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Lo Shed di New York, uno spazio flessibile, in movimento, mai finito. Si parte con Richter

Non è un museo. Non è un teatro. Non è un “immobile”. “E’ uno spazio flessibile, in movimento, mai finito: risponde in tempo reale alle sfide degli artisti e viceversa e’ una sfida per gli artisti”. E’ lo Shed, spiegato dall’architetto Elizabeth Diller dello studio Diller Scofidio + Renfro, che l’ha progettato.

E’ l’ultima novità culturale di New York, aperta dal 5 aprile, di fianco al nuovo complesso di uffici, residenze e negozi Hudson Yards. Qualcosa di molto diverso dalle oltre 1.200 altre istituzioni newyorkesi dedicate all’arte. Diverso dal punto di vista architettonico, perché si muove, letteralmente: su sei enormi ruote d’acciaio che spostano una parte della copertura per allargare lo spazio a seconda delle esigenze delle performance.

E’ diverso dal punto di vista artistico, perché e’ pensato per espressioni multimediali e ospita solo opere nuove, commissionate ad hoc da una squadra di quattro esperti guidata dal direttore artistico e ceo (amministratore delegato) del Shed, Alex Poot.

“Siamo un team con diverse competenze – ha spiegato Poot ad ArtsLife -. Ci consultiamo con autorevoli artisti in tutto il mondo, che ci aiutano a selezionare i migliori nel loro campo. Ogni anno elaboriamo un programma che prevede 18 nuove opere, un mix di pittura, scultura, musica, video, teatro, danza…”.

A questo si aggiunge un programma per artisti emergenti newyorkesi: un’open call dove invece sono gli stessi artisti a proporre progetti. “Il risultato e’ qualcosa che sfugge alla vecchia divisione arte ‘alta’/arte ‘bassa’ – ha aggiunto Poot -. Lo Shed e’ un posto per inventare, essere curiosi, prendere rischi”.

Il programma delle prime settimane offre fra l’altro la visione di “Reich Richter Pärt”: due performance dal vivo, una concepita dal compositore Steve Reich e dal pittore Gerhard Richter, l’altra da Richter e dal compositore Arvo Pärt. Le opere di Richter, appese alle pareti nella galleria al secondo piano, sono “Patterns”: il pittore le ha create partendo da “Abstraktes Bild” (1990), tagliando e riproducendo al computer “pezzi” di quel quadro per arrivare a immagini sempre più astratte, semplici colonne di colore. Parallelamente Reich ha composto un’opera con una struttura musicale ripetitiva che rispecchia il procedimento del pittore.

 

Per saperne di più: https://theshed.org/program
Per capire come e’ fatto e come si “muove” lo Shed:
https://dsrny.com/project/the-shed

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