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Alberto Bonisoli ministro dei Beni Culturali. “Rispetto a prima si può solo migliorare”

Alberto Bonisoli Alberto Bonisoli
Alberto Bonisoli
Alberto Bonisoli

Bonisoli ministro dei Beni Culturali, Marco Bussetti dell’Istruzione. Massimo Mazzone, intellettuale e docente a Brera: “dopo Franceschini e la Fedeli, si potrà solo migliorare”

Come artista, intellettuale e docente all’Accademia di Brera, come commenti la nomina dei neo ministri Marco Bussetti e Alberto Bonisoli nel Governo Lega-Cinque Stelle?

Bussetti, in quota Lega, all’Istruzione e Università, e Bonisoli, pentastellato, ai Beni Culturali. Mi domando come tutti, credo, cosa dobbiamo aspettarci per la cultura in Italia… Dopo gli antecedenti… Come si dice? La speranza è l’ultima a morire. Dopo Franceschini e la Fedeli, si potrà solo migliorare. Uno ha esasperato l’idea falsa che il Bene Culturale sia merce per turisti, l’altra ha promosso il peggior rinnovo contrattuale di sempre, che dire? Tornando ai neo ministri, sono due manager esperti, sanno il fatto loro, credo che molti italiani si aspettino da loro un tandem, visto che Beni Culturali e Scuola e Università, con la Ricerca, in fondo sono spesso indistinguibili. Brera in questo senso è un caso emblematico. A loro naturalmente i migliori auguri. Bussetti lo conosco di nome, Bonisoli l’ho incontrato una sola volta, qualche anno addietro, allora coordinavo l’Ufficio Relazioni Internazionali di Brera, ho un ricordo divertente, una persona amabile e di spirito, si può essere seri senza essere seriosi. Era una giornata dedicata a Milano card, un interessante progetto che purtroppo non è ancora a regime. C’era come moderatore Beppe Servegnini, c’era come special guest, la Pop Star Mika, per la gioia degli adolescenti. Ricordo che Mika gelò la sala milanese quando Servegnini gli chiese di Milano, del suo rapporto con la città, del suo libro preferito. E Mika rispose che il suo preferito era sì un libro, ma era anche una piece teatrale, “morte accidentale di un anarchico”, di Dario Fo. Alcuni imbecilli abbandonarono la sala, molti non sapevano neanche chi fosse Dario Fo, figuriamoci Pinelli, lui invece restò al suo posto, segno che l’idea di libertà, comunque declinata non lo scandalizza e questo è un buon segno. Cultura e apertura mentale vanno spesso di pari passo. Quando arrivai a Milano oramai oltre venti anni or sono la Naba era una “piccola” Accademia privata; negli anni è cresciuta molto, compete con Brera quasi alla pari, mi ricordo la direzione di Francesco Monico, tutti conosciamo le qualità di Marco Scotini, è una scuola dove oggi insegnano figure del calibro di Andrea Staid, Luca Vitone, Franco la Cecla, Chiara Fagone, giusto per fare qualche nome. Quando una scuola cresce, il merito è di chi la dirige e di chi ci lavora. Restando in tema Spero che il tandem tra i due neo ministri migliori le condizioni attuali…

Marco Bussetti
Marco Bussetti

In che senso ti auguri un miglioramento delle condizioni attuali?
Voglio essere chiaro, io sono uno scultore, un umile professore di Brera che fa sculture e ogni tanto scrive qualche libro e qualche articolo. Ma va detto che a nessuno del campo è sfuggita una passione perversa che la sinistra italiana ha avuto con le forme peggiori di neoliberismo. Ci sono stati intellettuali ben più autorevoli di me come il compianto Giorgio Muratore oppure ancora di recente Settis, o Montanari, che non hanno risparmiato critiche ben argomentate al “modello Franceschini”. La valorizzazione, sappiamo, è l’opposto della tutela del “Paesaggio Culturale”. Se intervisti qualche funzionario dei Beni culturali, probabilmente eviterà di risponderti, pena sanzioni… Quando lo Stato ha bisogno di sanzionare chi lavora per lo Stato sulla libera espressione, non è mai un buon segno. Tornando al MIUR e alle Accademie… Pensa che noi a Brera siamo, da quando mi ricordo, impantanati su qualche narrazione… Una volta la Grande Brera, un’altra volta l’EXPO, poi la Caserma Mascheroni, ora Via Farini. L’orizzonte di Brera legato a qualche fantastico sviluppo che guarda caso passa per una deportazione. I problemi di Brera sono proprio altri, sono di altra natura, sono problemi di lavoro e sono problemi culturali. Sono problemi relativi alla funzione docente, alla didattica. Chi insegna arte, vede i frutti, venti anni dopo… E ancora, l’assurdità di essere dal 1999 posti in “ruolo a esaurimento” per esempio… Una follia che condanna le Accademie all’eutanasia volontaria. Lo spiego in due parole, “ruolo a esaurimento” vuol dire che se finisco sotto un tram e muoio, non fanno un concorso nazionale per mettere qualcuno competente, a tempo indeterminato sulla mia cattedra ma che o la chiudono o la affidano “a ore”, come fosse insegnare e insegnare l’arte, una cosa da fare “a ore”… Queste follie meriterebbero una azione di governo che non è arrivata finora…

In definitiva sei pessimista?
In definitiva sono un ottimista bene informato. La cultura di impresa è una cosa seria, se viene declinata in maniera seria. Se invece si riduce a privatizzare per principio, a smontare ogni forma di Welfare State, a sfruttare chi lavora è ovvio che non si va lontano. Se tu chiamassi oggi Massimiliano Fuksas, o Rem Koolhaas, giusto per dire alcuni dei grandi architetti viventi, e gli commissionassi di fare in un centro città in Europa mettiamo, una Pinacoteca di livello Europeo, una Biblioteca nazionale, una Accademia di Belle Arti per 5000 studenti, di ospitare un istituto Lombardo delle Scienze e delle lettere, un Orto Botanico, un osservatorio Astronomico, e dessi loro un budget illimitato… Non saprebbero, non potrebbero costruire una Brera di oggi. Mancherebbe la casa di Piero Manzoni, i negozi di belle arti, mancherebbero le libreria come ce ne sono di livello mondiale a pochi passi, mancherebbero i bar, mancherebbe il clima, mancherebbero 250 anni di storie stratificate, ossia il paesaggio culturale che l’Italia ha dimenticato pensando solo alla “valorizzazione” intesa come bar e bookshop, gadget e entertainment. Ma la vita? Siamo al mondo per vivere ed essere felici, per fare il bello e l’arte o per sfruttare ed essere sfruttati? Ma chiaro ai neo ministri i migliori auguri con la speranza che facciano meglio, ma assai meglio dei loro predecessori. Bonisoli oggi su La Repubblica promette di portare il budget della cultura all’1% del PIL e oltre… Magari fosse vero, staremo a vedere…

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