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L’autosufficienza delle opere fiabesche di Giacomo Piussi

Sulla sponda sinistra dell’Arno nella città di Firenze, nel quartiere San Frediano Oltrarno, vive e lavora Giacomo Piussi, friulano di nascita ma fiorentino di adozione.

In questa zona della città, centrale ma fuori dai classici circuiti del turismo globale, Giacomo ha il suo habitat in una deliziosa palazzina cielo/terra, una volta forse considerata come casupola semplice, lo studio a piano terra dove c’era la stalla per le carrozze, e l’abitazione al 1° piano.

La via nel borgo San Frediano, piccola e silenziosa in una sequenza di case basse, costeggiata frontalmente della possente alta muraglia in mattone rosso del giardino Torrigiani, inizia dalla piazza Torquato Tasso, punto di riferimento per questa sponda della città. L’atmosfera è molto tranquilla, ricorda quella di un piccolo villaggio medioevale.

Giacomo apre il grande portone del suo studio e ci inoltriamo nel suo mondo di polvere e colori. Alle pareti di destra sono ordinatamente appese alcune recenti opere su tela, ritratti di donna in piccolo formato, una suggestiva quadreria di opere a colori con volti, dalle fattezze candide e caratteriali, possibile versione contemporanea delle Ragazze di San Frediano di letteraria memoria.

Sui tavoli le bozze, gli studi e prototipo di bracciali pronti per la fusione in argento. Poco lontano su altri tavoli sono depositati gli stampi in gesso di recenti sculture presentate ad una fiera d’arte a Miami con notevole successo di pubblico.

In una mensola vicina sono ordinatamente accatastati i suoi numerosi studi, volumi di disegni rigorosamente catalogati in sequenza annuale. Sono i suoi appunti spontanei, raccolti con meticolosità e precisione, spunti, idee e ispirazioni avuti di getto, abbozzi di progetti al loro nascere, piccoli dettagli raggruppati in quadernoni di carta ai quali si ispira per l’esecuzione di opere in totale libertà di ispirazione.

Carte e matite colorate sparse sui tavoli, bozzetti di opere che stanno prendendo forma. Cavalletti per dipingere con tele da ultimare, piccoli bidoni di colore, pennelli e pennelletti vari. L’atmosfera è di dinamico, pratico disordine. Sul fondo dello studio l’ordinato archivio/magazzino di precedenti tele ben accatastate, organizzate in funzione della misura. Di fonte un piccolo deposito delle sculture e degli ingombranti calchi usati per le fusioni, bassorilievi in pietra e terracotta, bronzo.

Sul finire si accede ad un’altra ampia stanza, un ampio e comodo divano, un tavolone pulito un piccolo lavandino e libri e riviste ovunque. E’ la stanza dell’immaginazione, rilassante, illuminata da un efficace sistema da rendere l’impianto con effetto “da luce del giorno”.

Il clima è molto gradevole, lo stesso Giacomo è un omone di quasi 2 metri con eccellente attitudine ad ospitare e raccontare il suo lavoro. Molteplici sono le discipline artistiche alle quali Piussi dedica il proprio talento, ce ne mostra le opere vagando casualmente nello studio. Diplomatosi all’Accademia di Milano e con mamma pittrice, Piussi è prevalentemente pittore ma audace anche con sculture in gesso, bronzo e terracotta, molto apprezzabili anche per la poetica che li accomuna al linguaggio pittorico.

La pittura, tecnica più immediata, ritrae prevalentemente persone immaginarie, specialmente femminili, colte in momenti di silenzio ed intimità all’interno della propria abitazione, sul divano, sotto la doccia, a tavola, mentre si accingono ad entrare in vasca, allo specchio o mentre leggono un libro. Una visione semplice e suggestiva di domestiche attitudini.

“Tanti anni fa ho fatto un lavoro in cui due donne sorseggiano il tè ed una dice all’altra: “il mondo è grande”, “non è più grande del nostro salotto” risponde l’altra, come a dire che gli oggetti e i libri e le persone, e qualunque contenitore di informazioni di cui ci circondiamo nel nostro salotto borghese È il mondo, non solo la sua rappresentazione. Questa autosufficienza è quella che cerco di dare alle mie opere. Sono auto concluse, indipendenti.”

Il senso è qui, creare opere libere ed autonome, nonostante la visibile ripetuta rilettura del soggetto che, nel tratto immaginario e fiabesco, diventa ossessione visiva al limite del maniacale.

La figura, il profilo della linea del volto nei ritratti delle sue donne sembra sempre lo stesso poiché i lineamenti sono simmetrici e assimilabili, sembrano sovrapponibili l’una con l’altra. Sono anni che questo volto “assoluto” ispira e accompagna Giacomo nella sua ricerca artistica. In quel volto “simmetrico” e privo di ogni emozione fisiognomica, sono racchiusi tutti i volti del mondo.

E’ un atteggiamento enciclopedico, come lo intendeva Umberto Eco, di creare dalle liste infinite, trovare in interminabili cataloghi di informazioni, di immagini una figura unitaria: guardare avidamente l’arte del passato per vedere in quale piega dell’espressione umana, più’ che della storia, c’è la chiave per capire quello che siamo.

La prima mostra nel 1996 svelava già al pubblico l’eleganza sottile della sua musa/e prediletta/e ritratta nella quotidianità casalinga in ambienti sofisticati, silenziosi, eleganti e solitari, con atmosfere da Il giardino dei Finzi-Contini a cogliere la protagonista a tu per tu con arredi e spazi dei quali si giova ai fini della narrazione biografica, con tutto il rumore del mondo fuori.

Bisognerebbe approfondire le argomentazioni di Eco, Goethe, Borghes, Darwin: da tutti questi si evince, in modo diverso, come un pulviscolo di informazioni si condensa in UN gesto, in UNA singola azione. Genere di discorso che può andare avanti all’infinito…. parlare di arte!

Nei bassorilievi, Piussi si ispira all’arte alto medievale, a quei bassorilievi rozzi che avevano una funzione divulgativa più che estetica, e quel modo di spiegare le cose in modo semplice e sintetico. Con passione e sensibilità Giacomo ci fa vedere i suoi lavori appartenenti alle diverse ricerche sviluppate negli anni.

Nelle serie pittorica della Giungla, le tele sono popolate da animali, veri e immaginari, animati e colorati su spazio indefinito a fondo bianco con suggestione fiabesca ed infantile nei quali draghi, cani, cavalli, orsi, e tigri si mescolano a piante dalle svariate forme. La sua quadreria è un furore di emozioni, un viaggio visionario dove emerge la semplicità pratica dell’essere artista. Giacomo ci racconta infine del suo ultimo progetto alla galleria di Susanna Orlando a Pietrasanta alle pareti dalla quale ha disegnato installazioni di interni immaginari regalando così la suggestione visiva di interno dentro un interno.

Il sito internet dell’artista 

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