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Anteprima. Apre ICA Milano. L’arte contemporanea che costruisce la contemporaneità. IMMAGINI

Yto Barrada, Plumper Assemblage e Untitled (felt circus flooring, Tangier), ICA Milano. Foto Artslife Yto Barrada, Plumper Assemblage e Untitled (felt circus flooring, Tangier), ICA Milano. Foto Artslife
James Lee Byars, The Coscience, ICA Milano. Foto Artslife
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Apre finalmente l’ICA  Milano, uno spazio innovativo dove l’arte non è solo contemporanea, ma contribuisce alla contemporaneità. Ad inaugurare l’istituto la mostra Apologia della Storia – The Historian’s Craft, visitabile fino al 15 marzo.

Scarno, povero, essenziale. Così si presenta, volutamente, il nuovo ICA di Milano. La bellezza, classicamente intesa, non è sempre necessaria se c’è l’incanto. E d’incanto ne è pieno l’Istituto Contemporaneo per le Arti: lo si intravede nelle pareti grattate, lo si respira nell’aria spessa delle ampie sale e soprattutto lo si percepisce dalla chiara intenzione di privilegiare il contenuto al contenitore. Una realtà inedita in Italia e in Europa (Inghilterra esclusa) che per parola del suo direttore Alberto Salvadori “non sarà un museo, dal momento che l’intento non è collezionistico, ma espositivo e soprattutto generativo”.

L’ICA si propone infatti come una fucina di idee e di occasioni, dove le mostre si incroceranno ad un programma interdisciplinare di incontri, seminari e laboratori. Uno spazio dove gli artisti possono trovare libero campo d’espressione, ma anche dove il pubblico viene coinvolto in un percorso dinamico e strettamente relazionato al territorio. Milano e in particolare il quartiere Ripamonti (via Orobia 26) sono il terreno dove coltivare lo spirito di condivisione e partecipazione di cui l’istituto si fregia.

ICA Milano. Foto Artslife
ICA Milano. Foto Artslife

“Contemporaneità non può essere solo un aggettivo, ma deve diventare un concetto”, continua Salvadori. E nel solco della contemporaneità si muoverà l’istituto, toccando trasversalmente diverse discipline: dal cinema alla musica, dall’arte alle attività di formazione, dalla letteratura alla filosofia (a cui è dedicata la Scuola di filosofia ICA Milano).

La stessa mostra inaugurale, Apologia della Storia – The Historian’s Craft, curata da Alberto Salvadori e Luigi Fassi, interpreta la contemporaneità sotto la lente della storia. Il concept dell’esposizione poggia sulle riflessioni del grande storico francese Marc Bloch (1886-1944). Nel suo celebre scritto omonimo, Bloch teorizzò una metodologia storiografica libera da un indottrinamento rigido, volta ad assorbire nella sua ricerca diverse discipline umanistiche, in grado di indagare a fondo l’elemento centrale della storia: l’uomo. Così l’arte può e deve affiancare il metodo storiografico classico nell’interpretazione delle vicende passate, con il preciso obiettivo di orientarci nel presente.

Yto Barrada, Plumper Assemblage e Untitled (felt circus flooring, Tangier), ICA Milano. Foto Artslife
Yto Barrada, Plumper Assemblage e Untitled (felt circus flooring, Tangier), ICA Milano. Foto Artslife

Passeggiando per la mostra si notano delle persone non vedenti esplorare le potenzialità tattili sfiorando un elefante; 400 asini bianchi abitare l’isola sperduta di St. John; degli orfani girare per le strade di Bucarest bruciando piccoli cumuli di polline; uno zoo surreale divenire simbolo del dramma iracheno. Ma cosa c’entra tutto questo con la storia?

Sono le dissonanze, le ambiguità, le pieghe della storia ufficiale che però partecipano attivamente a fondare la memoria collettiva e, di conseguenza, la storia. La storia è in fondo composta da piccoli e grandi vicende, e i suoi protagonisti sono gli uomini. Ogni uomo e ogni storia sono partecipi di qualcosa di più grande, ogni esperienza può essere veicolo per comprendere dinamiche incommensurabili.

Paul Pfeiffeir, Study for Incarnator, ICA Milano. Foto Artslife
Paul Pfeiffeir, Study for Incarnator, ICA Milano. Foto Artslife

“Papà spiegami a cosa serve la storia”

“Si ricorre alla storia quando c’è di mezzo l’uomo. Sono gli uomini che la storia vuole afferrare”

Marc Bloch, Apologia della storia

La mostra riesce nell’intento di far emergere come in negativo la storia, afferrando le esperienze di esistenze credute marginali. E siamo certi che allo stesso modo, anche l’ICA riuscirà ad afferrare e coinvolgere ogni elemento della nostra società in divenire.

Nanna Debois Buhl, Looking for Donkeys, ICA Milano. Foto Artslife
Nanna Debois Buhl, Looking for Donkeys, ICA Milano. Foto Artslife

*James Lee Byars, The Coscience, ICA Milano. Foto Artslife

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