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Strappo e restauro. Bologna si impadronisce della Street Art. Tutte le foto

Banksy Love in the air 2003 Stencil e spray su cartone, 66x67,50 cm Collezione C.H., Monaco di Baviera Banksy Love in the air 2003 Stencil e spray su cartone, 66x67,50 cm Collezione C.H., Monaco di Baviera
Banksy Love in the air 2003 Stencil e spray su cartone, 66x67,50 cm Collezione C.H., Monaco di Baviera
Banksy
Love in the air
2003
Stencil e spray su cartone, 66×67,50 cm
Collezione C.H., Monaco di Baviera

Sul finire degli anni Sessanta del ‘900, nuove pratiche artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale, con l’intento di ridefinire la nozione di arte nello spazio pubblico. Sotto l’etichetta street art, riuniamo oggi diverse forme di arte pubblica indipendente, che riprendendo i codici della cultura pop e del graffittismo, utilizzano il dialogo tra la strada e il web per dare vita a forme decisamente innovative.

Dopo dieci lustri, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea: le opere di artisti come Banksy hanno invaso le maggiori città del mondo, e dagli anni Ottanta a oggi la stessa Bologna si è affermata come punto di riferimento per molti artisti – da Cuoghi Corsello a Blu, passando per Dado e Rusty – che hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri.

Dran Art of Buffing 2010 Matita, tempera e spray su carta incollata su tela, 50x61 cm Collezione Jacques et Thierry, Parigi
Dran
Art of Buffing
2010
Matita, tempera e spray su carta incollata su tela,
50×61 cm
Collezione Jacques et Thierry, Parigi

mostra street art allestimento

Fino al 26 giugno questa forma d’arte è raccontata nella sua evoluzione nelle sale di Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna con la mostra Street Art – Banksy & Co. Per la prima volta in Italia parte della collezione del pittore statunitense Martin Wong donata nel 1994 al Museo della Città di New York, presentata nella mostra City as Canvas: Graffiti Art from the Martin Wong Collection, a cura di Sean Corcoran curatore di stampe e fotografie del Museo.

Come mostra dentro la mostra, la sezione vuole individuare la New York del 1980, nella quale si potranno ammirare lavori dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady Pink.

Il progetto di “strappo” e restauro, una sperimentazione condotta dal laboratorio di restauro Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni muri bolognesi di Blu – uno dei dieci street artists migliori al mondo come riporta una classifica del The Guardian del 2011 -, quali il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione, è parso come un’occasione propizia per una mostra che vuole contribuire all’attuale dibattito internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica pone l’attenzione sul problema della salvaguardia di queste testimonianze dell’arte contemporanea e della loro eventuale e possibile “musealizzazione” a discapito dell’originaria collocazione ma a favore della loro conservazione e trasmissione ai posteri.

La mostra racconta per la prima volta le influenze sulle arti visive che la street art ha avuto e continua ad avere, passando per quell’estetica che nacque a New York negli anni ‘70 grazie alla passione per il lettering e il name writing di giovani dei quartieri periferici della città. Espone le opere di autori associati al graffiti writing e alla street art, per creare lungo il percorso le assonanze tra le diverse produzioni e spiegare il modo in cui sono state recepite dalla società.

Blu Senza titolo 2006 Pittura murale staccata su tela, 150 kg (4 pezzi) Collezione Italian Graffiti
Blu
Senza titolo
2006
Pittura murale staccata su tela, 150 kg (4 pezzi)
Collezione Italian Graffiti

mostra street art allestimento

LA MOSTRA

Il percorso espositivo si articola in tre tematiche – la Città dipinta, la Città scritta, la Città trasformata – che esplicano il concetto di Città come luogo di dinamiche sociali e culturali, ma, in parallelo, il visitatore potrà scoprire anche le diverse modalità con cui, fin dagli anni ’70, queste pratiche artistiche urbane sono state, per così dire, archiviate e storicizzate. La prima sezione intitolata alla Città dipinta raccoglie opere prodotte per il mercato e pezzi provenienti dalla strada. Il percorso offre una retrospettiva sul lavoro di tre rappresentanti fondamentali della street art degli anni 2000: Banksy, Blu e il duo brasiliano degli Os Gemeos.

