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Bjork

“FIGLIA DI BOCCA D’ORO”

E IL SUO RAVE LEGALE ALL’ARENA DI VERONA

Non avrebbe potuto avere cognome più consono di questo l’inimitabile cantante islandese Bjork, “figlia di bocca d’oro”. Lei rappresenta il genio, l’estro, tutto ciò che può essere definito arte in ambito musicale. L’arena di Verona a fare da cornice ad uno spettacolo indimenticabile. Bjork è una star, ma non si è fatta desiderare all’inizio del concerto, cominciato alle 21,00 in punto. Purtroppo la durata del live invece è stata decisamente scarsa, un’ora e un quarto, non un minuto in più. Nonostante questo, il pubblico, è uscito più che soddisfatto ed estasiato dalla performance dell’islandese. Bjork è ormai una donna, una madre, che ha cominciato a fare musica all’età di undici anni suonando il pianoforte. Sembra impossibile che dall’involucro di un così piccolo “folletto” possa uscire una voce di tale potenza, bellezza, estensione e particolarità. Un’impianto sonoro da brivido e un’acustica magnifica hanno contribuito a rendere lo spettacolo semplicemente sublime, con un palco dalla struttura semplice e con il solo usufrutto di laser, luci e coriandoli. Seconda data italiana del tour ufficiale “Volta”, ultimo album dell’artista, durante il quale sono stati eseguiti molte delle più belle canzoni della cantante, come “All is full of love”, splendida, nonostante un acuto finale non eseguito, “Hunter”, “Pagan poetry”, “Joga”, fino ad arrivare ad “Army of me” e “Hyper ballard”, entrambe terminate con finale allungato di pura elettronica degna dei migliori rave al mondo . Pochi invce i nuovi brani eseguiti, tra cui “Wanderlust” e la delirante e politica “Declare indipendence”, uno dei singoli estratti per l’appunto da “Volta”, con il quale Bjork ha terminato il concerto durante l’unico bis. Alternativa, diversa, la poetessa si è distinta anche in questo, decidendo di chiudere il live con un pezzo nuovo e non con un vecchio cavallo di battaglia come fanno tutti. Circondata da fiati vestiti con tutine e penne da indiani, cori, batteria, tastiera e dj per le basi elettroniche. Bjork, scalza, scatenata, con un vestito molto eccentrico completamente dorato, non ha fatto certo sentire la mancanza delle chitarre, mai usate per comporre la sua musica. L’islanda sempre ben presente e protagonista nel cuore della cantante, come per i Sigur Ros, con paesaggi che sono capaci di generare nell’anima viaggi onirici, sogni visionari, misticismo. Bjork è capace di far commuovere con brani molto vicini a composizioni di tipo classico, con trombe, oboe, piano e naturalmente con la sua voce, ma allo stesso tempo è in grado di far scatenare e far rimanere a bocca aperta il pubblico con pezzi elettronici, minimal, techno davvero ricercati e potentissimi. A differenza dei Sigur Ros però, Bjork trae certamente ispirazione dai magici orizzonti della sua terra di origine, ma la cantante tiene molto a prestare attenzione alle nuove tendenze, alla musica che arriva dagli altri paesi, usandola in uno stile tutto suo e decisamente inimitabile. Da giovane Bjork si è trasferita molto presto a Londra, dove ha dato vita ad una band tutta al femminile che faceva punk. Le contaminazioni di questa città per esempio, sono entrate in lei contagiandola, andando ad aggiungersi al suo bagaglio culturale che, scontrandosi con la sua follia e il suo talento, non potevano che dar inizio ad una lunga e strabiliante carriera.

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