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Figure di suggestiva ambiguità come metafore dell’uomo. Più che umani di Paola Bartolacci a Milano

Il Gioiello, 2018, acrilico su tela Il Gioiello, 2018, acrilico su tela
Il Gioiello, 2018, acrilico su tela
Il Gioiello, 2018, acrilico su tela

PIU’ CHE UMANI. Animali immaginifici,  figure di suggestiva ambiguità come metafore dell’uomo. Nuova mostra personale di Paola Bartolacci a Milano, allo spazio dell’Associazione Culturale Gruppo R3 in via Ulderico Ollearo 3, dal 29 settembre al 14 ottobre 2018, a Milano. L’appuntamento segna una nuova tappa in un percorso di ricerca che l’artista realizza attraverso una profonda riflessione circa le complesse relazioni tra mondo animale, l’essere umano e il suo ambiente.

Curata da Bianca Pilat, la rassegna propone una quindicina di opere con le quali Paola Bartolacci dà vita a un mondo immaginifico, popolato da innocenti creature – più che umane appunto – che diventano protagoniste di metafore dell’esistenza umana, spesso ricca di complessità e contraddizioni.

“Gli animali sono al centro di buona parte del mio lavoro” – ci dice Paola Bartolacci – “ma la mia ricerca è antropocentrica: metto l’uomo al centro della riflessione”. Il cuore della questione, dunque, non sono gli animali, nemmeno quando sono loro i protagonisti delle opere, ma costituiscono quasi sempre la mediazione più spontanea  per indagare l’uomo, i suoi vizi e le sue ambiguità.

Bon appètit XL, 2017, tecnica mista, 20x18x9
Bon appètit XL, 2017, tecnica mista, 20x18x9

“Che nel suo lavoro ci sia un preciso Teatro della crudeltà, appare evidente” – afferma lo storico dell’arte Flavio Caroli – “perché l’artista è tenera con gli animali e feroce con le somiglianze uomo-animale. Ciò che non va è l’uomo” – continua Caroli – “che, appena può, imita goffamente quella animalità”.

Alla luce di questo sguardo critico, si inserisce Amore e psiche, un’opera con effetti tridimensionali. L’opera rappresenta un cavallo dal perfetto aspetto esteriore e contemporaneamente, a seconda della diversa angolazione in cui si pone l’osservatore, la  sua parte la parte interiore che viene descritta da una naturale, e al tempo stesso poetica e delicata, anatomia dell’animale. Esposto anche Cuore sacro, raffigurante il dolcissimo cane di Paola, quale immagine simbolo dell’amore incondizionato quale unica ancora di salvezza. Accanto ai dipinti, dominano la scena espositiva le sculture. Opere che  evidenziano la capacità di Paola Bartolacci di accedere con naturalezza alle diverse tecniche esecutive quale parte integrante del processo creativo e dei suoi linguaggi espressivi.

Timidezza, 2018, acrilico su tela
Timidezza, 2018, acrilico su tela

“Sebbene siano spesso di  dimensioni contenute – commenta la curatrice Bianca Pilat – “queste opere sono estremamente potenti; come emozioni plastiche che ci riconducono sempre di fronte allo spettacolo della nostra vita a confronto con la verità della natura”.

Nell’alternanza tra cuore e cervello, ironia e sagace sarcasmo, tipici della cifra espressiva di Paola Bartolacci, conquistano l’attenzione inquietanti lattine di aringhe immerse nel petrolio,  dalle diverse dimensioni a ricordarci che il degrado non ha limiti o confini. Presente anche Spirito libero, che nel volo di una meravigliosa colomba finalmente liberata dalla costrizione della cassa toracica abbandona vincoli e sovrastrutture umane, o ancora Emergenza amore un cuore, anatomicamente perfetto, pronto a sostituire la mancanza di amore.

 

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