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Rosso Venezia. Vi raccontiamo “via mare” la Red Regatta di Melissa McGill

Melissa McGill, Red Regatta, Bacino di San Marco, Venezia (foto Anna Mattioli) Melissa McGill, Red Regatta, Bacino di San Marco, Venezia (foto Anna Mattioli)
Melissa McGill, Red Regatta, Bacino di San Marco, Venezia (foto Anna Mattioli)
Melissa McGill, Red Regatta, Bacino di San Marco, Venezia (foto Anna Mattioli)

52 vele realizzate su misura e dipinte a mano in altrettante diverse tonalità di rosso sono le protagoniste del progetto promosso e sostenuto dalla Magazzino Italian Art Foundation

Nel contrasto con il cielo e il mare, i rossi fanno riferimento alle forze della vita, della passione, dell’urgenza, e alla stessa Venezia con i suoi mattoni e tetti di terracotta, la sua bandiera e la storia del commercio del pigmento rosso, come ai dipinti di Tiziano, Tintoretto e altri maestri veneziani”. Il campanile di San Marco fa capolino dietro a un Carminio, Punta della Dogana scompare velata da un Porpora , San Giorgio occhieggia da un Magenta che subito torna a celarlo, il Redentore si nasconde dietro a un Amaranto. Mentre a meno di un miglio il rosso del red carpet del Lido introduce l’atto finale della 76ma Mostra del Cinema, altri rossi tingono gioiosamente il Bacino di San Marco: sono quelli delle 52 vele realizzate su misura e dipinte a mano in altrettante diverse tonalità di rosso, sviluppate dall’artista Melissa Mc Gill – sue le parole sopra – per Red Regatta, un progetto di arte pubblica che prevede una serie di spettacolari performance sull’acqua, realizzate con 52 imbarcazioni tradizionali che navigando sulle acque veneziane creano una coreografia in movimento. L’anteprima è andata in scena a maggio, alle Fondamenta Nove, poi una seconda regata c’è stata il 30 giugno tra l’isola di San Servolo e Poveglia. Ma il 1 settembre – in concomitanza con la Regata Storica – abbiamo potuto navigare assieme ai regatanti, vivendo l’emozione dal ventre dell’atto creativo nello step più importante, nel pieno del Bacino di San Marco, dalle Zattere a Riva degli Schiavoni.

Mentre le vele scivolano all’unisono lungo la laguna, le varie tonalità di rosso si mescolano visivamente, si uniscono e si fondono”, chiosa ancora Melissa McGill. Red Regatta – un progetto promosso e sostenuto dalla Magazzino Italian Art Foundation, il primo soggetto americano interamente dedicato all’arte contemporanea italiana e in particolare all’Arte Povera, animato da Nancy Olnick e Giorgio Spanu – prevede delle spettacolari performance realizzate con imbarcazioni tradizionali armate con vele “al terzo”. Utilizzate per secoli dai veneziani per navigare sui canali di Venezia e nella laguna, queste barche furono appositamente progettate con un fondo piatto e un albero rimovibile per ovviare ai fondali bassi e passare sotto i ponti. Ognuna di queste imbarcazioni issa tradizionalmente vele dipinte a colori terrosi con stemmi o simboli distintivi di ciascuna famiglia: “per questa regata”, ha raccontato l’artista, “ho voluto richiamare quella tradizione dipingendo a mano le vele, ma omaggiando la venezianità con queste diverse e uniche tonalità di rosso che ho personalmente sviluppato. Ogni rosso può rappresentare una cosa diversa, volevo abbracciare tutte le chiavi di lettura a cui il rosso, un colore storicamente impresso nel DNA della città, può fare riferimento“.

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11 • Burning (Lee Chang-dong)


Un dramma silenzioso e potente, che carbura in maniera lentissima ma inesorabile, con la forza magnetica di una marea. Lee Chang-dong allestisce un thriller silenzioso pieno di sottintesi e non detti, riempiendolo di ombre e inquietudini. Un triangolo forse amoroso, forse criminale in cui i protagonisti si attraggono e si respingono. Ieri e oggi, ricchezza e povertà, presenza e assenza, dovere e piacere: in Burning tutto è doppio, tutto è doppiamente ingannevole.

2018 

10 • L'ufficiale e la spia (Roman Polański)


Niente eccessi per Polański, solo estrema lucidità e l’urgenza di raccontare con chiarezza l'Affare Dreyfus, una storia drammaticamente contemporanea. C’è in atto una crisi segreta, il destino dell’Europa è già segnato, affonda le sue radici nel Medioevo e la porterà in breve a due guerre mondiali. Il nemico va creato e poi espulso, purgato. L’ufficiale e la spia può sembrare un film immobile a un primo sguardo, ma in realtà è bollente.

2019

09 • Climax (Gaspar Noé)


Quello di Gaspar Noé è un cinema incredibilmente vitale (che smonta e rimonta la struttura del cinema stesso), che sa piegare il virtuosismo (e il citazionismo) al proprio – sadico – piacere di colpire lo spettatore dritto allo stomaco. Più che un film, Climax è una vera e propria esperienza sensoriale (estrema, ovviamente)..

