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La Russia torna a Venezia con la mostra “Gelij Korzhev, back to Venice”

Koržev Gelij Michailovič: «La bandiera si sta sollevando».Parte centrale del trittico «Comunisti», 1960 Olio su tela Koržev Gelij Michailovič: «La bandiera si sta sollevando».Parte centrale del trittico «Comunisti», 1960 Olio su tela
Koržev Gelij Michailovič: «La bandiera si sta sollevando».Parte centrale del trittico «Comunisti», 1960Olio su tela
Koržev Gelij Michailovič: «La bandiera si sta sollevando».Parte centrale del trittico «Comunisti», 1960 Olio su tela

Dopo 57 anni dalla loro prima visita, le opere dell’artista russo Gelij Korzhev ritornano a Venezia con una retrospettiva monografica allestita presso lo spazio espositivo dell’Università Ca’ Foscari: Gelij Korzhev, back to Venice. Dal 10 maggio al 3 novembre.

La mostra nasce da una collaborazione tra la Galleria Tret’jakovskaja di Mosca, l’Institute of Russian Realist Art e lo CSAR di Ca’ Foscari (diretto dai professori Silvia Burini e Giuseppe Barbieri), con lo scopo di presentare al pubblico internazionale una sequenza consistente delle opere del maestro russo, oltre 50 dipinti provenienti sia da gallerie pubbliche che da privati. La mostra si sviluppa su due piani, ogni sala raccoglie le macrocategorie in cui è possibile dividere l’intera produzione di Korzhev: i nudi monumentali, le nature morte, i ricordi della seconda guerra mondiale (indicata dal popolo russo come la grande guerra patriottica) e i tyurliki, mostri deformi e grotteschi che diventano simbolo di una denuncia sociale e degli intrighi politici.

Grande interesse è rivolto ai quadri presentati durante la 31° Biennale di Venezia (1962), dove il padiglione russo ha portato con sé una valida rosa di artisti, tra cui il nostro maestro, ma che ha riscosso pareri freddi e poco incoraggianti da parte della stampa internazionale. Posizione che si può spiegare con il periodo di transizione che l’arte russa stava vivendo in quegli anni, ossia l’abbandono progressivo della pittura di regime (definito anche realismo socialista) per aprirsi alla pittura europea ed arrivare al cosiddetto stile severo, dove l’accento è posto sulla verità non condizionata dal governo e sull’utilizzo di tecniche provenienti dalle avanguardie (che durante il periodo del realismo socialista erano state gradualmente oscurate).

In questo nuovo orizzonte si posiziona un innovativo studio del corpo di Korzhev: da una parte un’analisi cruda e quasi intima del corpo dei soldati mutilati dalla grande guerra patriottica e dall’altra la nascita di un corpo completamente deformato e quasi mostruoso, che diventa espressione di un corpo che non si riconosce più e che cerca una nuova identità (come succede a Korzhev stesso).

Koržev Gelij Michailovič: «Alzati, Ivan!», 1997.Olio su tela
Koržev Gelij Michailovič: «Alzati, Ivan!», 1997.Olio su tela

Fulcro di tutta la mostra resta il trittico dei comunisti presentato nel 1962 a Venezia e composto da tre quadri di diverse grandezze: Internazionale, due soldati dell’Armata Rossa immortalati sul campo di battaglia, uno suona il corno e l’altro regge il vessillo del reggimento, Alzando la bandiera, in cui si vede un civile inginocchiato che prende in mano la bandiera rossa abbandonata da un compagno caduto, e Omero, in cui uno scultore in abiti militari modella un busto del poeta greco. Questo trittico, insieme agli altri capolavori dedicati ai soldati mutilati (Tracce di guerra, 1963-65) e ai quadri dedicati ai tyurliki (Mutanti, 1973 – Triumfator, 1996) sono estremamente importanti non solo perché rompono il silenzio mostrando un corpo mutilato o diverso da quello perseguito da ogni artista del realismo socialista (un corpo atletico e ben proporzionato, in poche parole perfetto) ma soprattutto vero perché non più intero e omogeneo, permettendo finalmente una reale visione di quello che la guerra aveva comportato per l’uomo sia in termini fisici che mentali.

Le pennellate corpose e la scelta di colori forti come l’azzurro degli occhi del soldato (Tracce di guerra), la bandiera rossa del civile del Trittico (Alzando la bandiera) o la pelle diafana dei tyurliki sono capaci di catturare lo sguardo dello spettatore e porlo di fronte a una realtà cruda e dolorosa, che non si può solo osservare da lontano ma deve essere spunto per un ragionamento profondo e per una crescita consapevole e intelligente di noi stessi. Ad accompagnare le opere del grande maestro russo ci sono supporti video e le foto dell’allestimento del padiglione russo della 31° Mostra Internazionale d’Arte del 1962 (provenienti dall’Archivio storico delle Arti Contemporanee della Fondazione La Biennale).

Koržev Gelij Michailovič: Mattina grigia. Nudo su sfondo con finestra. 2006, Olio su tela
Koržev Gelij Michailovič: Mattina grigia. Nudo su sfondo con finestra. 2006, Olio su tela

Gelij Korzhev (1925-2012, Mosca) ha studiato all’Istituto d’arte Surikov (1944-50) e nel 1954 è diventato uno dei maggiori pittori del regime, entrando nell’Unione degli artisti della sua città natale e iniziando ad esporre con regolarità. Nel 1963 la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa lo ha insignito del titolo di artista onorario, è stato anche presidente dell’Unione degli artisti dal 1968 al 1976. Nel 2003 ricevette il premio Shalokhov per il significativo contributo alla cultura e al mondo russo.

Koržev Gelij Michailovič: Marusja, 1983-89, Olio su tela
Koržev Gelij Michailovič: Marusja, 1983-89, Olio su tela

 

Koržev Gelij Michailovič: Il nuovo slogan. 1998. Olio su tela
Koržev Gelij Michailovič: Il nuovo slogan. 1998. Olio su tela

Info utili

10 maggio – 3 novembre 2019

Martedì- domenica 10-18

Ca’ Foscari Esposizioni – Dorsoduro 3246 Venezia

Entrata libera

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