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Dall’Ermitage a Roma. Un capolavoro di El Greco nella nuova sede della Fondazione Alda Fendi

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El Greco - Santi Pietro e Paolo - PHOTOGRAPH © THE STATE HERMITAGE MUSEUM- 2019. Fotografia di Vladimir Terebenin
El Greco – Santi Pietro e Paolo – PHOTOGRAPH © THE STATE HERMITAGE MUSEUM- 2019. Fotografia di Vladimir Terebenin

EL GRECO A PALAZZO RHINOCEROS. a Roma nella nuova sede della Fondazione Alda Fendi-Esperimenti

Il colore del Greco! Bisognerebbe coniare delle parole nuove per descriver la suggestività di questi bigi petrosi, di questi bianchi e azzurri taglienti, di questi rossi smorti, di questi gialli acerbi, agri come limoni; di tutte queste sinfonie povere a un tempo sprezzanti,che fanno pensare alla solitudine delle rocce brulle con qualche ciuffo di ginestra che trema nel tramontano, sotto un cielo livido di temporale… Abbiamo stralciato un articolo di Soffici pubblicato sulla “Voce” nel 1911 in cui si individua uno dei due connotati che, secondo un grande storico dell’arte recentemente scomparso, Francisco Calvo Serraller, già Direttore del Museo del Prado, rendono così attuale l’opera di Domenikos Theotokopulos detto El Greco (Candia, Creta, 1541 ca.- Toledo, 1614): l’arbitrarietà del colore in luogo del colore naturalistico ovvero, il colore pensato piuttosto che la percezione cromatica “oggettiva”.

Appuntiamo di passata, per amore di completezza, l’altro nodale connotato segnalato da Serraller: la rinuncia alla finzione prospettica a vantaggio della compenetrazione simpatetica tra figura e sfondo. Alla genialità precorritrice del Greco molto devono tanti rivoluzionatori dell’arte come Cezanne, Picasso, Pollock, Bacon. Si fa sera velocemente in gennaio, e la mobile oscurità che morde con brama i confini aurici degli uomini e delle cose- pervadendoli- ci sorprende al Velabro davanti all’Arco di Giano – a pochi passi dal Campidoglio – intenti ad ammirare la nuova illuminazione a led- sofisticata e sapiente –realizzata dal premio Nobel per la fotografia Vittorio Storaro e da sua figlia Francesca, su incarico della Fondazione Alda Fendi-Esperimenti che, da un’anno appena, si è insediata nel secentesco palazzo prospiciente, ristrutturato, con abilità alchemica, dall’architetto e designer Jean Nouvel e ribattezzato Rhinoceros, un nome che evoca, nella nostra memoria la celebre pièce di Ionesco (dove il rinoceronte era metafora dell’uomo imbestiato dall’omologazione e da fanatismo).

El-Greco-Santi-Pietro-e-Paolo
El-Greco-Santi-Pietro-e-Paolo

“Ritiene che l’arte sia un buon antidoto contro la rinocerontite, per usare un neologismo caro a Ionesco?” chiediamo a Raffaele Curi, Direttore artistico della Fondazione. “Credo che l’arte contemporanea sia affetta da rinocerontite, – ci risponde- omologata e inerme di fronte a un suo proprio diritto rivoluzionario. Ho il mio da fare per tenermi lontano dalla rinocerontite, mentre adoro la vicinanza del rinoceronte vero, quello delle savane: per un’arte e una vita libera, dissoluta, anticonvenzionale ma soprattutto non globalizzata e fortemente apolide. Il mio maestro Man Ray se vivesse oggi sarebbe surrealisticamente d’accordo”. Dietro queste imponenti e onerose iniziative, il generoso mecenatismo di Alda Fendi che ha perfino stipulato un accordo triennale con L’Hermitage di San Pietroburgo per poter esporre, ogni anno, a beneficio della Capitale e di tutti gli amanti dell’arte, un singolo capolavoro del prestigioso museo.

Lo scorso anno, un marmo di Michelangelo – “L’adolescente accovacciato” – e oggi, un olio del Greco raffigurante un topos dell’iconografia cristiana, i Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, dipinto con tutta probabilità intorno al 1590 e risalente, quindi, al periodo toledano dell’artista che si formò a Creta come pittore d’icone bizantine, si rinnovò in Italia a Venezia (dove frequentò – sembrerebbe- la bottega di Tiziano) e quindi a Roma, prima di trasferirsi definitivamente in Spagna. Meta del nostro viaggio serotino, la Galleria Rhinoceros, al pianterreno del Palazzo, ci accoglie anch’essa in un’atmosfera notturna accarezzata dal ritmo giaculatorio dei canti bizantini del Monte Athos e rotta soltanto da una luce generosa accesa sul mistico quadro del Greco. Un ritmo che vediamo rifrangersi nel panneggio avvolgente le due immagini sante senza apparente soluzione di continuità e nel tortile fraseggio delle mani.

Dal 15 dicembre 2019 al 15 marzo 2020
El Greco. “San Pietro e San Paolo”
a cura di Svyatoslav Savvateev
in collaborazione con Ermitage Italia
organizzazione Il Cigno GG Edizioni
Rhinoceros Gallery- Fondazione Alda Fendi-Esperimenti
Via dei Cerchi 21, Roma
Info: info@fondazionealdafendi-esperimenti.it

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