Lady Pink The Death of Graffiti 1982 Acrilico su masonite Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong
Lady Pink
The Death of Graffiti
1982
Acrilico su masonite
Museum of the City of New York, Gift of Martin
Wong

mostra street art allestimento

Banksy, di Bristol, classe 1974 è un artista inglese le cui opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica. I suoi stencils sono comparse proprio a Bristol e nelle maggiori capitali europee e americane, non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensabili come le gabbie dello zoo di Barcellona. Sono i suoi famosi Rats – soggetto scelto dal grande Banksy e con il quale ha coperto tutta Londra – i protagonisti della prima parte di questa sezione, accanto a opere come Love is in the air, (2003, Parigi, Collezione privata) e Girl with gas mask, (2002, Amburgo, Reinking Collection).

Blu Senza titolo Disegno su carta, 21x15 cm Collezione Reinking, Amburgo
Blu
Senza titolo
Disegno su carta, 21×15 cm
Collezione Reinking, Amburgo

Blu è lo pseudonimo di un artista di Senigallia, considerato tra i migliori street artists al mondo. A lui è dedicata un’intera sala con i video prodotti negli anni 2000 e raccolti nel dvd Sketch Notebook (2010). Blu inizia a farsi conoscere a partire dal 1999 attraverso una serie di graffiti eseguiti nel centro storico di Bologna e in periferia, negli spazi occupati del centro sociale Livello 57. A partire dal 2001 le sue opere – eseguite con vernici e grazie a rulli montati su bastoni telescopici – coprono superfici pittoriche gigantesche: i suoi soggetti sono figure di umanoidi dai connotati sarcastici o talvolta drammatici il cui immaginario sembra ispirarsi al mondo dei fumetti e dei videogiochi. In mostra l’opera di Blu Senza titolo del 2006 proveniente da Bologna (Associazione Italian Graffiti) copre un grande muro alto 12 metri.

Rammellzee The Walk 1986 Acrilico e inchiostro su cartone Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong
Rammellzee
The Walk
1986
Acrilico e inchiostro su cartone
Museum of the City of New York, Gift of Martin
Wong

mostra street art allestimento

Os Gemeos sono due gemelli nati nel 1974 a San Paolo in Brasile dove hanno cominciato a dipingere graffiti dal 1987 influenzando questa tipologia d’arte e contribuendo a definire uno stile del Brasile. Il loro lavoro presenta spesso personaggi dalla pelle gialla – come The Guitar (2007, Amburgo, Reinking Collection) – e i soggetti spaziano da ritratti di famiglia, al sociale, alle politiche di San Paolo e al folklore brasiliano. In questa sezione anche opere del noto artista urbano Invader che semina in angoli di strade di tutto il mondo tasselli a mosaico che riproducono personaggi ispirati ai videogiochi arcade Space Invaders del 1978. In mostra opere come Black Extension (Collezione Jacques et Thierry, Parigi, 2009) congiuntamente ai lavori di Blek le Rat – grande influencer dei più famosi street artists – come Michelangelo with rats (1987, Courtesy Blek le Rat and Wunderkammern Gallery), accanto agli stencils del duo di Brooklyn Faile.

Blu Phetek Spray su serranda d’acciaio, 280x226 cm Collezione privata
Blu
Phetek
Spray su serranda d’acciaio, 280×226 cm
Collezione privata

Altri esponenti dell’arte di strada spiccano all’interno dell’esposizione: Dran, Ron English, Shepard Fairey aka Obey , Swoon e Daim. La sezione Città scritta s’ispira alle ricerche fondamentali di Armando Petrucci – filologo, paleografo e medievista italiano – sulle diverse forme di scrittura nello spazio pubblico tra XI e XX secolo come rilettura storiografica della tag: la forma più basilare di graffiti che, come forma di scrittura caratteristica della nostra epoca, è la firma del writer realizzata con spray o marker.

