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Bramantino al Castello Sforzesco di Milano

Bramantino - Argo, affresco, 1490. Sala del Tesoro

Bramantino, Trittico di San Michele – Il rospo a pancia all’aria

16 maggio – 25 settembre 2012, Castello Sforzesco – Milano

Bramantino. Il nome d’arte non lo aiuta. Riduttivo e insensato considerarlo un “piccolo Bramante” se non per la feconda collaborazione col maestro marchigiano. Bergamasco, rimasto orfano a 15 anni, sbarca il lunario come apprendista orafo senza vitto né diritto di paga per riuscire a mantenere la sorella. Generoso e caparbio, si conquista fama e riconoscenza nel capoluogo lombardo dove viene nominato “pittore e architetto ducale” di casa Sforza.

Ora Milano gli rende i dovuti onori con la mostra “Bramantino a Milano” inaugurando al contempo un nuovo modo di fare cultura: libero, gratuito, di crescita civile. Sede ideale non poteva che risultare la Rocchetta di Castello Sforzesco col suo meraviglioso Cortile porticato. All’interno, nella Sala del Tesoro, un giovane Bramantino alla corte di Ludovico il Moro affrescò il mitologico Argo “che tutto vede” coi suoi cento occhi anche se tutt’oggi risulta decapitato da un rifacimento postumo a dir poco azzardato. Il mito rimane e il gigante greco continua a vegliare sui tesori sforzeschi assistito da due fedeli pavoni.

Bramantino – Argo, affresco, 1490. Sala del Tesoro

Attorno all’Argo prende forma la mostra. Una ventina di opere di un lombardo doc dalle raccolte pubbliche e private di Milano. Tutto fatto in casa rifiutando logiche di marketing. Si entra come se fossimo a casa, senza chiedere il permesso o il biglietto a qualcuno. Zero vernissage e mondanità, via bookshop e inutili gadget. Un tavolo con fogli esplicativi e catalogo in vendita basta e avanza. Non serve altro in fondo. Sobrietà per la collettività valorizzando in un contesto ad hoc la bellezza dell’arte senza troppi fronzoli.

Così si può far crescere la città sulle proprie eccellenze. Il Bramantino fu infatti uno dei grandi del Rinascimento lombardo. Giovanni Agosti, curatore, giunge perfino a considerarlo “l’unico lombardo in grado di stare a fronte di Leonardo.” Sarà, anche se fischieranno parecchio le orecchie ultraterrene di Foppa, Bergognone o del leonardesco Francesco Melzi. A Luini poi scoppieranno del tutto.

Bramantino – Noli me tangere, 1498-1500

Sicuramente fu geniale “il diminutivo di Bramante”, al secolo Bartolomeo Suardi. La mostra ripercorre cronologicamente l’infinita parabola artistica del pittore, dai primi aspri “modi” espressionisti ferraresi alle bizzarrie sceniche degli sfondi architettonici più maturi. Bramantino si districò tra i grandi del suo tempo rielaborando il proprio stile in maniera originale, reinventandosi sempre. Un’evoluzione in divenire che lo portò al severo classicismo di Mantegna fino ai languori giorgioneschi.

Subì inesorabilmente il fascino delle sperimentazioni di Leonardo, diede un tocco lombardo alla monumentalità del Bramante e si confrontò con la grazia raffaellesca nel breve soggiorno romano. Giunse col tempo ad elaborare una cifra stilistica votata all’astrazione miscelando classicismo e scientifiche visioni prospettiche a slanci surrealisti pervasi di mistero.

Bramantino – Trittico di San Michele, 1505

E qui fa la sua apparizione il geniale rospo del Trittico di San Michele (1505) che spopola sui cartelloni pubblicitari in giro per la città. Colpo di teatro dell’artista. L’anfibio rovesciato sarebbe il diavolo, stecchito, la zampa posteriore prosegue nelle venature del marmo o sembra quasi scalfirle. Simmetricamente opposto compare il corpo in prospettiva del vescovo Ario, eretico, negava la natura divina di Cristo e viene “messo al tappeto” da Sant’Ambrogio a cui la Madonna in trono si rivolge. Capolavoro creativo dell’epoca. Come il mistico San Sebastiano di dieci anni più tardi (1515), sempre in mostra, la cui ambiguità psicologica lascia intravedere gli sviluppi della migliore pittura lombarda del Seicento. Nel mezzo (1510) ci sarebbe anche la Crocifissione celebre per la particolarissima iconografia con la luna e il sole antropizzati. Sta a Brera e val la pena di scoprirla.

La mostra prosegue nella Sala della Balla coi dodici arazzi del ciclo dei Mesi creati da cartoni di Bramantino che tessono la via al filmato finale: immagini silenziose delle opere inamovibili dell’artista, la già citata Crocifissione di Brera, le Muse del Castello di Voghera, la Cappella Trivulzio di San Nazaro. Poi, i titoli di coda.

Bramantino – Trittico di San Michele, 1505, particolare

INFORMAZIONI UTILI

Bramantino a Milano
Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta
Sala del Tesoro, Sala della Balla
16 maggio – 25 settembre 2012
Orari:
da martedì a domenica
dalle ore 9 alle 17.30
chiuso il lunedì
Ingresso gratuito

 

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