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Il meglio del meglio di Photolux 2019: dieci nomi da non perdere alla Biennale Internazionale di Fotografia

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Lucca. 30 mostre diffuse in 7 sedi nel cuore della città toscana. Dalle grandi firme agli autori emergenti, tutti i nostri colpi al cuore in questa quarta edizione di Photolux, la Biennale Internazionale di Fotografia di Lucca.  Fino all’8 dicembre.

Il 16 novembre, dopo giorni di pioggia incessante, il cielo sopra Lucca si è aperto, lasciando filtrare una luce abbagliante. Tra le mura cinquecentesche del gioiello toscano ha preso il via la quarta edizione di Photolux, la Biennale Internazionale di Fotografia, diretta da Enrico Stefanelli. Se l’edizione 2017 ruotava attorno al tema del Mediterraneo, quest’anno la kermesse volge lo sguardo ad alcuni momenti salienti del Novecento, prendendo il titolo di Mondi | New Worlds. Con un programma fitto di conferenze, workshop, letture portfolio e incontri con i protagonisti della fotografia internazionale, ma soprattutto la bellezza di 30 mostre diffuse in 7 sedi sparse per la città. Ecco a voi dieci nomi da non perdere.

Jorge Perez Higuera, dalla serie “The Other Side” | © Jorge Perez Higuera

Palazzo delle Esposizioni della Fondazione Banca del Monte di Lucca

Vi siete mai chiesti che cosa fa uno stormtrooper nel tempo libero? Jorge Perez Higuera (1989), fotografo spagnolo che si muove tra surrealismo e ironia, utilizzando l’esasperazione per lanciare messaggi più profondi (come nel caso della serie Ahogados) ben si colloca all’interno della collettiva 2:56 AM. To the Moon and Back con la sequenza The Other Side: dalla colazione al rito della spesa, passando per la pisciata in compagnia, il fotografo narra la vita quotidiana degli stormtroopers di Star Wars, come fossero scene tagliate dai celebri film.  Poco distante, le opere enigmatiche di Edoardo Romagnoli, come il versante di una montagna, in bianco e nero, tagliata nel mezzo da un raggio lucente. Frutto di un dialogo serrato tra l’autore e l’oggetto principe del suo lavoro, la Luna, le opere di Romagnoli sono realizzate senza l’utilizzo di post-produzione, limitandosi a muovere la macchina. Scorrono su uno schermo le fotografie di Vincent Fournier (1970), che con il suo progetto Space Project racconta alcuni dei luoghi più importanti in cui si parla di spazio, lo si studia e si costruiscono le tecnologie per affrontarlo. Dall’osservatorio nel deserto Atacama in Cile al centro di addestramento per cosmonauti nello Utah, sono luoghi proibiti e spesso sconosciuti al grande pubblico, il cui aspetto rasenta la fantascienza. L’artista alterna scatti cinematografici che ben rispecchiano il nostro immaginario a momenti di quotidianità degli astronauti, per dirci che in fondo sono solo esseri umani che ogni tanto fanno un giro nello spazio. 

Vincent Fournier, General Boris V., Yuri Gagarin Cosmonaut Training Center, Russia, 2007

Palazzo Ducale

La Russia è al centro di due progetti esposti a Palazzo Ducale. Il primo è The April Theses di Davide Monteleone (1974), in cui l’autore costruisce una cronologia delle due settimane di vita di Lenin precedenti agli eventi che hanno cambiato la storia del mondo. Alla ricerca del documento originale de “Le Tesi di Aprile”, Monteleone ricostruisce, in un viaggio fisicamente reale, il viaggio epico di Lenin, ispirandosi ai documenti d’archivio trovati al R.G.A.S.P.I. (Russian State Archive of Soviet Political History) e a libri storici come To Finland Station di Edmund Wilson e The Sealed Train di Michael Pearson. Il risultato sono paesaggi, immagini d’archivio e autoritratti allestiti che ricompongono uno dei tragitti più significativi di sempre. Il secondo è il lavoro di Dmitry Markov (1982), che documenta la vita quotidiana della città russa di Pskov, non lontana dal confine estone. L’artista immortala volti, ambienti, situazioni poco rappresentati della società russa con la spontaneità conferita dall’uso di un telefono cellulare. I pendolari stipati su un autobus, bambini e adolescenti fuori da scuola, anziani alle prese con il grande freddo. Una verità senza filtri su cui Markov non esprime alcun giudizio, e che condivide sul suo seguitissimo profilo Instagram.