Futura 2000 Untitled 1981 Acrilico su tavola Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong
Futura 2000
Untitled
1981
Acrilico su tavola
Museum of the City of New York, Gift of Martin
Wong

mostra street art allestimento

Una collezione di opere e autentici “strappi” di muri delle città mettono in scena le diverse forme di graffitismo e writing, ponendo a confronto le esperienze nazionali – come quelle del mai dimenticato artista fiorentino Tommaso Tozzi, uno dei primi italiani a dipingere graffiti sui muri di Firenze -, con quelle europee come i graffiti Punk olandesi. In omaggio alla città di Bologna, fra le principali capitali italiane dell’Urban Art e del Graffiti writing, in questa sezione lavori del duo Cuoghi Corsello (Spaccare tutto, intervento site specific, 2016), di Rusty e di Dado accanto a video, installazioni, fotografie di graffiti writers e artisti considerati tra i migliori rappresentanti di questo genere dal 2000 al 2010 come Daniele Pario Perra (Anarchetiquette. God shave the queen, ex Centrale del latte Catania, Bologna), di Steve Raviez (Fotografie della scena graffiti Punk di Amsterdam, 1979 ca., Amsterdam, Dutch Graffiti Collection), di AREK (Collezione privata di tags, Parigi, 1990).

mostra street art allestimento

L’arte allo stato urbano

“Intellectual property is the oil of the 21th century. La proprietà intellettuale è il petrolio del XXI Secolo” (Michalis Pichler)

L’urban art ha cinquant’anni. È, infatti, passato circa mezzo secolo da quando i primi writers iniziarono a ripetere in maniera ossessiva le loro firme sui muri di Philadelphia e New York. Le prime tags di Cornbread sono datate 1967, ma la firma “Joe ’58” sulla colonna alle spalle di Stevie Wonder, sulla copertina del suo terzo album – Down to earth – uscito nel 1966, ci ricorda che le origini di questo fenomeno non sono ancora state del tutto chiarite e che forse, senza neanche saperlo, questa mostra celebra una ricorrenza importante.

Banksy Girl with gas mask 2002 Stencil e spray su pannelli di legno assemblati, 187x120 cm Collezione Reinking, Amburgo
Banksy
Girl with gas mask
2002
Stencil e spray su pannelli di legno assemblati,
187×120 cm
Collezione Reinking, Amburgo

Cinquant’anni di vita e una molteplicità di forme, di nomi e di contesti etnici, sociali, politici e culturali, che è probabilmente scorretto racchiudere sotto la sola etichetta di urban art. Parliamo di graffiti o name writing? Identifichiamo come un unico fenomeno i graffiti della New York degli anni Settanta e quelli che hanno invaso l’Europa e il resto del globo grazie all’hip hop negli anni Ottanta?

Invader ROR 2009 Assemblaggio di cubi di Rubik, 27x27x5,5 cm Collezione Jacques et Thierry, Parigi
Invader
ROR
2009
Assemblaggio di cubi di Rubik, 27x27x5,5 cm
Collezione Jacques et Thierry, Parigi

La street art degli anni Duemila è la semplice evoluzione di un’arte di strada che trovava più interesse nel lettering e, in questo caso, sarebbe più giusto parlare di post-graffiti o la sua estetica è geneticamente altra? In che casella mettiamo la scena dei pochoiristes parigini degli anni Ottanta? Hugo Kaagman, che inizia a dipingere a stencil dei temi ispirati alla cultura punk e reggae all’inizio degli anni Ottanta, merita una casella a sé stante, come i pixaçao di Sao Paulo e il cholo writing di Los Angeles? Il muralismo degli anni 2010 è sempre street art, oppure dobbiamo creare la nuova ennesima categoria di una tassonomia che nessuno vuole, ma a cui molti fanno riferimento, implicitamente, per evitare di essere amalgamati con fenomeni e contesti che nulla hanno a che vedere con il proprio agire? La storia dell’arte è una battezzatrice recidiva. Gli artisti ignari di aver sottoscritto un manifesto sono molto più numerosi di quanto non si creda.

