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Hayez nella Milano di Manzoni e Verdi

Francesco Hayez Autoritratto a cinquantasette anni, 1848 Olio su tela, cm 124 x 94 Milano, Pinacoteca di Brera

RISORGERE A MILANO

 

Francesco Hayez Autoritratto a cinquantasette anni, 1848 Olio su tela, cm 124 x 94 Milano, Pinacoteca di Brera


13 aprile – 25 settembre 2011, Pinacoteca di Brera – Milano 

 

 


Tre protagonisti, due generazioni diverse, una mostraHayez nella Milano di Manzoni e Verdi.

Francesco Hayez Ritratto di Alessandro Manzoni, 1841 Olio su tela, cm 120 x 92,5 Milano, Pinacoteca di Brera

Giovanni Boldini Ritratto di Giuseppe Verdi, 1886 Olio su tela, cm 118 x 96 Milano, Casa di Riposo per Musicisti, Fondazione Giuseppe Verdi

Francesco Hayez (Venezia, 10 febbraio 1791 – Milano, 21 dicembre 1882), Alessandro Manzoni (1785 – 1873), Giuseppe Verdi (1813 – 1901). Tre eccelsi artisti che hanno fornito i modelli in cui la nuova nazione potesse riconoscersi, rispettivamente con la grande pittura storica e il ritratto, con la tragedia e il romanzo moderno, e con il melodramma – fondamentali strumenti culturali di formazione educativa popolare per l’Unità d’Italia.

Milano, la “capitale morale“, non può che dedicare al proprio-adottivo artista risorgimentaleFrancesco Hayez  uno dei capitoli delle celebrazioni per il Centocinquantesimo dell’unità nazionale. E lo fa superbamente perchè la mostra è costruita egregiamente e Hayez è uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. 

Brera celebra così il suo maestro testimoniando i suoi fecondi rapporti con Manzoni e Verdi. Un percorso musicale di sublimi arie verdiane e un allestimento color blu Savoia a zig zag fa da cornice ad una preziosissima serie di opere del pittore veneziano massimo esponente del Romanticismo storico. Indimenticabile il profilo con cui lo fregiò Mazzini: “Francesco Hayez, nato da parenti poveri, nel 1791 a Venezia non è nè pagano, né cattolico, né eclettico, né materialista: è un grande pittore idealista italiano del sec. XIX. E’ il capo della scuola di Pittura Storica, che il pensiero Nazionale reclamava in Italia…“.

Allevato da Cicognara e Canova lo si volle far diventare il più grande pittore italiano dell’epoca, la classicità fusa alla nuova tensione romantica.
Viaggiò a Roma, Napoli e Milano senza mai scordare di menzionare in ogni dipinto la sua città Venezia (“Francesco Hayez Veneziano“), portando con sè nella sua opera l’appassionato amor di patria, la speranza e anche il biasimo per la nuova nazione Italia – Il bacio, La Meditazione, Pensiero Malinconico fino a I Vespri Siciliani…

 

 

Francesco Hayez La sposa di Ruggier Mastrangelo da Palermo insultata dal francese Droetto è vendicata con la morte di questo (I Vespri Siciliani) - (particolare) 1844-1846 / Olio su tela, cm 225 x 93. Napoli, Museo Nazionale di San Martino

 

 

Hayez é pittore vate, dedito alle idee risorgimentali e interprete delle aspirazioni nazionali; lottò con le proprie armi, tela e pennello, per costruire l’immaginario collettivo del Risorgimento. Questo è il tema fondante che vuole condividere l’esposizione: la creazione dell’idea di nazione attraverso i linguaggi dell’arte, della musica e della letteratura, espressioni persuasive e feconde. 
Hayez, pittore, Manzoni, scrittore, Verdi, compositore, tutti e tre accomunati da una profonda fede patriottica e avvolti nell’illuminata cultura milanese rivolta verso la coscienza dell’Unità del Paese.

 

 

Dei due compatrioti Hayez ritrasse Manzoni e non Verdi, raffigurato impeccabilmente invece dall’amico Boldini, in mostra, con o senza cilindro a pastello ispirandosi al Manzoni di Hayez. L’autore de I Promessi Sposi concesse al pittore ben 15 sedute direttamente a casa dell’artista e il risultato fu quello che tutti conosciamo riprodotto ovunque. Un Manzoni profondissimo e pacato ma anche inquieto: Hayez sapeva dipingere l’anima, ogni ritratto è senza sfondo, tutto è concentrato sul volto, risalta lo spirito e il carattere.