Dal profondo Nord alla soleggiata Cuba, dove il belga Vincent Delbrouck (1975) ha raccolto gli scatti che compongono Champù. The Youth of la Vibora. Delicati ritratti di adolescenti nati in quello che viene definito “periodo speciale”, ovvero gli anni successivi alla caduta del Muro e al collasso dell’Unione Sovietica, alleato economico di Cuba, eventi che hanno scatenato una carenza di cibo e beni di consumo. In una condizione che vede il paese far fronte a una quotidiana lotta per la sopravvivenza, i giovani godono del diritto di essere adolescenti e di vivere come tali: ridono, bevono, fumano, aleggiano nella spensieratezza. Una bolla isolata dalla realtà dove il futuro non esiste: si vive e basta.

Dmitry Markov, dalla serie #Drafts | © Dmitry Markov, courtesy VisionQuest gallery

Ex-Cavallerizza

Sempre sul tema del cosmo si muove lo spagnolo Joan Fontcuberta (1955) con il progetto Gossan: Mars Mission. Siamo nella regione mineraria del Riotinto, nel sud-ovest della Spagna, in passato porto di partenza per le spedizioni verso il Nuovo Mondo. Dato un paesaggio morfologicamente molto simile al Pianeta Rosso, il fondo di investimenti cinese Galaxy Entertainment vi ha progettato la costruzione di un parco tematico dedicato all’esplorazione interplanetaria.

Astronauti, terra rossa, luce calda, crateri e lande desolate: le immagini di Fontcuberta, dalla forte estetica cinematografica, costituiscono la campagna pubblicitaria del parco, e sembrano in tutto e per tutto scattate su Marte. Tutt’altro registro quello su cui si muove Udo Hesse (1955), fotografo tedesco con base a Berlino ovest che nei primi anni ’80 documenta la vita quotidiana nel centro storico della vecchia Berlino, collocata a est del muro. Arrestato dalla Volkspolizei, vede sequestrato tutto il suo materiale fotografico. Solo nel 2007, dopo aver fatto richiesta ufficiale al Commissariato Federale per gli Archivi della Stasi nel 2007, Hesse ha ricevuto la copia del fascicolo di 40 pagine che lo riguardava, ma dei cinque rullini sequestrati solo sette negativi gli sono stati restituiti. Da un gruppo di amiche che prende il tè in un bar a un’anziana che trasporta in spalla un albero di Natale, le sue pellicole in bianco e nero sembrano acquisire ancora più valore a causa del mistero che ne avvolge la storia.

Udo Hesse, Kastanienallee, 1982 | © Udo Hesse

Villa Bottini

Nelle maestose sale affrescate di Villa Bottini, imperdibile l’omaggio che Photolux dedica a Romano Cagnoni, fotoreporter pietrasantino scomparso un anno fa. L’esposizione La rivelazione umana, a cura di Benedetta Donato, propone un corpus di immagini che ripercorre la carriera di un testimone d’eccezione di grandi eventi che hanno segnato il secolo scorso. Dai bambini che muoiono di fame in Biafra alle violenze della rivoluzione rumena, gli scatti di Cagnoni sono crudi, spietati e assolutamente necessari. Avventurandosi nei sotterranei, attira l’occhio il candido sguardo di Emanuela Colombo (1974), che all’interno della residenza ERA (European Residence Award) ha realizzato un progetto dedicato a un quartiere della città lituana di Kaunas. Con un approccio antropologico, la fotografa ha immortalato il mutare di un paesaggio urbano originariamente creato dal nulla per mano dei migranti lituani che riuscirono a tornare dalle piantagioni di caffè brasiliane, e che ora sembra dimenticare le proprie origini dietro a nuovi palazzi moderni.

Emanuela Colombo, Brazilka | © Tommaso Stefanelli

 

Romano Cagnoni | © Tommaso Stefanelli

 

Edoardo Romagnoli | © Tommaso Stefanelli

 

Joan Fontcuberta © | Tommaso Stefanelli

*Vincent Delbrouck, Leslie, December 2018,dalla serie “Champu. The Youth of La Vibora” | © Vincent Delbrouck

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