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Notre Dame: il miliardario Pinault dona 100 milioni per ricostruire la cattedrale distrutta dall’incendio

Salma Hayek e Francois-Henri Pinault (Photo by Stephane Cardinale - Corbis/Corbis via Getty Images) Salma Hayek e Francois-Henri Pinault (Photo by Stephane Cardinale - Corbis/Corbis via Getty Images)
Salma Hayek e Francois-Henri Pinault (Photo by Stephane Cardinale - Corbis/Corbis via Getty Images)
Salma Hayek e Francois-Henri Pinault (Photo by Stephane Cardinale – Corbis/Corbis via Getty Images)

Mentre Notre Dame ancora brucia, lasciando il mondo sconvolto, è già partita la corsa alla raccolta fondi per ricostruire il simbolo di Parigi.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che verrà ricostruite e Anne Hidalgo (sindaco di Parigi)  ha lanciato l’idea di una «conferenza internazionale dei donatori».

Il miliardario Francois-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato di Kering, gruppo che possiede marchi di lusso tra cui Gucci, Pomellato, Saint Laurent, e presidente di Groupe Artémis e proprietario della casa d’aste Christie’s nonché marito dal 2009 dell’attrice Salma Hayek, ha annunciato che donerà oltre 100 milioni di euro per la ricostruzione.

«Mio padre ed io – ha fatto sapere in un comunicato ufficiale, ripreso dai media francesi – abbiamo deciso di donare 100 milioni di euro per contribuire agli sforzi necessari per la completa ricostruzione di Notre Dame». Subito dopo è arrivato l’annuncio della famiglia Arnault, proprietaria del gruppo del lusso LVMH (che include oltre 70 marchi tra cui Christian Dior, Bulgari, Guerlain e Louis Vuitton) che donerà 200 milioni di euro.

 

Abbiamo chiesto a Joseph Di Pasquale, architetto di fama internazionale, un parere sull’effettivo stato dei danni dopo aver visto le immagini shock: “Quello che è successo a Notre Dame ieri è successo centinaia di volte a moltissime chiese e cattedrali in Europa nel corso dei secoli. Ma ho colto superficialità nel modo in cui ne parlavano i media. Andando a vedere la sezione strutturale della cattedrale, si vede infatti che la chiesa ha una volta in muratura che la chiude completamente. Il tetto in legno che è bruciato si trova al di sopra di questo tetto in muratura. La guglia era stata costruita nell’800. L’incendio si è sviluppato quindi al di sopra della copertura in muratura che hanno di fatto protetto l’interno. Questo in virtù della struttura della chiesa appunto. Quanto è successo ieri, contrariamente a quanto è stato detto in tv, non potrebbe mai succedere ad esempio al Duomo di Milano, dal momento che la copertura della cattedrale meneghina molto avvedutamente è stata realizzata completamente in muratura, nonostante il Duomo sia grande quasi in doppio della cattedrale parigina. Le foto interne di Notre Dame viste stamattina confermano che solo una campata e alcune piccole parti del volta in muratura hanno ceduto, lo squarcio maggiore probabilmente corrisponde alla campata sulla quale si è abbattuta la guglia nel momento in cui è crollata. Questo ha probabilmente fatto in modo che le reliquie che erano contenute nella parte sommitale cadessero all’interno della chiesa sul pavimento della cattedrale rendendo possibile il loro recupero avvenuto nella notte secondo quanto riferito dalla stampa. Diversamente sarebbero arse insieme al resto delle capriate al di sopra delle volte in pietra. La foto presa dal drone a incendio in corso faceva vedere chiaramente che i tizzoni di capriate stavano ardendo al di sopra del tetto in muratura della chiesa salvo in un punto dove non si vedeva nessun focolaio, corrispondente probabilmente alla campata di volta crollata nella navata centrale. Nonostante la struttura del tetto fosse quella originale del 13esimo secolo non è per nulla inusuale perdere le coperture in legno delle chiese a causa del fuoco. E successo centinaia di volte in tutta Europa. Moltissime delle coperture in legno di chiese anche molto famose sono in realtà dei rifacimenti posteriori alla costruzione originaria. A Milano ad esempio la copertura della chiesa di Sant’Ambrogio è totalmente in cemento armato e metallo rifatta a causa della distruzione causate dai bombardamenti inglesi durante la II Guerra Mondiale. Il pericolo maggiore ieri sera a Parigi era l’enorme impalcatura metallica che sovrastava la copertura e che era stata montata per effettuare i lavori. Credo che il principale intervento dei vigili del fuoco sia stato quello di raffreddare questa enorme impalcatura durante l’incendio dal momento che se queste tonnellate di acciaio fossero collassate avrebbero senz’altro sfondato le volte della copertura in muratura sottostanti, consentendo all’incendio di devastare anche l’interno della cattedrale. Per lo stesso motivo l’intervento dei canadair sarebbe stato deleterio dal momento che le tonnellate d’acqua versate in un solo colpo sulla copertura avrebbero anch’esse sfondato le volte. L’acqua in questi casi è infatti paradossalmente la principale responsabile dei danni al patrimonio artistico. L’immane quantità di acqua riversata sulla struttura avrà senz’altro rovinato affreschi e l’apparato decorativo interno dilavando sulle pareti la fuliggine e le polveri raccolti al di sopra della copertura. Una volta verificata la stabilità statica delle strutture murarie (cosa affatto non scontata) sarà possibile eventualmente consolidare le murature, riparare le parti di volta crollate recuperando il più possibile i conci crollati (come è stato fatto per la volta della chiesa di Assisi dopo il terremoto del 1997), per poi ripristinare la copertura. Come architetto auspico che questa ultima parte, il ripristino della copertura al di sopra delle volte, non sia fatta nello stesso modo e con le stesse tecnologie con Cui era stata costruita. Sarebbe un falso culturale e storico oltre a lasciare la cattedrale esposta nuovamente al pericolo di altri incendi. Sarebbe molto coraggioso invece indire un concorso per immaginare una copertura nuova che utilizzi le attuali tecnologie e materiali, con una guglia nuova che interpreti l’architettura della cattedrale ma secondo la tecnologia e l’architettura della contemporaneità!”.
Joseph Di Pasquale, architetto, professore a contratto e ricercatore presso il Politecnico di Milano.

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