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Ferrara celebra Carlo Bononi, l’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese

Carlo bononi ferrara Carlo Bononi, Noli me tangere, c. 1608-14. Olio su tela, cm 69 x 91. Collezione privata
Carlo bononi ferrara
Carlo Bononi, Noli me tangere, c. 1608-14. Olio su tela, cm 69 x 91. Collezione privata

Il Seicento illumina Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Fino al 7 gennaio 2018, il pittore “di casa” Carlo Bononi è ospite d’onore della meravigliosa sede dal bugnato diamante. La mostra “Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese” è la prima rassegna monografica dedicata all’autore, curata da Giovanni Sassu insieme a Francesca Cappelletti. Un viaggio volto a riscoprire la sua opera, rimasta offuscata per molto tempo dal ricordo della stagione rinascimentale degli Este.

La grandezza dell’autore non era sicuramente passata inosservata né agli occhi degli artisti a lui contemporanei né ai viaggiatori e critici -uno tra molti Johann Wolfgang Goethe- che nel Settecento hanno fatto dell’Italia la meta dei loro Grand Tour.

Carlo bononi ferrara
Carlo Bononi, San Sebastiano, c. 1622-23 Olio su tela, cm 250 x 160 Reggio Emilia, Cattedrale

La mostra sarà un’occasione unica per conoscere un pittore il cui nome è stato spesso accostato a quelli di Tintoretto, dei Carracci o di Caravaggio; del quale Guido Reni ammirava la «sapienza grande nel disegno e nella forza del colorito».

Nelle sue opere, create nei primi anni del Seicento, Bononi trasmette la tragicità di quei tempi, caratterizzati da carestie e pestilenze.

Al centro delle sue opere -cicli decorativi sacri e pale d’altare- l’emozione, la creazione di un rapporto intimo tra le figure dipinte e lo spettatore. Le luci usate sapientemente si accostano alle tenebre degli episodi narrati e creano la teatralità che fa di lui uno dei primi maestri del Barocco italiano.

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Carlo Bononi, San Ludovico scongiura la peste, 1632. Olio su tela, cm 140 x 180. Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie

Nella produzione naturalista troviamo scene quotidiane in cui il sacro è messo a confronto con l’umile vita di tutti i giorni: santi e madonne sono incarnati e raffigurati in persone reali e riconoscibili. Un grande risultato per l’epoca -quella della Controriforma- l’essere riuscito a inserire i suoi nudi maschili, potenti e seducenti, senza ricadere nel voyeurismo.

Oltre ai soggetti sacri e religiosi Bonomi si rese anche interprete di una classe di committenti colti -attenti alle arti e in particolare alla musica- inclini a contenuti figurativi un po’ licenziosi, come provano le varie redazioni del Genio delle arti, capolavori con i quali Bononi dialoga apertamente con Caravaggio e con i suoi seguaci.

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Carlo Bononi: Genio delle Arti, c. 1620, Olio su tela, cm 120,5 x 101. Collezione Lauro

Informazioni utili

CARLO BONONI
L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
14 ottobre 2017 – 7 gennaio 2018

Informazioni
tel. 0532 244949 | diamanti@comune.fe.it

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