitali europee.

Da Sabato 19 maggio Macao ha una nuova casa: Palazzo Citterio in Brera.

A quando lo sgombero?

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Ecco qua: 22 maggio 2012 – Sgomberato Palazzo Citterio.

Risposta dell’Assessore alla Cultura Boeri: “Vogliamo rendere più disponibile alla collettività il patrimonio artistico di Milano“. “Stiamo lavorando perché Milano diventi la prima città italiana in cui si sperimenti la gratuità per i Musei civici”.

Cultura a costo zero e bellezza fruibile a tutti?

A Modena e a Reggio Emilia i musei civici son già gratuiti da tempo perciò non saremo i primi, casomai i terzi. Comunque l’esperimento in Emilia ha funzionato.

Ora aspettiamo anche noi… (intanto il Quarto Stato è ancora rinchiuso nella “gabbia del Novecento“)

“Ingresso libero” (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

* (dal c.s.) “Le intenzioni e le questioni poste dall’apertura di Macao non possono essere semplicemente ridotte ad una richiesta di “nuovi spazi per l’arte”, ma attraversano trasversalmente argomenti come le condizioni di lavoro, le politiche sullo sviluppo del territorio, il ruolo cruciale della produzione culturale all’interno dei processi di valorizzazione economica, l’appropriazione illegittima di questo valore e la proposta di forme di redistribuzione del reddito.”

“È come il radical senza lo chic”

Palazzo Citterio – Cortile interno (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)

Dal sito di MACAO:

È con piacere che inauguriamo nuovamente MACAO, centro per le arti, la cultura e la ricerca di Milano. Un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove gli artisti e i cittadini possono riunirsi per inventare un nuovo sistema di regole e sperimentare nuovi linguaggi comuni. Un laboratorio politico-culturale che partendo dal coinvolgimento di centinaia/migliaia di cittadini attivi vuole attivare nuove forme di democrazia reale.

È per questo che oggi 19 maggio Macao ha deciso di liberare e ridare alla cittadinanza palazzo Citterio. Vogliamo creare un luogo aperto, vivo e accessibile dove l’arte venga vissuta come bisogno primario dell’essere umano. Palazzo Citterio è da molti anni parte di un progetto di grande rilancio culturale che coinvolge l’accademia di Brera e la Pinacoteca. Tale ristrutturazione non è mai partita per colpa di un uso strumentale e corrotto dei commissariamenti pubblici nella logica dei grandi eventi.

Macao propone qui un processo del tutto differente e innovativo: vuole restituire alla città chiarezza su come i fondi pubblici sono gestiti, vuole mettere in discussione e non dare per scontato il progetto che si andrà ad attuare e, soprattutto, vuole aprire un laboratorio di idee e pratiche per cui sarà la cittadinanza stessa a ripensare Palazzo Citterio. 

 

C’è da lavorare… (Un salone interno del Palazzo) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

A Macao oggi si ricomincia a progettare.
Il tavolo degli architetti è già al lavoro, sia per la gestione e la cura del luogo, sia per la sistemazione spaziale dei tavoli in corso oggi.
Il tavolo video ha cominciato un’inchiesta sullo stato in cui verte Palazzo Citterio.

Questo luogo meraviglioso va riconsegnato alla cittadinanza e insieme dobbiamo chiedere con forza l’apertura di un tavolo per verificare l’efficacia degli ultimi fondi ”finalmente” stanziati.
L’Amministrazione Comunale insieme al Mibac, al di là delle strumentalizzazioni, dovrebbero leggere dietro questo gesto un altissimo atto di cittadinanza.
Cittadini che davanti allo scempio perpetrato negli ultimi decenni verso i beni culturali e i beni comuni, da politiche di destra e di sinistra indiscriminatamente, vogliono partecipare attivamente e propositivamente alla gestione e alla cura di ciò che fa parte del loro patrimonio artistico e culturale.
Siamo fiduciosi che gli ultimi fondi stanziati che ammontano a 23 milioni di euro potranno finalmente cominciare a migliorare lo stato in cui verte Palazzo Citterio, ma non possiamo dimenticare che i penultimi 52 milioni di euro stanziati sono spariti nel nulla neanche un paio di anni fa. Per questo la fiducia non basta più.
Macao denuncia attraverso i corpi e a viso scoperto un altro nodo simbolo di mal governo del paese.

Crediamo fermamente che l’amministrazione della città e il governo di questo paese non possano tirarsi indietro davanti alla richiesta di una politica culturale trasparente, avanzata da migliaia di cittadini.
Una mancanza del genere sarebbe la testimonianza più vivida dell’ennesimo piano ambiguo in corso, attorno al progetto di Grande Brera.

Insieme chiediamo che i cittadini, gli studenti e i lavoratori di Brera, i lavoratori dell’arte, dello spettacolo e della cultura, possano indicare, in un percorso di lavoro congiunto, quale sia il progetto migliore per Grande Brera.

