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Ricodificare lo spazio pubblico. Al Villaggio Olimpico di Roma L’Inaugurazione di Fabrizio Cicero ed Iginio De Luca

Iginio De Luca, Iailat, 2018-2019, performance - Fabrizio Cicero, Ordine Nuovo, 2019, installazione. L'Inaugurazione, piazza Jan Palach. ©Maria Giovanna Sodero Iginio De Luca, Iailat, 2018-2019, performance - Fabrizio Cicero, Ordine Nuovo, 2019, installazione. L'Inaugurazione, piazza Jan Palach. ©Maria Giovanna Sodero
Iginio De Luca, Iailat, 2018-2019, performance - Fabrizio Cicero, Ordine Nuovo, 2019, installazione. L'Inaugurazione, piazza Jan Palach. ©Maria Giovanna Sodero
Iginio De Luca, Iailat, 2018-2019, performance – Fabrizio Cicero, Ordine Nuovo, 2019, installazione. L’Inaugurazione, piazza Jan Palach. ©Maria Giovanna Sodero

La curatrice Anita Calà racconta il progetto site e time specific di Villam tra lo spazio urbano pubblico e quello dell’arte contemporanea

L’Inaugurazione, ideato da Villam e portato avanti dalle opere di Fabrizio Cicero ed Iginio De Luca, è stato un progetto site e time specific all’interno del Villaggio Olimpico di Roma, nato dalla volontà di ricodificazione di uno spazio pubblico. I due artisti, invitati a ridefinire il codex con cui riproporre, 60 anni dopo la vera inaugurazione del Villaggio, hanno portato la riflessione su un’azione collettiva e comunitaria che ha ri-proposto una metafora tra lo spazio urbano pubblico e quello dell’arte contemporanea. Abbiamo incontrato Anita Calà, di Villam, che ci ha raccontato il progetto che, seppur terminato nella sua fase espositiva ha, dinanzi a sé, un futuro ancora da scrivere.

il Villaggio Olimpico di Roma, sorto 60 anni fa, ha rivissuto grazie al progetto “L’inaugurazione” di Villam un nuovo momento storico, un intervento artistico comunitario che ha generato nuova condivisione. Come è nato e si è sviluppato tutto?
“Inaugurazione”, questa parola mi ronzava in testa da un po’ di tempo. Intesa nel vero senso in cui qualsiasi dizionario la definisce, e quindi sottolineandone l’importanza storica, sociale per una comunità.
Poter avere Roma come palcoscenico e scegliere una piazza pubblica dove realizzare concretamente tutto questo, e quindi trasformare un sogno in un progetto, non capita tutti i giorni. Per darvi inizio, abbiamo lavorato giorno e notte, cercando incastri tra le necessità tecniche e creative e come in tutti i preludi ci siamo basati su fondamenta imprescindibili, come i fondi necessari, l’energia, la credibilità, il senso di comunità, la determinazione e la professionalità; scegliere il Villaggio Olimpico come grembo fertile dove poter coniugare due discipline come arte e sport, che necessitano entrambe di tutti questi elementi, è stato naturale. L’intento principale è stato quello di coinvolgere tutto il quartiere, persone di ogni età, che con le loro storie sono stati messi ai blocchi di partenza, pronti a portare il loro bagaglio di esperienze adun nuovo inizio, ad una “Inaugurazione” corale, carica di sguardi volti ad un futuro di rinascita collettiva.
Con le video interviste nel quartiere del Villaggio Olimpico, a cura di Giulia Pilieci, parte del team di Villam, si è condotta un’attenta indagine sulla percezione del territorio, per poterlo riscoprire attraverso le memorie, i desideri e le aspettative, individuali e collettive, di chi lo abita, ed attuare, attraverso l’operazione di arte contemporanea proposta da Fabrizio Cicero e Iginio De Luca, un’ideale re-inaugurazione del complesso, in vista del sessantesimo anniversario, ma anche dare il via simbolicamente a un nuovo ‘momento storico’ per la città di Roma.
Le video interviste, presentate in un incontro presso Palazzo delle Esposizioni, sono state realizzate grazie alla preziosa consulenza del gruppo di ricerca Perìfera, diretto da Ginevra Pierucci e Mattia Tebourski, ed alla importante collaborazione del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi Roma Tre, con le ripresedella Titan Global Culture And Media Co.LTD, che riunisce alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma.
Questa comunità è stato il pubblico partecipe e protagonista de “L’Inaugurazione”.