Verdi di Boldini

Manzoni di Hayez


 

Così, per completare la sala dedicata alla ritrattistica (a fianco della Cappella affrescata di San Giovanni da Milano), sono esposti una sequela di personaggi impressi da Hayez sulla tela comeMassimo D’Azeglio e Antonio Rosmini per non dimenticare il severissimo Innominato del 1845 rappresentato come descritto in tutta l’efficacia e la potenza da Manzoni. 

Appena prima il percorso inizia con due superbi autoritratti, a cinquantasette anni dalla stessa Pinacoteca Braidense del 1848 e a sessantanove anni dagli Uffizi del 1862. Son trascorsi quattordici anni: accomunati dal formato, dal taglio e dalla fiera espressione del volto, i due dipinti rivelano dallo sguardo una eloquente differenza nell’animo dell’artista: l’espressione emana oramai perplessità e meditazione, causa le delusioni risorgimentali, l’ingerenza francese su una vera unità e la cara Venezia ancor in mano allo straniero. Scompare dalla firma la parola “Italiano“.

Francesco Hayez, I due autoritratti in mostra (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)


Due capolavori della prima metà del secolo: L’Arcangelo San Michele come angelo tiepolesco che incombe nel cielo dorato leggiadro e potente che un velo di nuvole copre le sue nudità (1838), La Vergine Addolorata del 1842, in tutta la vena purista di Hayez, avvolta di tre vesti come di bandiera francese, si noti l’abbozzo di tunica verde di uno degli Angeli per il tricolore italiano.

 

Francesco Hayez, L’Arcangelo San Michele (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)

La Vergine Addolorata con gli Angioli e i segni della passione (Foto: Luca Zuccala © ArsLife)


Si giunge alle grandi opere dove vanno in scena alcune delle più popolari liriche verdiane: i tre capolavori de I due Foscari nella splendida luce e cornice architettonica di Venezia, e poi I Lombardi alla prima Crociata e I Vespri Siciliani che Argan incautamente bollò come di aspetto eccessivamente teatrale.

Hayez aveva un intenso rapporto col melodramma data la conoscenza, oltre che di Verdi, di Rossini, Bellini e Donizetti nonché fosse membro della Commissione Artistica degli allestimenti della Scala.

Non poteva che concludere la rassegna il nazional-popolare Il bacio, primo della serie dei celebri manifesti del Romanticismo italiano ed europeo dove ancor presenziano i colori delle vesti della amata e odiata sorella Francia nella quale era riposto ogni auspicio di speranza all’Unità italiana. 
Con il sottotitolo Episodio della giovinezza, Hayez intese significare che la nuova nazione che nasceva sarebbe prosperata grazie all’energia e all’amore delle giovani generazioni andate a combattere per la libertà – un interessante approfondimento sul tema è possibile fino al 25 aprile 2011 presso Palazzo Isimbardi in Corso Monforte con la mostra “Un Bacio per l’Italia. Hayez. La genesi di un capolavoro“, breve chiosa espositiva sul concepimento dell’opera.

Francesco Hayez, Il bacio, 1859. Olio su tela, cm 112 x 88. Milano, Pinacoteca di Brera (particolare)

Il bacio di Hayez, lo struggimento amoroso nella posa e la dolcezza dei movimenti, un gesto di estrema quotidianità che assume valori universali. Da sempre il simbolo di tutto il Risorgimento, milanese e italiano. Che Milano abbia veramente bisogno di un altro Risorgimento? O una totale Resurrezione post-Pasqua?

 

 

 


 

INFORMAZIONI UTILI

 

Hayez nella Milano di Manzoni e Verdi
a cura di Fernando Mazzocca, Isabella Marelli e Sandrina Bandera
13 aprile – 25 settembre 2011
Pinacoteca di Brera
via Brera, 28 – Milano
Orari
8.30 -19.15 da martedì a domenica
Biglietti
Intero euro 9
Ridotto euro 6.50
Catalogo: Skira

 

 

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