Palazzo Macao in Citterio 2 (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)

Dossier su Palazzo Citterio

Palazzo Citterio è una dimora nobiliare situata nel centro storico di Milano, in via Brera, risalente alla seconda metà del Settecento. Acquistato per un miliardo e 148 milioni di lire dal demanio dello Stato su richiesta del Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 1972 per essere destinato ad attività espositive e culturali in relazione alle esigenze di espansione della Pinacoteca di Brera.Dopo un primo intervento di adeguamento funzionale i lavori sono stati interrotti fino a quando a metà degli anni ‘80, per interessamento degli Amici di Brera con finanziamenti della Fondazione San Paolo, fu redatto un nuovo progetto dall’architetto inglese James Stirling nel 1986 che prevedeva l’insediamento nel palazzo di un moderno museo ad ampliamento della Pinacoteca di Brera. L’intervento non è poi stato realizzato se non per il volume interrato rimasto non completato.

Nel 2008 venne bandita una gara per l’attuazione del progetto cosiddetto «Brera in Brera», limitata al solo Palazzo di Brera, vinta da Mario Bellini e Associati, basato sul trasferimento dell’Accademia di Belle Arti tra Palazzo Citterio e il campus di Bovisa, e sull’allargamento della Pinacoteca nell’edificio stesso di Brera. Ma una volta espletata la gara, sono emersi due fatti: la mancanza dei finanziamenti e la consapevolezza che il trasferimento dell’Accademia non poteva essere un atto automatico.

Momento di svolta e apparente accelerazione è il 30 dicembre 2009 quando il Governo (Brera è un museo statale) nomina Mario Resca, già da tempo direttore generale del Ministero dei Beni culturali con lo specifico incarico di valorizzare il patrimonio, uomo d’azienda (per anni ha guidato McDonald’s in Italia), ora commissario straordinario per la realizzazione della Grande Brera, con il preciso intento di semplificare le procedure e di condurre in porto l’immane operazione della Grande Brera. La spinta viene anche dall’evento EXPO in calendario a Milano nel 2015, e dalla necessità di trasformare Brera nella vetrina di presentazione della città al mondo. Resca, neo-incaricato, nomina un soggetto attuatore, cioè un coordinatore responsabile dell’intervento, nella persona di Mauro Della Giovampaola, all’epoca “coordinatore dell’unità tecnica di missione per la realizzazione delle infrastrutture per le opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia”. La Grande Brera viene così inserita nel programma dei 150 anni, e in questo ambito individuato un finanziamento di 52 milioni di euro.

Il 10 febbraio 2010 Mauro Della Giovampaola viene arrestato nell’ambito dell’inchiesta fiorentina sugli appalti per il G8 alla Maddalena, insieme ad altri tre personaggi che faranno cronaca per molti mesi: Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore di lavori pubblici, l’imprenditore Diego Anemone, e Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana. Della Giovampaola in quel momento è anche soggetto attuatore per il progetto Nuovi Uffizi. L’accusa per tutti è corruzione continuata, in concorso.

All’interno del commissariamento che, attraverso la sospensione delle normali procedure democratiche permette un uso predeterminato ed incontrollato dei finanziamenti pubblici, i 52 milioni sono spariti e non saranno più recuperabili.

Il piano B, per togliere dall’impasse la “cricca”, viene suggerito dallo stesso architetto vincitore del concorso di progettazione, che individua nel riutilizzo di Palazzo Citterio, una soluzione che può accontentare tutti.

Palazzo Citterio è da tantissimi anni al centro del dibattito sul rilancio di uno dei musei più significativi d’Italia. È stato spesso usato come palliativo per allentare le tensioni esistenti tra la Pinacoteca e l’Accademia che per quantità di spazio non riescono a convivere all’interno della struttura di Brera.

La risoluzione del problema è stata continuamente disattesa e il recente annuncio di un finanziamento di 23 milioni di euro stanziato dal CIPE, Comitato interministeriale per la Programmazione Economica-Presidenza del Consiglio dei Ministri, che copre in minima parte la previsione di spesa di 160 milioni per la creazione della Grande Brera, non risolve la questione.

Questi soldi, invece di essere da subito impiegati per mettere in sicurezza i tanti problemi di Brera verranno spesi per costruire una vetrina in vista dell’Expo e gli spazi destinati, secondo il primo progetto dell’architetto Bellini, alle aule dell’Accademia vengono nel nuovo progetto occupati da bookshop e caffetteria e dai servizi di natura commerciale.

Occorre fare chiarezza sulla struttura del bando per l’assegnazione dei lavori, su come verranno assegnati e gestiti gli appalti e sulla natura e i vincoli che il capitale privato, che servirà necessariamente a completare il progetto, porrà al progetto stesso.

Un’altro dato significativo è che ad oggi, per come è pensato, il progetto Grande Brera snatura lo spirito originale legato al rapporto diretto e di scambio tra il museo e la scuola. Un rapporto che, nel panorama internazionale ha reso unica la Pinacoteca, insediata nello stesso immobile e nata per fini didattici.

 

Per raggiungere MACAO 2

Palazzo Citterio – Via Brera 12
in metro con la LINEA GIALLA stop MONTENAPOLEONE

LINEA VERDE stop LANZA BRERA

autobus 61

 

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