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Nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano? La risposta di Salgado a Pistoia

Sebastião Salgado Water supplies are often far away from the r efugee camps. Goma, Zaire. 1994. © Sebastião Salgado / Amazonas Images / Contrast Sebastião Salgado Water supplies are often far away from the r efugee camps. Goma, Zaire. 1994. © Sebastião Salgado / Amazonas Images / Contrast
Sebastião Salgado Water supplies are often far away from the r efugee camps. Goma, Zaire. 1994. © Sebastião Salgado / Amazonas Images / Contrast
Sebastião Salgado
Water supplies are often far away from
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Sebastião Salgado / Amazonas Images
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Pistoia. Un corpus di 180 fotografie raccontano la storia del nostro tempo attraverso i momenti drammatici ed eroici di singoli individui. Scatti in bianco e nero che ci pongono un’importante domanda ancora senza risposta: nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano? Dall’8 febbraio al 14 giugno 2020 il fotoreporter Sebastião Salgado prova a dare una risposta mettendo in scena Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni, mostra personale a cura di Lélia Wanick Salgado allestita a Palazzo Buontalenti e Antico Palazzo dei Vescovi.

Per anni il fotografo brasiliano ha documentato le migrazioni di massa restituendo con i suoi scatti la condizione esistenziale di milioni di uomini che sono stati capaci di spezzare i legami con le proprie radici, cercando loro stessi in un viaggio verso altri luoghi. È ormai passata quasi una generazione da quando queste fotografie sono state esposte per la prima volta, eppure per molti aspetti il mondo che ritraggono non è cambiato.

Sebastião Salgado The beach of Vung Tau, formerly named Cap Sa int Jacques, from where the majority of boat people left. Southern Vietnam. 1995. © Sebastião Salgado / Amazonas Images / Contrasto
Sebastião Salgado
The beach of Vung Tau, formerly named
Cap Sa
int Jacques, from where the
majority of boat people left. Southern
Vietnam. 1995.
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Sebastião Salgado / Amazonas Images
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I profughi di oggi sono solo le vittime più visibili di un processo globale che dimostra quanto tutto ciò che accade sulla Terra sia collegato, dal crescente divario tra ricchi e poveri alla crescita demografica, dalla meccanizzazione dell’agricoltura alla distruzione dell’ambiente, dai cambiamenti climatici al fanatismo sfruttato a fini politici.

Povertà, disastri naturali, violenza e guerre costringono ogni anno milioni di persone ad abbandonare le loro case costrette poi a vivere in campi profughi che il più delle volte si espandono fino a diventare piccole città, e investendo tutti i risparmi, e spesso anche la vita, per inseguire il sogno di una Terra Promessa.

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