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Copiare è megghiu ca futtiri. Parola di Damien Hirst

Hirst copiare
Hirst copiare
Damien Hirst admitted that the idea for his spot paintings, below, may have come from the painter Larry Poons FRANCESCO GUIDICINI FOR THE TIMES

Ancora una volta Damien Hirst si prende la scena dichiarando in un’intervista al Times che per un artista copiare e rubare idee ed immagini altrui è lecito.

Creare è anche un po’ rubare, copiare. Essere o non essere “originali”, questo è il problema: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna o prender armi contro un mare d’affanni e… copiare, copiare?

>>Polemica un poco retorica in realtà dato che, essendosi smarrito il platonico archètipo, non ci resta che un surrogato mondo di ombre, copie appunto. Ergo, copiate gente, vi sarà dato.

Il modernista mito della primogenitura, figlio della darwiniana concezione della cultura come continuo superamento inveratosi nelle avanguardie del primo novecento, si è definitivamente infranto contro il muro di gomma dell’era postmoderna del “tana libera, liberi tutti”. Quindi l’uomo in Lebole del “pensiero debole” può liberamente attingere all’albo delle figurine che la Storia e la cronaca generosamente gli suggeriscono. Liberati dalla padella del nuovo à tout prix, siamo precipitati nella brace del riduzionismo liquido pot-postmoderno. Verticale/orizzontale, alto/basso, come la Santa Pasqua, il pensiero fluttua nel vuoto pneumatico “libero” di comporre il suo solitario Olimpo di immaginine.

Liquidi saluti
L.d.R.

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