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LA NAVE DEI FOLLI

Sì, viene in mente Hieronymus Bosch. Un artista straordinario vissuto nella seconda metà del Quattrocento, che ovviamente tutti voi conoscerete bene. Il periodo storico che stiamo vivendo sembra illustrato alla perfezione in alcuni suoi dipinti. Una sorta di medioevo con l’aggiunta della tecnologia. Un’era dove tutto è permesso e niente scusato. Un girone infernale prodotto e gestito da immarcescibili moralisti. Mi hanno colpito le parole di Max Mosley (vi ricordate, quello dei festini porno-nazi) che si e’ detto dispiaciuto per la radiazione di Flavio Briatore a seguito della nota vicenda accaduta alla Renault con il falso incidente di Piquet. Il presidente della Fia ha espresso il proprio rammarico: “Peccato perche’ e’ stato per piu’ di 20 anni al piu’ alto livello dello sport automobilistico. E’ triste vedere una carriera finire cosi’. Ma cosa altro potevamo fare? Il problema di Briatore e’ che ha sempre negato e ha continuato a negare anche quando il suo coinvolgimento e’ diventato evidente”. Insomma è pur vero che siamo tutti un po’ colpevoli e degradati. E che diamine, il confine diventa dunque l’ardimento di ammetterlo. Persino tra le righe, come ha riferito al giornalista spagnolo il nostro Premier, “Invidioso eh?”. Ecco l’immaginario trascinato verso le stupende cronache pittoriche di Bosch. Gli antichi giuristi romani già profetizzavano questa lapidaria verità: “I ladri di ieri saranno i moralisti di domani”. E dunque, che razza di arte o di ricerca estetica penserete mai di trovare in simili tempi? Passeggiando per ArtVerona o per alcune esposizioni di Start Milano era evidentissimo il livello di degrado culturale. Pochi o nessuno pensava a leggere le opere appese. Il piacere di tutti o quasi era subordinato alla pulsione sessuale del denaro. Nemmeno tanto per averlo, come all’origine del capitalismo, quanto per degradarsi consumandolo. In una sorta di delirio persino un poco auto-estetizzante. Alla fine è anche simpatico incontrare il saprofita veronese come scrive il nostro Lucien de Rubempré (che per la cronaca non sono io come qualcuno pensa!! ma un collezionista internazionale). E’ divertente perchè al nostro Giuseppe dell’arte non gliene frega un B.C. A lui interessa diventare ricco. E che diamine! E’ un suo diritto. Esercitato con tale (malgré soi) iconoclastia da stupirci che un raffinato intellettuale come Aldo Busi gli abbia prestato il fianco. Forse Busi non è molto uso a “mirar” quadri, come direbbe il Marangoni. Insomma qua il punto centrale resta quello: farsi ricco e famoso. La riprova da alcune incredibili scene di volgarità vissute in quel di Start a Milano. Dove in diverse inaugurazioni il pubblico si limitava a una cinquantina di persone. Che magicamente quintuplicavano nelle feste organizzate in vasti appartamenti che profumano di soldi ovunque ad esclusione del gusto mediocricissimo appeso alle pareti. Ca va sans dire! La sala improvvisamente si popolava di artisti pseudo-famosi, artistoidi e intellettuali radical-chic. Di quelli che faticano ad arrivare per una mostra su Joan Mitchell o Nicola de Stael, ma senza ragione (apparente) si palesano tra le mura di sfarzose magioni. L’importante non è chi espone. Ma i conti in banca dei galleristi più o meno improvvisati. E siccome mancano certezze, le poche esistenti vanno rinfrancate. Con i soldi puoi comparti tutto. Persino l’impunità. Ma non il buon gusto. Quello non è mai stato, non è e non sarà mai rintracciabile nei mass market o nelle vetrine lussuose di alcun mondo. L’unica soluzione? Negare che esista. Oppure inventarselo di sana pianta. Con ragionamenti strampalati, senz’alcun fondamento né teorico né storico. Tanto l’importante è convincere. Anche con l’inganno o l’apparenza. Passati noi che importa… Sì viene in mente Bosch, con le sue tenui tinte a coprire corpi deformi e maleodoranti. In momenti come questi mi avvicino al pensiero del nostro collezionista Rubempré. Il quale mi ripete spesso. “Chi l’ha detto che l’arte è per tutti? Che si tengano stretti i loro prosciutti e i borsellini pieni. Son talmente stupidi che puzzeranno sempre di miseria lontano un miglio!”. Sì forse sta rinascendo una vera avanguardia. Nel senso aristocratico del termine. E molti, nonostante si accalchino a esibire o sgomitino per esserci, non riusciranno nemmeno a vedere la porta d’ingresso. A meno che non comincino a passare ore e ore tra le tinte pastellate nel sangue del folle ma lucidissimo Bosch. Francamente ne dubito.

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