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L’ineluttabilità del giudizio secondo Ozmo. Rieti apre alla Street Art

Ozmo, Al suono delle trombe. ph Marco Bellucci
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La Street Art di Ozmo si conquista un posto sul muro del Palazzo di Giustizia di Rieti. Al suono delle trombe cita il passato ma si pone come monito contemporaneo nei confronti di un ineluttabile momento del giudizio.

Al suono delle trombe sarà scaduto il tempo degli ultimi tentativi e delle confessioni, dei repentini cambi di rotta e dei disperati lamenti delle anime pentitesi in ritardo. Verrà allora il momento delle sentenze definitive e la giustizia dovrà compiere il suo dovere, favorendo l’assoluzione e l’ascesa di chi ha meritato la salvezza e precipitando il colpevole peccatore nell’angoscia del suo oscuro destino. Su questa risoluta atmosfera di non ritorno è costruito l’opera che Ozmo (Gionata Gesi) ha dipinto a Rieti. Impressionante nelle dimensione e nella precisione realizzativa, Al suono delle trombe risulta ancora più forte nella cassa di risonanza semantica che rappresenta il luogo dove è stato realizzato: il Palazzo di Giustizia.

Ozmo, Al suono delle trombe. ph Marco Bellucci
Ozmo, Al suono delle trombe. ph Marco Bellucci

Un efficace monito attorno alla tematica della scelta, dell’etica, della morte. Scorrendo sul binario parallelo della giustizia divina (l’opera fa esplicito riferimento al Giudizio Universale dei fratelli Torresani, conservato proprio a Rieti nell’Oratorio di San Pietro Martire) e terrena (il muro che la ospita è appunto quello del tribunale) l’opera di Urban Art realizzata da Ozmo vibra nell’angoscia che scuote i corpi, sia dei dannati che dei sani, nell’immane sforzo di trarsi o trarre in salvo. Nella fibrosa e carnosa resa dei corpi, l’artista imprime una tragicità greve che non si stempera nello sfondo azzurrino, ma anzi emerge ancora più dirompente e impone una riflessione immediata.

La possibilità di rimediare agli errori fatti, tanto nella sfera individuale che collettiva, si riduce costantemente e l’incubo del suono delle trombe si fa sempre più prossimo. L’ineluttabilità del giudizio estremo e l’urgenza di affrontarlo si condensa nello sforzo dei dannati di resistere al destino, nella pietà dei santi di compromettere loro stessi nel tentativo di salvare un’anima pentita tardivamente, nel vortice drammatico che avviluppa i corpi giovani e vecchi che rimandano dichiaratamente al Ratto delle Sabine del Giambologna (Rieti era una delle maggiori città dell’antica Sabinia), convinti di sfuggire alla sorte del loro incauto agire.

Ozmo, Al suono delle trombe. ph Marco Bellucci
Ozmo, Al suono delle trombe. ph Marco Bellucci

Ecmo realizza dunque un lavoro interessante, sensibile a diversi livelli di lettura. Un messaggio etico che si fregia di un citazionismo locale in linea con il concept dell’opera: un tributo religioso-artistico – che parte dal Giudizio Universale e celebra una dimensione spirituale – e uno politico-civico – posizionandosi proprio sull’edificio del tribunale e ponendo un affascinante, oltre che inquietante, monito alla responsabilità civica.

*Ozmo, Al suono delle trombe. ph Marco Bellucci

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