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Gillo Pontecorvo, un libro raccoglie la sua esperienza da giornalista, tra cinema e politica

gillo pontecorvo il sole sorge ancora

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Gillo Pontecorvo: il sole sorge ancora, in libreria un volume raccoglie l’esperienza giornalistica del grande regista italiano, tra politica e cinema

Quando si ricordano i nomi del grande cinema italiano quello di Gillo Pontecorvo arriva sempre come fanalino di coda. Quattro nomination agli Oscar, un Leone d’Oro vinto (e poi venduto per pagare i debiti), il regista di film come La battaglia di Algeri e Kapò, ha forse pagato lo scotto di una filmografia troppo esigua (6 film in 40 anni). La storia del Leone d’Oro, vinto nel 1966 con la Battaglia di Algeri, è peculiare. Il premio era stato messo all’asta da Pontecorvo e a sorpresa, nel 1993, durante la Mostra del cinema di Venezia che ha visto il regista nelle vesti di direttore, è stato riconsegnato al regista da Spielberg (a Venezia per ricevere il Leone d’Oro alla carriera), che lo aveva comprato anni prima, dichiarando tutta la sua stima e l’ammirazione per l’autore italiano.

Gillo Pontecorvo però non fu solo un grande regista, alla fine della Seconda guerra mondiale intraprese difatti la carriera di giornalista, prima come corrispondente da Parigi, dove viveva, e in seguito diventando il diretto di “Pattuglia”, la più popolare delle riviste giovanili del Partito comunista.

In questo volume a cura di Fabio Francione, Gillo Pontecorvo – Il sole sorge ancora (Mimesis edizioni), sono raccolti proprio gli editoriali, gli articoli e le interviste di questa sua avventura editoriale. Tutti gli articoli e le interviste di questa antologia sono stati redatti tra il 1947 e il 1950, prima come collaboratore e poi come direttore. Nel libro, a corredo delle trascrizioni degli articoli, troviamo anche una ricchissima selezione di foto d’archivio.

gillo pontecorvo il sole sorge ancora

gillo pontecorvo il sole sorge ancoraLe interviste dell’appendice, a Pablo Picasso, Marlene Dietrich, René Clair e Jean Frédéric Joliot-Curie, invece sono state pubblicate nel 1947 su Omnibus, Milano-Sera e La Repubblica.

«Sono andato da Picasso assieme a due giovani pittori italiani da poco giunti a Parigi: Morlotti e Birolli. […] Tutti vogliono vedere Picasso. Non c’è un solo intellettuale di passaggio a Parigi che non tenti di farlo. E Picasso invece vuole solo dipingere».

Elusivo e tormentato dai dubbi, così Pontecorvo descrive Picasso durante questo incontro nell’atelier del pittore, pieno di opere iniziate e poi abbandonate, poi riprese e modificate, dove schizzi cubisti trovano spazio di fianco a bozzetti più “classici”.

Dell’incontro con la Dietrich il cineasta e giornalista racconta di come, pur di vederle le famosissime gambe, abbia fatto cadere una matita per terra, come in una gag di Rimini Rimini. Tentativo comunque fallito, boicottato da Merlene che, velocissima, ha raccolto la matita da sé: «Perché Marlene è diplomatica anche con le gambe, e non vi mostra neanche le ginocchia». Pontecorvo nell’intervista approfitta per parlare con la diva dell’industria cinematografica: meglio il cinema americano o quello europeo? Entrambi hanno le idee chiarissime: non sono d’accordo.

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