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Artemisia Gentileschi. Il dramma di una femminista ante litteram

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Per la prima volta, il Regno Unito ospita una grande monografica dedicata a una delle prime pittrici affermate della storia. Un video racchiude la storia di Artemisia Gentileschi, la cui vicenda artistica è profondamente legata a una drammatica storia personale.

Universalmente nota per Giuditta che decapita Oloferne (1620), conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, o per il suo Autoritratto come allegoria della pittura (1638-39) custodito al Kensigton Palace di Londra. O ancora, per la sua versione dell’Adorazione dei Magi realizzato per la cattedrale di Pozzuoli fra il 1636 e il 1637, che fino al 26 gennaio scorso è stato esposto al Museo Diocesano di Milano.

Artemisia Gentileschi ha saputo combattere i pregiudizi di una società maschilista per affermarsi quale eccellenza artistica del suo tempo. Anche se, come molte altre artiste, ha dovuto attendere parecchio per vedere il suo talento realmente riconosciuto e apprezzato. Inoltre, più che in altri casi, la sua straordinaria vicenda artistica è profondamente legata a una drammatica storia personale: la morte della madre per parto quando Artemisia aveva solo 12 anni e un violento stupro subito a 18, seguito da un durissimo processo.

Il video di Vanilla Magazine condensa in 7 minuti la vicenda personale e artistica di una delle più importanti pittrici della storia dell’arte.

Artemisia Gentileschi, Autoritratto come allegoria della pittura, 1638-1639
Artemisia Gentileschi, Giuditta e la sua ancella, 1623-25
Artemisia Gentileschi, Autoritratto come Santa Caterina di Alessandria, 1614-1616

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