Lee Quiñones Howard the Duck 1988 Olio su tela Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong
Lee Quiñones
Howard the Duck
1988
Olio su tela
Museum of the City of New York, Gift of Martin
Wong

Prendiamo il termine barocco: fa la sua apparizione a fine Seicento, ma il suo uso si diffonde solo nei decenni successivi. Il neoclassicismo, invece, compare nella seconda metà dell’Ottocento, più o meno negli stessi anni in cui l’impressionismo è tenuto a battesimo in occasione della sua prima mostra: i ritmi della nomenclatura accelerano. Gli esempi sarebbero ancora più numerosi se le avanguardie storiche non si fossero ribellate a questo meccanismo, decidendo di autoattribuirsi un nome e di definire, tramite un manifesto, il proprio posizionamento in questa tassonomia, tanto inutile quanto necessaria a strutturare un panorama d’insieme funzionale all’indagine delle peculiarità e delle variabili dei singoli contesti.

Sane Smith Untitled 1990 ca. Inchiostro su carta Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong
Sane Smith
Untitled
1990 ca.
Inchiostro su carta
Museum of the City of New York, Gift of Martin
Wong

Tassonomie a parte, quel che conta, oggi, è che il processo di profondo rinnovamento dell’universo urbano, messo in atto dai writers, dagli artisti e dagli organizzatori di progetti di arte pubblica e di festival sorti a macchia d’olio nel mondo nell’ultimo decennio, attende delle risposte all’altezza dell’importanza storica di questi fenomeni da parte delle istituzioni pubbliche. Musei, comuni, assessorati, così come il mondo universitario sono chiamati a costruire e condivideredei percorsi capaci di inquadrarne e accompagnarne lo sviluppo. Tuttavia, lavorare sul presente non basta, perché la mancata storicizzazione dell’urban art da parte delle istituzioni ne ostacola un’analisi approfondita. Al mondo, esistono solo tre fondi di opere e documenti dedicati a queste culture urbane: la Wong Collection pervenuta al Museum of the City of New York nel 1994, il fondo di graffiti creato negli anni Duemila da Claire Caligirou al MuCEM di Marsiglia e la Hip Hop Collection donata nel 2007 alla Cornell University di Ithaca da Johan Kugelberg.

È evidente che, per quanto importanti, questi fondi non possono sovvenire all’interesse crescente della società e del mondo della ricerca per l’urban art. Negli anni a venire, un’attenzione particolare dovrà, quindi, essere consacrata alla costituzione di nuovi fondi museali e archivistici, utili non solo alla salvaguardia dell’arte prodotta in questi ambienti, ma anche alla documentazione del portato antropologico di queste culture urbane.

Christian Omodeo
(tratto dal testo in catalogo “L’arte allo stato urbano”)

Banksy Kill People 2003 Stencil e spray su legno, 140,50x120 cm Collezione A. Chausée
Banksy
Kill People
2003
Stencil e spray su legno, 140,50×120 cm
Collezione A. Chausée

INFORMAZIONI UTILI
Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano
Palazzo Pepoli
Museo della Storia di Bologna
Via Castiglione 8, Bologna
Date al pubblico
18 marzo – 26 giugno 2016
Orario apertura
Lunedi 14.30 – 20.00
Mar – dom 10.00 – 20.00
Ven 10.00 – 22.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

T +39 051 7168808 | www.mostrastreetart.it

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