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La fotografia come prolungamento della memoria: le Polaroid di Wim Wenders

Wim Wenders, Self-portrait, 1975

“Le polaroid sono uniche, le produci una volta sola, e dentro c’è una verità che non puoi fottere, non puoi manipolare”.  La storia d’amore tra Wim Wenders e la Polaroid.

Wim Wenders (Düsseldorf, 1945) è regista, sceneggiatore e produttore cinematografico di fama mondiale. Altrettanto celebre è la sua passione per la fotografia, e in particolare per la macchina fotografica istantanea più diffusa di sempre. Wenders la utilizza moltissimo tra gli anni sessanta e ottanta, e la inserisce persino nel suo primo lungometraggio Alice nelle città del 1974, in cui la piccola protagonista porta sempre con sé una Polaroid Sx-70 (un modello non ancora in vendita che l’azienda mandò in anteprima al regista).

Posizionate l’una accanto all’altra, le sue fotografie assumono la forma di un’autobiografia, scattate casualmente on the road o  spesso impiegate come mezzo d’indagine per la preparazione dei suoi film. Nel 2017, il libro dal titolo Polaroid Stories ne raccoglie 36: foto che il regista ha scatto ad amici, attori, luoghi o impressioni di viaggio.

Nel video di Nowness, Wim Wenders racconta il suo rapporto con la Polaroid.

Wim Wenders, Self-portrait, 1975

 

Wim Wenders, Valley of the Gods, Utah, 1977

 

Una scena di “Alice nella città”, 1974

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