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Bacon e Giacometti, un confronto inaspettato alla Fondazione Beyeler di Basilea

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ALBERTO GIACOMETTI UND FRANCIS BACON, 1965 Tirage gélatino-argentique © Graham Keen

Ancora una volta la Fondazione Beyeler di Basilea è in grado di stupire il pubblico con una mostra unica e spettacolare: Bacon e Giacometti.

Un nucleo di 100 opere che sviluppano un confronto inaspettato, legami e assonanze che creano un dialogo fino a oggi sconosciuto, conducendo gli spettatori dentro un viaggio sulla figura umana, ma anche dentro la vita e la storia artistica di due amici e rivali. Sebbene a prima vista le loro produzioni appaiano assai diverse, l’inedito raffronto tra i due artisti fa emergere convergenze stupefacenti. La mostra propone opere famose integrate da lavori raramente visibili al pubblico. Spiccano una serie di gessi originali dal lascito Giacometti, mai esposti prima d’ora insieme a quattro grandi trittici di Bacon.

La mostra è curata da Catherine Grenier, direttrice della Fondation Giacometti, da Michael Peppiatt, esperto di Bacon e suo amico, e da Ulf Küster, curatore della Fondation Beyeler. L’esposizione riflette su alcuni elementi precedentemente trascurati, partendo dal fatto che Francis Bacon si dichiarava “debitore di Giacometti”, già famoso in Gran Bretagna alla fine degli anni ’40, quando Bacon era ancora agli esordi. Il pittore britannico e lo scultore svizzero si conobbero agli inizi degli anni Sessanta grazie a un’amica comune, la pittrice Isabel Rawsthorne. Nel 1965 erano entrati in confidenza a tal punto che Bacon visitò Giacometti alla Tate Gallery di Londra mentre questi stava allestendovi una sua personale, momenti immortalati dal fotografo inglese Graham Keen che documentano l’incontro e ritraggono i due artisti immersi in un vivace scambio di idee, ed è proprio da quel doppio ritratto fotografico che la mostra prende avvio.

Altro elemento importante è l’assoluta importanza della figura umana nella loro espressione artistica, associata a studi profondi degli antichi maestri. Entrambi si proclamavano realisti, e sebbene facessero sempre riferimento alla figura umana, ne portarono all’estremo l’astrazione, ognuno in modo del tutto personale, lavorando sul corpo frammentato e deformato, dedicandosi, quasi totalmente, al ritratto e alla rappresentazione dell’individualità umana ossessionata e alienata.

GIACOMETTI EN PEIGNANT DANS SON ATELIER À PARIS, À CÔTÉ LA GRANDE TÊTE, PARIS, CA. 1957 Photo de Ernst Scheidegger © 2018 Stiftung Ernst Scheidegger-Archiv, Zürich
GIACOMETTI EN PEIGNANT DANS SON ATELIER À PARIS, À CÔTÉ LA GRANDE TÊTE, PARIS, CA. 1957
Photo de Ernst Scheidegger
© 2018 Stiftung Ernst Scheidegger-Archiv, Zürich

Altro elemento in comune era l’interesse che Ernst Beyeler aveva per tutti e due gli artisti. Di Giacometti organizzò due mostre personali, in galleria trattò più di 350 opere e partecipò attivamente alla nascita della Fondazione Alberto Giacometti a Zurigo. Anche per Bacon organizzò due mostre personali e collettive e trattò circa 50 tra tele e trittici, contribuendo a rendere entrambi famosi in tutto il mondo. Non sorprende, perciò, che le opere di Bacon e Giacometti siano pietre miliari della Collezione Beyeler: si pensi al gruppo di figure completo concepito da Giacometti per la Chase Manhattan Plaza, con il celeberrimo Homme qui marche II (1960), e al trittico In Memory of George Dyer (1971) che Bacon dedicò al suo defunto amico. Quanto a Lying Figure (1969), appartenente alla raccolta, Bacon scrisse in una lettera a Beyeler che la riteneva una delle sue opere migliori.

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Sono nove le sale dedicate alla mostra, suddivise per sezioni tematiche,  in cui i lavori di Bacon e Giacometti si presentano accostati, a rivelare le differenze ma anche le similitudini; si sottolineano peculiarità, ad esempio i colori spesso brillanti in Bacon e i toni di grigio fortemente differenziati tipici dei lavori di Giacometti. Due importanti video vengono proiettati sulle pareti e sul pavimento permettendo così al pubblico di immergersi in modo totale nel mondo degli artisti, immagini che si completano con il materiale storico e fotografico degli artisti.

L’esposizione si è arricchita grazie ai prestiti giunti sia dalle collezioni private sia da quelle pubbliche nel mondo, come l’Art Institute di Chicago, il Museum of Modern Art di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Le opere di Giacometti provengono essenzialmente dalla Fondation Giacometti di Parigi, che includono anche gessi mai precedentemente presentati al pubblico.

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29 aprile – 2 settembre 2018

FONDAZIONE BEYELER
Baselstrasse 77 CH 4125 RIEHEN
ogni giorno 10.00–18.00, mercoledì fino alle 20.00
www.fondationbeyeler.ch

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