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La verità interiore di Inge Morath. La prima donna fotografo della Magnum Photos

Inge Morath, Autoritratto, Gerusalemme, 1958, | Fotohof archiv, Inge Morath Foundation, Magnum Photos

“Fotografare è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”. 170 scatti di Inge Morath in mostra a Palazzo Ducale di Genova, fino al 22 settembre.

Fotografa austriaca dallo straordinario talento, Inge Morath è famosa in tutto il mondo perché fu la prima donna fotografo a lavorare per l’agenzia Magnum Photos, un mondo che fino agli anni ‘50 era solo declinato tutto al maschile. Palazzo Ducale di Genova presenta una grande retrospettiva a lei dedicata, che offre la stupefacente occasione di conoscere più da vicino e in modo più intenso, la straordinaria arte creativa e la profonda sensibilità di questa meravigliosa fotografa austriaca, ma autentica cittadina del mondo.

Inge Morath, Tre megli con i loro pappagalli, Iran, 1956 |Fotohof archiv, Inge Morath Foundation, Magnum Photos

L’esposizione, curata da Brigitte Blüml–Kaindl, Kurt Kaindl e Marco Minuz, si concentra non solo sulla sua ricca produzione fotografica ma soprattutto sulla sua vita, sulla sua sensibilità, sulla sua anima. Il lavoro di Inge Morath, prima di ogni cosa, è la testimonianza di un rapporto, di una passione, di una necessità con la fotografia.

Le oltre 170 immagini e le decine di documenti ci offrono la più ampia ed esaustiva panoramica sullo straordinario lavoro prodotto da Inge Morath, ripercorrendone l’intera carriera, ma anche regalando al visitatore curioso e appassionato, uno squarcio significativo sulla personalità così sensibile della fotografa austriaca. Nel corso della sua vita ha viaggiato e fotografato molto in Spagna, Italia, Romania, Medioriente, America, Russia e Cina. Non ha affrontato mai questi viaggi con superficialità, bensì con serietà, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni regione dove si recava. Era capace di parlare correntemente tedesco, inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e mandarino.

 

Inge Morath, Lama vicino a Times Square, New York, 1957 | Fotohof archiv, Inge Morath Foundation, Magnum Photos

 

Negli scatti esposti in mostra ritroviamo tutta la forza vibrante dei suoi reportage di viaggio, quello dedicato alla città di Venezia, e le immagini scattate lungo il fiume Danubio, ma anche i reportage realizzati in Spagna e in Russia, nell’Iran e in Cina, in Romania e negli Stati Uniti d’America, e anche nella sua stessa terra natia, l’Austria. Sono immagini dove traspare la profonda umanità e sensibilità di Inge Morath, che è la cifra stilistica propria della sua arte.

Inge Morath ha imparato molto da Henri Cartier-Bresson a Ernst Haas e con cui ha collaborato in importanti reportage. Il suo stile fotografico affonda le sue radici negli ideali umanistici conseguenti alla Seconda Guerra Mondiale, ma anche nella fotografia del “momento decisivo”, così come l’aveva definita Cartier-Bresson. Le fotografie di Inge Morath sono immagini che raccontano squarci della società che la circonda, sviscerandola quasi, ma allo stesso modo narrano molto della sua stessa anima, della sua visione umana. In esse vedi il mondo che è intorno a noi e ci leggi tanto di lei, sono come pagine di un intimo diario segreto, che è, poi, la sua stessa vita e come lei stessa scrive: “La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”. Che si trattasse di persone comuni o personaggi pubblici il suo interesse era identico e s’indirizzava sempre verso l’intimità di ciascuno.

 

Inge Morath, Alberto Giacometti, Parigi, 1958 | Fotohof archiv, Inge Morath Foundation, Magnum Photos

 

Inge Morath è stata una donna determinata e volitiva, capace di imporsi in un mondo prettamente maschile, come quello della fotografia; è stata capace di rompere gli schemi sociali, che vedevano, negli anni ‘50, la donna solo come brava
moglie e buona mamma (e lei è stata anche moglie e madre di due figli!). Ma è stata anche una raffinata donna di cultura e sensibilità, vivendo preziose e intense amicizie con i più grandi intellettuali e artisti del XX secolo. Le stesse personalità che ha anche immortalato con i suoi scatti fotografici, immagini dove non è raffigurato solo il personaggio famoso, ma tra le pieghe della fotografia, possiamo leggere anche l’intimo e profondo legame d’amicizia che li legava con la fotografa.
E la ricordiamo anche per essere stata la moglie di Arthur Miller, colei che entrò nel suo cuore dopo la rottura con Marilyn Monroe. Lo conobbe sul set della pellicola hollywoodiana The Misfits, lei come fotografa di set, inviata dall’agenzia per cui lavorava, lui attore protagonista del film, accanto a mostri sacri come Clark Gable e la stessa Marilyn Monroe.

Informazioni utili

Loggia degli Abati, Palazzo Ducale, Genova

Dal martedì al venerdì 15-19

Sabato e domenica 11-19

 

 

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