Fabrizio Cicero, Ordine Nuovo, 2019, installazione. L'inaugurazione, piazza Jan Palach, ©Titan Global Culture And Media Co. LT
Fabrizio Cicero, Ordine Nuovo, 2019, installazione. L’inaugurazione, piazza Jan Palach, ©Titan Global Culture And Media Co. LT

Iginio De Luca e Fabrizio Cicero, attraverso le loro peculiari opere time e site specific hanno animato L’Inaugurazione, offrendo una valenza antropologica oltre che artistica all’intera azione progettuale. In che modo il loro linguaggio ha incontrato la pianificazione ideata da Villam?
Anita Calà: Qualche tempo fa, parlai singolarmente con Fabrizio e Iginio, chiedendo quali fossero i loro sogni creativi, un’opera ancora non realizzata e difficile da fare (è una domanda che prima o poi rivolgo a tutti gli artisti coinvolti, l’intento di Villam è quello di realizzare i desideri di ognuno). Fabrizio, sulla linea dei precedenti lavori con le luminarie, voleva creare un groviglio di luce, un qualcosa di imponente e contorto che ne rompesse ogni schema. Iginio desiderava veder vivere una sua opera sonora, rendere visibile con una banda musicale dal vivo l’Inno d’Italia completamente distorto dal suo rallentamento. Entrambi usavano due elementi tradizionali e di uso popolare in maniera destabilizzante. Non ho avuto nessun dubbio che dovessero essere loro gli artisti ad inaugurare “L’inaugurazione”.
L’imponente installazione di Fabrizio Cicero ha consolidato il dialogo instaurato con gli abitanti del quartiere, aprendo il progetto all’intera città di Roma. L’opera sonora “Iailat” presentata in precedenza come installazione sonora presso il Sound Corner dell’Auditorium Parco Della Musica, passando per il blitz dell’artista durante le elezioni politiche del 2018, è divenuta performance per “L’inaugurazione”; infine, un video che ne racconta l’evoluzione è stato esposto presso l’Auditorium, ‘chiudendo’ il cerchio.
Abbiamo vissuto le varie tappe della preparazione in simbiosi, confrontandoci quotidianamente e vivendo l’operazione artistica non soltanto come un’esposizione di arte contemporanea. Le opere realizzate sono state infatti un punto di arrivo in un percorso di approfondimento sociale, tra di noie con il territorio. De Luca e Cicero sono due artisti seri e concentrati nella propria ricerca ed è stato un vero onore condividere con loro questa esperienza umana e professionale.

“L’Inaugurazione”, divenuta poi una produzione video, curata da Villam, dal legame profondo con i luoghi attraversati e abitati dall’arte, si trasformerà in una visione internazionale, mediante la sua presenza in ambiti istituzionali, museali, festival e gallerie. In che modo, dunque, lascerà il segno a sostegno delle potenzialità della città eterna come fucina del contemporaneo?
Dopo aver chiuso l’evento a dicembre scorso, abbiamo messo subito in moto l’ingranaggio per permettere al concept del progetto di proseguire nel tempo.
A marzo 2020 verrà presentato in anteprima il video de “L’Inaugurazione” presso Albumarte, dove cercheremo di far vivere ai fruitori tutta la forza delle energie che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento dello scorso 20 dicembre in piazza Jan Palach, e che poi nel tempo vorremmo presentare in realtà estere, istituzionali e private. Un piccolo primo passo, composto da tante persone che credono nella possibilità di un nuovo risorgimento, costruito su ideali di bellezza ed obiettivi sani, ossia nel raggiungimento di tutte le necessità che la bellezza richiede.

Un percorso artistico urbano che ha visto rivivere uno spazio considerato protagonista sessanta anni fa, in nome dello sport e che, oggi, attraverso una riflessione che passa dall’azione performativa, ha permesso di ripensare un luogo come habitat ideale di idee. Una rivisitazione, una nuova ‘inaugurazione’ che, tuttavia, non si è fermata al momento di festa, ma che, piuttosto, ne ha messo in luce i corto circuiti, tanto percettivi – attraverso le opere, le loro valenze semantiche – quanto concettuali. Sia l’installazione di Fabrizio Cicero, Ordine nuovo – realizzata al centro di Piazza Jan Pallach con un precario, perturbante ed immaginifico assemblaggio di luminarie – che la performance Iailat di Iginio De Luca – una lirica distorsione temporale e musicale dell’inno nazionale italiano, suonato da una banda di dieci elementi – hanno generato una esperienza funta da riflessione sul reale di grande impatto. Tramite ciò, Villam ha promosso una affascinante frattura con il già noto, con quanto, dal passato, è stato semplicemente cristallizzato ed immobilizzato. Dalle parole di Anita Calà, giunge la prospettiva visionaria di Villam di cui raccogliamo la sfida al nostro tempo, continuando a seguirne le dinamiche. E già possiamo anticipare che il prossimo progetto romano sarà altrettanto intrigante…

Azzurra Immediato

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