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Il francobollo mai nato. All’asta da Viennafil, con ‘prezzo a richiesta’

3c Spettacolare esemplare del “francobollo” pontificio del 1867, mai emesso, offerto da Viennafil.
3c Spettacolare esemplare del “francobollo” pontificio del 1867, mai emesso, offerto da Viennafil.

La storia del “francobollo” pontificio del 1867, mai emesso, offerto da Viennafil

C’è un francobollo, decisamente raro, che non riesce ad uscire dalla riservatezza. Chissà, potrebbe essere per la sua origine di concepito, ma mai nato. Messo in cantiere nel 1867 dalle Poste del Papa – re, Pio IX, il “francobollo” in questione doveva servire per affrancare le stampe circolari, il cui costo, nel corso della sua preparazione venne abbassato di un centesimo: 2c, in luogo dei 3 originariamente previsti. Siccome nella serie il color verde era stato destinato al francobollo per le stampe, esso venne mantenuto per la produzione con il nuovo valore scontato e al valore da 3 centesimi venne invece assegnato il grigio rosa.

Del quasi francobollo per le stampe pontificie con l’emblema dello Stato (triregno e chiavi decussate) si cominciò a parlare nel 1924 quando ne vennero repertoriati due, entrambi proveniente dalla casa dei mitici principi Massimo, sovrintendenti delle Poste papali, che una inverosimile genealogia fa risalire alla Gens Fabia dell’antica Roma. Col passare dei decenni gli esemplari sono saliti a sette, solo tre dei quali perfetti, mentre i quattro restanti presentano difetti più o meno vistosi.

Negli anni Ottanta del secolo scorso tre esemplari – uno splendido, gli altri due meno belli ma non difettosi- impreziosivano la collezione mozzafiato del cavaliere del Lavoro Giuseppe Barcella di Bagnatica, nella bergamasca, che al figlio Alberto, industriale, ha trasmesso l’amore e la passione della storia postale.

3 cent non emesso Il 3 centesimi verde, proposto nel 2014 da Italphil.

Sarà per la discrezione che lo contraddistingue, il quasi francobollo papale da 3 centesimi, che a dimostrazione del fatto che si tratta di una produzione fermata a mezza via non è dentellato e neppure gommato al retro, sembra non gradire le aste pubbliche, alle quali nei rari casi che si rende disponibile alla vendita preferisce la più discreta trattativa privata. E stato così nel 2014, quanto la romana Italphil, nella vendita del 5 giugno, al 3 cent verde venne riservata l’intera ultima pagina, che in alto portava la scritta “Grande rarità”. Dopo la descrizione e la precisazione che si trattava di “uno dei tre soli perfetti” del non emesso “certamente il più raro dello Stato Pontificio e una rarità degli antichi Stati Italiani” seguiva l’annotazione: “prezzo a richiesta”.

Viennafil, la casa d’aste viennese che da poco ha distribuito un prestigioso catalogo nel quale sono riunite rarità d’Italia e d’Austria, dedica la copertina ad un sontuoso esemplare del 3c verde assicurando che si tratta di “uno dei più rari francobolli del mondo”. Anche in questo caso nessuna stima e nessun confronto con le palette dei potenziali acquirenti, ma una generica e prudente indicazione “prezzo su richiesta”.

Settantuno i lotti del catalogo, tra cui spiccano non pochi gioielli che raramente vengono proposti sul mercato. E’ questo il caso di due buste affrancate con francobolli di Napoli. Entrambe dirette a Genova. Per il trasporto, la prima venne affidata al vapore francese “Pausilippe”. E’ affrancata per 264 grana – una somma non indifferente – ,ottenuta con l’impiego di cinque esemplari da 50 grana, due da 2 grana e uno da 10.

Per spedire questa lettera da Napoli a Genova, nel 1859 il mittente pagò la bellezza di 264 grana

“Esistono – assicurano gli esperti di Viennafil – due sole affrancature più elevate della presente, che è comunque la più elevata per una lettera diretta in uno Stato italiano”. Per la spedizione del secondo plico, il mittente cavò di tasca 148 grana, appiccicando sull’invio francobolli 1 gr, 2 gr, 5 gr, due 20 gr e una coppia da 50 grana con forte disalliamento. La lettere è storicamente importante anche per essere stata spedita nel periodo della dittatura di Garibaldi. Ognuna delle due buste, secondo un catalogo –prezziario piuttosto generoso in fatto di quotazione, è stimata come massimo sui 500.000 euro. Lo stesso catalogo – prezziario stima 575.000 euro il francobollo dal quale si era partiti, il 3 centesimi verde dello Stato della Chiesa. Che nel 2003 si sottopose al confronto pubblico nella vendita Bolaffi del 23/25 maggio. Ottenne un prezzo martello di 40.000 euro, a fronte di una stima di 25.000 euro. L’esemplare, occorre dire, era difettoso, in quanto nell’angolo inferiore destro presentava una palese assottigliamento della carta. La casa d’aste torinese non mancò, com’era giusto, dedicare al mancato francobollo la copertina.

Negli anni sessanta dell’Ottocento non c’era bisogno di indicare via numero e codice postale: bastava il nome del destinatario e la città. Come questa strepitosa lettera da Napoli a Genova, in periodo di dittatura garibaldina, resa franca con 148 grana.

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