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Estro al potere, tra il bizzarro e l’innaturale. La mostra sul Camp al MET di New York

Camp
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Camp: Notes on Fashion realizzata da Gucci e curata da Andrew Bolton conclusasi lo scorso 8 settembre, è stata la mostra d’arte di alta moda 2019 dell’Anna Wintour Costume Center, un’ala del Metropolitan Museum of Art che ospita la collezione del Costume Institute.

“Camp è un terzo flusso di gusto, che comprende la curiosa attrazione che tutti – almeno in una certa misura – hanno per il bizzarro, l’innaturale, l’artificiale e palesemente oltraggioso.

(Thomas Meehan, 1965)

Estro, stile e diversità si uniscono in una sola parola: CAMP. Prendendo ispirazione da “Notes on fashion”, scritto da Susan Soltang nel 1964, la mostra vuole offrire delle immagini alla sensibilità tanto descritta dalla scrittrice. Camp si traduce con l’amore per l’innaturale, per la stravaganza e la massima esaltazione dell’estro artistico di un individuo. Se prima la diversità voleva essere marginale e preferiva nascondersi, oggi sembrerebbe che questa non desideri altro che stare sotto i riflettori.

La mostra suddivisa in due parti analizza ed esamina sia l’aspetto filosofico che quello legato al fashion design. Lo spettatore riesce a calarsi nei panni di un visitatore della sfarzosa reggia di Versailles e allo stesso tempo ad indossare abiti asimmetrici di John Galliano con una disinvoltura unica. Le segrete lettere di Wilde al suo amato Alfred Douglas, gli scritti di Molière e il concetto di eleganza Sartriana, sono solo alcune delle tracce letterarie della prima sezione.

Questo sentimento di adesione verso un amore innaturale seducono il visitatore e lo preparano alla trasgressione sartoriale della sezione successiva. Attraverso un corridoio stretto e cieco, i pezzi unici di Balenciaga si alternano e dialogano con abiti di scena di Thierry Mugler e ancora completi aggressive da uomo firmati Jeremy Scott. 

Il segno distintivo di Camp è lo spirito di stravaganza. Camp è una donna che cammina in giro con un abito fatto di tre milioni di piume” 

In una metropoli “multiforme” come New York, dove sembrerebbe di aver già visto tutto, il progetto della maison Gucci risulta come un’indagine emotiva e sensibile verso ciò che viene considerato alieno e diverso. Uno studio attento e meticoloso che porta il visitatore a comprendere come con il passare degli anni e dei secoli stiano sempre più perdendosi i concetti di normale e anormale.

Cos’è il Camp oggi?

Secondo il curatore della mostra Andrew Bolton, questa parola nel ventunesimo secolo può tradursi con: potere. Dove il Presidente degli Stati Uniti D’America ricalcherebbe a pieno questo ideale. Estro al potere.

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