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Dal Canto Sospeso di Calzolari all’Idiota di Salvo. La Galleria Multipli rivive a Milano

Salvo, Idiota, 1970-72, incisione su marmo, 25 x 30 cm, Edizioni Multipli - Torino, 20 ex., Archivio Salvo Salvo, Idiota, 1970-72, incisione su marmo, 25 x 30 cm, Edizioni Multipli - Torino, 20 ex., Archivio Salvo
Salvo, Idiota, 1970-72, incisione su marmo, 25 x 30 cm, Edizioni Multipli - Torino, 20 ex., Archivio Salvo
Salvo, Idiota, 1970-72, incisione su marmo, 25 x 30 cm, Edizioni Multipli – Torino, 20 ex., Archivio Salvo

La mostra Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, già presentata alla Galleria Sprüth Magers nel 2014, approda agli spazi milanesi di ICA, nell’ambito di Gallery Focus, un ciclo meta-istituzionale di eventi espositivi atti a valorizzare l’operato di storiche gallerie italiane. Dal 13 dicembre 2019 al 2 febbraio 2020 sarà possibile accedere a un percorso espositivo, a cura di Elena Re, sui cinque anni di attività della Galleria Multipli di Torino, attraverso esemplari d’Arte Povera e Concettuale, documenti, immagini d’archivio e frammenti di cataloghi datati.

Rispetto alla prima esposizione ragionata su carta e poi adattata agli spazi asettici della galleria berlinese Sprüth Magers, a ICA la curatrice e critica d’arte Elena Re confessa di aver impiegato alcuni giorni prima di entrare in confidenza con lo spazio, effettivamente connotato da vecchi ferri sporgenti, macchie su muro, intonaco consumato dal tempo e tracce di vernice.

Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, ICA, Milano, 2019
Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, ICA, Milano, 2019

Parlando con Calzolari, è emerso questo pensiero semplice ma importantissimo: l’esperienza dei multipli permette di moltiplicare non solo il singolo lavoro ma anche l’emozione che si prova nel crearlo e nel fruirlo.

Nel 1970 l’allora giovane Giorgio Persano, che aveva mantenuto un solo cognome per nascondere le nobili origini, apre la Galleria Multipli, per condividere un’esperienza con artisti principalmente provenienti dall’Arte Povera e alcuni dall’area Concettuale. La mostra, oltre quindici opere d’arte di quegli anni, ospita anche una serie di documenti, immagini, frammenti di cataloghi, schede tecniche e materiali d’archivio sotto teca. Qui un numero di Flash Art aperto sulle pagine degli inserzionisti in cui ritroviamo il nostro Persano, mentre una cartolina di Giuseppe Penone (Garessio, CN, 1947) raffigura una cornice su cui sono impresse le impronte digitali dell’artista, con l’intento di fonderle con quelle dello spettatore nel momento in cui prende tra le mani il foglio. Reciprocità e Continuità sono i due pilastri su cui si fonda l’esperienza della Galleria Multipli e che la mostra negli spazi di ICA rispecchia ampiamente.

Lo dimostra l’opera di Penone Scrive, legge, ricorda (1969-1972), di cui sono presenti sia l’oggetto scultoreo che le fotografie della performance. Originario delle alpi marittime, nato da una famiglia di agricoltori, l’artista spesso crea direttamente nel luogo in cui è cresciuto. In questo lavoro Penone conficca una targa in ferro, che riporta l’incisione Scrive, legge, ricorda, nel tronco di un albero. Un’azione viscerale, che forse oggi muoverebbe le critiche dell’area ambientalista, ma che in realtà sancisce un matrimonio spirituale tra uomo e natura, confidando nelle facoltà dell’albero di scrivere, leggere e ricordare. Sempre dell’artista piemontese è Guanto (1972), un’opera fotografica che realizza spalmando la mano sinistra con un liquido gommoso, che, solidificandosi, crea una sorta di guanto. Su una mano sovrappone le linee dell’altra e crea una corrispondenza perfetta del tessuto epidermico.

Giuseppe Penone, Scrive – Legge – Ricorda, 1969-72, 3 fotografie a colori 19 x 19 cm ciascuna e cuneo in ferro 5.5 x 43 x 4.5 cm, Edizioni Multipli - Torino, 50 ex.
Giuseppe Penone, Scrive – Legge – Ricorda, 1969-72, 3 fotografie a colori 19 x 19 cm ciascuna e cuneo in ferro 5.5 x 43 x 4.5 cm, Edizioni Multipli – Torino, 50 ex.

L’esperienza di Multipli è anche legata a un fare arte molto democratico, tramite opere accessibili perché realizzate in un certo numero di tirature, ma comunque tutte diverse tra loro in quanto create manualmente. In questo senso l’Arte Povera, e in parte quella Concettuale, riprendono la serialità della Pop Art, ma la rinnovano con l’introduzione dell’unicità della copia in sé. Una sottile considerazione che emerge ad esempio dalla serie di specchi di Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), di cui un esemplare è presente in mostra.

Si tratta di Coniglio (1973), dove l’immagine dell’animale sventrato è serigrafata su specchio, in modo che lo spettatore, riflettendosi nella superficie specchiante, partecipi alla tragedia non solo come testimone ma addirittura da complice. O ancora Canto Sospeso (1972-1975) di Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943), un’installazione che racchiude gli elementi utilizzati in varie performance a Bologna (spazio privato, 1972), Berlino (Galerie Folker Skulima, 1973), Parigi (Musée Galliera, 1974) e a Milano (Galleria Toselli, 1974). Una rosa, un materasso, e soprattutto una scritta sulla testiera del letto, equivalente al titolo dell’opera, che risulta quasi illeggibile perché tracciata da una donna distesa sul materasso.

