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Ereditiera d’arte fa causa ai familiari per mettere in vendita l’intera collezione

Jean-Michel Basquiat Flesh and Spirit (1982–83). Courtesy of Sotheby’s. Jean-Michel Basquiat Flesh and Spirit (1982–83). Courtesy of Sotheby’s.
Jean-Michel Basquiat Flesh and Spirit (1982–83). Courtesy of Sotheby’s.
Jean-Michel Basquiat Flesh and Spirit (1982–83). Courtesy of Sotheby’s.

Oltre 60 opere per un valore totale che supera i $50 milioni. L’ereditiera newyorkese Belinda Neumann fa causa al padre e alle sorelle per mettere in vendita l’intera collezione di famiglia

Una lotta intestina che prosegue ininterrottamente da anni, dentro e fuori le aule dei tribunali di Manhattan. Di pochi giorni fa l’ultima mossa dell’ereditiera e collezionista Belinda Neumann-Donnelly, che ha deciso di fare causa al padre e alle due sorelle, cercando di ottenere la vendita forzata dell’intera e storica collezione d’arte. Nei documenti legali si parla di una collezione stimata circa $50 milioni, di cui più della metà potenzialmente dovuti ad un’opera di Basquiat del 1982, Untitled (Tyranny).

Non è questa la prima volta che la famiglia Neumann si ritrova a litigare in tribunale per la vendita di opere d’arte. Belinda (52 anni) infatti, è stata recentemente coinvolta per mesi in una disputa legale con il padre Hubert Neumann (87 anni). La battaglia tra i due è iniziata attorno ad un altro dipinto di Basquiat, Flesh and Spirit (1983), che la Neumann-Donnelly ha venduto all’evening sale di arte contemporanea di Sotheby’s, il 16 maggio 2018, per $30,7 milioni. (Ve ne abbiamo parlato qui). L’opera apparteneva alla moglie di Hubert, Dolores O. Neumann, che ha però volontariamente escluso il marito dal personale testamento, denunciando decenni di abusi fisici subiti. (Le accuse sono state prontamente negate da Hubert).

I problemi sono iniziati quando Belinda, a seguito della morte della madre nel 2016, ha ereditato l’opera di Basquiat, che ha poi deciso di mettere in vendita. Il padre non ha perso tempo. Cercando di bloccare la vendita, ha denunciato la figlia in tribunale, accusandola di aver convinto la moglie Dolores ad affidarle i diritti di proprietà dell’opera quando si trovava in stato di incapacità e sotto l’effetto di cure mediche.

Melissa Neumann, Hubert Neumann, and Belinda Neumann. Photo by Owen Hoffmann, ©Patrick McMullan.
Melissa Neumann, Hubert Neumann, and Belinda Neumann. Photo by Owen Hoffmann, ©Patrick McMullan.

Hubert Nuemann ha perso la causa e come sappiamo, Flesh and Spirit (1983) è stata venduta per oltre 30 milioni di dollari. Nonostante ciò dopo l’asta, Belinda con dente avvelenato, a sua volta ha fatto causa al padre, affermando che il processo contro la vendita del Basquiat abbia dissuaso potenziali compratori e fatto diminuire il valore dell’opera in asta di alcune decine di milioni.

Negli ultimi giorni, Belinda è tornata all’attacco, sostenendo che l’intera collezione di famiglia dovesse essere venduta, anche contro la volontà del padre e delle sorelle. “La comproprietà non ha più ragione di esistere”. Queste le sue parole di fronte alla corte suprema di Manhattan. “Tutte le opere devono essere vendute, e i proventi divisi in conformità ai rispettivi interessi di proprietà delle parti”.

Quest’ultimo processo, chiama in causa anche le due sorelle di Belinda, Melissa (49 anni) e Kristina (54 anni). La maggior parte della collezione di famiglia è stata infatti ereditata dalle sorelle grazie ad un trust istituito dallo zio Arthur J. Neumann e amministrato da Hubert. Oltre al già citato Untitled (Tyranny) del 1982 di Basquiat, la collezione include opere di Sandro Chia, Pablo Picasso, Alexander Calder, Vanessa Beecroft, Bruce Conner, Jean Dubuffet, Keith Haring, Jeff Koons, Joan Miro, e Claes Oldenburg.

Nonostante siano molti i capolavori coinvolti, Belinda Neumann –considerando il grande divario tra i prezzi di mercato delle singole opere e i rapporti ormai del tutto deteriorati tra i familiari- ha deciso di non prendere nemmeno in considerazione la possibilità di spartire la collezione con le sorelle e il padre. Ha così richiesto in tribunale la vendita dell’intera collezione.

Fonte: Artnet News

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