Print Friendly and PDF

X-Men: Apocalisse. Bryan Singer chiude la trilogia della «prima generazione»

X-Men: Apocalisse

X-Men: ApocalisseX-Men: Apocalisse di Bryan Singer è appena arrivato al cinema per chiudere l’arco temporale denominato «prima generazione».

Il ciclo ha preso il via con X-Men – l’inizio diretto da Matthew Vaughn (su soggetto di Bryan Singer) per continuare con il caleidoscopico X-Men – Giorni di un futuro passato, anch’esso diretto da Singer.
La finestra temporale si era aperta nel 1962, dove avevamo ritrovato un giovane Charles Xavier -che ha il volto da terra d’Albione di James McAvoy– a Oxford per discutere la sua tesi in genetica e January Jones nei panni dell’algida antagonista Emma Frost. L’ambientazione da Guerra Fredda, con spionaggio e controspionaggio in salsa mutante, si era poi evoluto nel 1973 di X-Men: giorni di un futuro passato, dove Wolverine, un vero «nice guy» in giacca di pelle e camicia optical, aveva riscritto la storia, impedendo l’avvento delle sentinelle e quindi la decimazione dei mutanti nel futuro.
Oggi Singer, in X-Men: Apocalisse, sceglie come ambientazione il 1983, e per la nostra gioia non ha lesinato in fatto di dettagli, brani musicali citazioni e costumi.
Mentre l’universo degli Avengers ha iniziato a mostrare la maglia con un ultimo episodio, Captain America: Civil War, dai personaggi sfiatati e dalla trama imbolsita e assai noiosa, Bryan Singer è riuscito a evolvere la già complessa natura creativa del franchise degli X-Men.
In Giorni di un futuro passato
, i personaggi della prima trilogia (X-Men, X-Men 2, X-Men Conflitto finale) erano stati affiancati dalle loro controparti giovanili, in un’amplificazione che ha fatto saltare sulla poltrona gli spettatori e accontentato sia il difficile fandom sia la critica. Oggi, Singer riesce nell’ultimo compito preposto: mostrare al meglio la natura allegorica degli X-Men.X-Men: ApocalisseX-Men: Apocalisse, dietro il mastodontico immaginario da disaster movie (un saluto a Roland Emmerich e Michael Bay) ci mostra la capacità dell’universo Marvel di raccontare la natura umana attraverso la sua costellazione di eroi. Il supercattivo Apocalisse, che ritiene se stesso una divinità, vi direbbe che si tratta di un pantheon in grado di incarnare vizi, virtù, paure e velleità, e formare una nuova e stupefacente forma di racconto epico.
In X-Men: Apocalisse, Bryan Singer manipola il pantagruelico materiale di storie e personaggi a sua disposizione con divertimento e disinibizione. Basti pensare alla meravigliosa sequenza in cui Quicksilver (Evan Peters, ancora una volta nel ruolo dell’outsider) compie un eroico salvataggio all’interno dello Xavier Institute, in completo di jeans glitterato e t-shirt dei Rush, sulle note di Sweet Dreams degli Eurythmics. Una sequenza cruciale, scatenante per la trama, affidata a una parentesi scanzonata e spassosa, girata con la nuova tecnica dello slow-motion (basata su camere in 3D in grado di raccogliere 3100 frame al secondo), già utilizzata per i titoli di testa di un altro supereroe outsider: l’irriverente Deadpool.
Che tuffo al cuore poi, quando sulle tracce del padre Magneto, Quicksilver si chiede come fa uno veloce come lui a essere sempre in ritardo nei suoi confronti, e che dolcezza l’adorabile Nightcrawler (Kodi Smit-McPhee) con la giacca che fu di Michael Jackson in Thriller, mentre discute con la Fenice e Scott Summers di qual è il capitolo più bello della saga di Star Wars!
X-Men: ApocalisseSe il ruolo di Jean Grey affidato a Sophie Turner sembra aver messo tutti d’accordo (la riffa per il casting ha coinvolto tra le tante anche Elle Fanning, Saoirse Ronan e Lily Collins), il ruolo di Apocalisse affidato a Oscar Isaac ha fatto storcere più di naso. Peccato per i detrattori, perché l’attore che abbiamo amato in Ex Machina, dona al personaggio di Apocalisse un’aria distante e meditativa, inedita per il supercattivo. Un tratto che ci ha in parte ricordato il pericoloso distacco emotivo del Dottor Manhattan di Watchmen.
Bello poi trovare fra i quattro cavalieri dell’Apocalisse, Psylocke – l’eroina sorella di Captain Britain, intrappolata nel corpo di una letale ninja giapponese – che ha qui il volto euroasiatico di Olivia Munn. Unico appunto al cast, il non aver accettato l’auto-candidatura della «dimenticata da dio» Tuesday Knight. L’attrice di General Hospital aveva chiesto a Singer di aggiungersi al gruppo del professor Xavier nei panni della mutante pop-star Dazzler. Un vero peccato.X-Men: ApocalisseCon X-Men: Apocalisse, Bryan Singer ha dimostrato una volta di più la profonda conoscenza e l’amore per questi personaggi, consegnando al futuro cinematografico della saga un sostrato narrativo solido e un cast dinamico e a proprio agio. Con l’augurio che le prossime pellicole della saga – dal terzo film di Wolverine (l’ultimo per Hugh Jackman nel ruolo del mutante?) alla nascente X-Force passando per il Gambit beefcake di Channing Tatum – possano utilizzare appieno questo lascito creativo.

Commenta con Facebook

leave a reply

*