Di questa installazione ne esistono 15 esemplari, con gli stessi elementi ma ovviamente tutti diversi per l’irripetibilità dell’esperienza. La rosa, ad esempio, essendo vera, non è mai uguale a se stessa, e richiede attenzione perché va curata e sostituita.

L’idea di un’arte accessibili, anche negli stessi materiali, un sapore d’immediatezza che oggi è svanito anche a causa dell’eccesso di burocrazia nella vita pubblica.

Con queste parole la curatrice Elena Re racconta la semplicità con cui gli artisti in questione concepivano le proprie opere d’arte, spesso con l’ausilio di oggetti e materie che erano facilmente reperibili da un lato e anti convenzionali dall’altro. Ne sono esempi molto esplicativi le pelli che Gilberto Zorio (Andorno Micca, Bl, 1944) recuperava dalla conceria dello zio e marchiava a fuoco con la parola Odio, ma anche le lapidi mortuarie su cui Salvo (Leonforte, EN, 1947, Torino, 2015) faceva incidere parole e frasi con Idiota o Amare Me.

Gilberto Zorio, Odio, 1973, pelle di vacca e marchio a fuoco, 185 x 165 cm Edizioni Multipli - Torino, 33 ex.
Gilberto Zorio, Odio, 1973, pelle di vacca e marchio a fuoco, 185 x 165 cm
Edizioni Multipli – Torino, 33 ex.

Oltre alla qualità del materiale erano povere anche le intuizioni, volutamente elementari in modo che il pubblico, specializzato e non, potesse cogliere facilmente la poetica del lavoro. In questa direzione si muovono in particolare due opere in mostra: Lato Destro (1970) di Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, 1934) e Svolgere la propria pelle (1970-1971) di Giuseppe Penone. Il primo lavoro è frutto di una performance in cui l’artista scrisse Lato destro sulla sua medesima zona del collo. Accorgendosi che il proprio lato destro corrispondeva al lato sinistro di chi avrebbe osservato la fotografia, decise di stampare l’immagine in negativo per avere un risultato più condivisibile possibile dallo spettatore.

La seconda opera, invece, sempre legata a una pratica performativa, deriva dalla fotografia di ogni singolo centimetro del corpo dell’artista, ritratto sotto un vetrino. I vari frame fotografici sono poi stati accorpati in sette tavole -di cui solo tre sono presenti in mostra- dove la pelle diventa un paesaggio a tratti boschivo, a tratti collinare.

Giovanni Anselmo, Lato destro, 1970, fotografia a colori, 32 x 22.5 cm Edizioni Multipli - Torino, 50 ex.
Giovanni Anselmo, Lato destro, 1970, fotografia a colori, 32 x 22.5 cm
Edizioni Multipli – Torino, 50 ex.

Un’altra caratteristica che accomuna tutte le opere di Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975 è la centralità dell’idea, che da motore per il processo di creazione, diventa, soprattutto nell’Arte Concettuale, l’opera d’arte stessa. Processo e formalizzazione combaciano, mentre l’estetica è asservita a pensieri e intuizioni. Così la scacchiera di Giulio Paolini (Genova, 1940) scompone nelle sue 64 caselle la figura di Raymond Roussel (Parigi, 1933, Palermo, 1977), come a omaggiare, in un ritratto inverosimile, la vena surrealista dello scrittore.

Di fronte, appesa a un vecchio muro sporgente, Entrare nell’opera (1971), uno dei venticinque esemplari che Giovanni Anselmo ha realizzato posizionando la macchina fotografica su un cavalletto, e mettendo a fuoco un punto del prato verso cui l’artista si precipita appena in tempo per essere fotografato con l’autoscatto.

Giulio Paolini, Locus Solus, 1975, serigrafia su legno, 36 x 36 x 2 cm Edizioni Multipli - Torino, 64 ex.
Giulio Paolini, Locus Solus, 1975, serigrafia su legno, 36 x 36 x 2 cm
Edizioni Multipli – Torino, 64 ex.

Alla dimensione sperimentale delle opere in mostra, corrisponde l’attività d’avanguardia della galleria, che risiede nel non essersi limitata a esporre dei lavori preconfezionati, ma aver favorito workshop e condivisione di idee tra i diversi artisti che creavano in loco, proprio a sancire il legame tra Arte e Vita. A testimonianza di questo vitale clima di co-produzione sono i settanta lavori, molti dei quali declinati in più edizioni, nati in cinque anni di attività della galleria. Molti artisti che la Re ha intervistato hanno raccontato il clima di convivialità che regnava in questo luogo, dall’aiuto reciproco tra artisti durante la creazione dei lavori, alle cene fuori dallo spazio espositivo per proseguire discussioni e dibattiti.

Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975 di Elena Re confluirà a breve nella pubblicazione di un libro, che insieme a testi critici e materiali di ricerca, riporterà le testimonianze degli artisti, “alcune prolisse, altre sintetiche, altre ancora confusionarie, ma tutte”, ci fa sapere la curatrice della mostra, “legate all’idea di incontro e moltiplicazione di un’esperienza”.

Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, ICA, Milano, 2019
Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, ICA, Milano, 2019
Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, ICA, Milano, 2019
Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, ICA, Milano, 2019

Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975

a cura di Elena Re

Da venerdì 13 dicembre 2019 a domenica 2 febbraio 2020

ICA (Istituto Contemporaneo per le Arti)

Via Orobia 26, Milano

Ingresso libero

www.icamilano.it

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