2018 

08 • I figli del fiume giallo (Jia Zhangke)


Jia Zhangke gira un film magnetico, un melodramma contemporaneo che riflette sulla Cina quanto sul proprio cinema, torna sui suoi passi, rilegge la propria opera, cuce, taglia e assembla vecchie suggestioni a nuove riflessioni, incrocia vecchi orizzonti a nuovi sguardi.

2018

07 • Tesnota (Kantemir Balagov)


Esordio folgorante del giovanissimo regista russo Kantemir Balagov. Allievo di Alexander Sokurov, con Tesnota Balagov dimostra di avere già la maturità di un regista consumato, mettendo in scena una storia durissime che unisce il coming of age (lontanissimo però dai tòpoi di quello agrodolce dell'indie americano) alle sorti instabili di una terra di confine segnata da secoli di tensioni. Da pelle d'oca. 

2017

06 • Parasite (Bong Joon-ho)


Bong Joon-ho ha realizzato un film magistrale: nero, spietato e impeccabile, a tratti imprevedibile. Non punta il dito contro le persone – qualunque sia la loro estrazione sociale – ma critica aspramente un sistema che porta tutti a essere sia vittime che carnefici, racconta la progressiva polarizzazione e le diseguaglianze della società sudcoreana, dove il capitalismo funge da unico motore per la modernizzazzione del paese. Palma d'oro a Cannes. 

2019

05 • La vita invisibile di Eurídice Gusmão (Karim Aïnouz)


La vita invisibile di Eurídice Gusmão è l’esempio di un cinema alto e compiuto, commovente e necessario; correte a vederlo, appassionatevi al destino di queste due sorelle così diverse e così unite, perdetevi con loro in una Rio de Janeiro domestica e tentacolare, seguitele nelle loro solitudini disperate e nelle loro lotte silenziose, fate il tifo per loro. Vi ripagheranno con un amore incondizionato.

2019

04 • The rider (Chloé Zhao)


The Rider è un film duro e poetico, a tratti sorprendente: i sentimenti dei protagonisti risuonano amplificati nell’incredibile paesaggio americano che la regista cattura con grandissimo talento e intuito, facendo di questi orizzonti selvaggi una vera e propria cassa di risonanza emozionale. In sala di film così purtroppo ne arrivano pochi (e difatti c’è voluto il suo tempo), meglio approfittarne. Un capolavoro da non perdere.

2017

03 • Mademoiselle / The handmaiden (Park Chan-wook)

Mademoiselle (arrivato da noi con tre anni di ritardo) è un film grandioso, un affresco cinematografico di sentimenti celati, di piani macchiavellici e di amori segreti. Park Chan-wook, prima accolto dalla critica come new hot sensation e poi decalassato a mero esteta, ci regala un film thriller, un noir, un melodramma e, più di ogni altra cosa, una storia d’amore letale.

2016

02 • Ritratto della giovane in fiamme (Céline Sciamma)


Nulla è lasciato al caso in questa opera scritta e diretta da Céline Sciamma con l’arguzia e la meticolosità di un film hitchcockiano.
Ritratto della giovane in fiamme mette in scena una dinamica intima, come in una realtà sospesa, dove non ci sono uomini, vincoli sociali o religiosi: l'amore delle protagoniste nasce e vive lontano dal concetto stesso di tabù. Attraverso storie come questa il cinema riesce a raccontare, forse meglio di qualsiasi altra arte, la natura profonda della solitudine.

2019

1 • La Favorita (Yorgos Lanthimos)

Yorgos Lanthimos con un'operazione al contempo barocca e glaciale si fa conoscere al grande pubblico, fregando tutti. Reinventa il film in costume, affonda la sua lama nella carne viva dei meccanismi che regolano i rapporti sociali, sentimentali, amorosi e di classe. La favorita si rivela così un enorme cavallo di Troia che ha traghettato il più crudele degli autori della New wave greca fino agli Oscar. 

2018

Melissa McGill ha vissuto dal 1991 al 1993 a Venezia, dove torna regolarmente per trovare ispirazione. “Red Regatta”, spiega lo statement del progetto, “ha preso origine dalla considerazione delle sfide che Venezia si trova ad affrontare in termini di cambiamento climatico e del turismo di massa. La conoscenza intima di Venezia e le sue profonde relazioni personali e professionali in città le hanno permesso di sviluppare questo ambizioso progetto. Melissa McGigll è particolarmente attratta dall’aspetto collaborativo e dal fatto che Red Regatta coinvolgerà molti membri della comunità locale. Il progetto è stato appositamente concepito per far partecipare e divertire i cittadini e per onorare il loro amore per la loro città”. L’appuntamento finale di Red Regatta è per il prossimo 15 settembre, in concomitanza con la Regata di Burano. Successivamente, i lavori legati al progetto saranno visibili per la prima volta ad Artissima, a Torino, dal primo al 3 novembre 2019, nello spazio della Galleria Mazzoleni interamente dedicato a questo evento.

www.redregatta.org

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