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Street Art e valori immobiliari: esiste una correlazione?

Blu, Brothers and Chain, Cuvrystrasse, Kreuzberg, Berlino. Come apparivano prima della loro cancellazione nel 2014 Blu, Brothers and Chain, Cuvrystrasse, Kreuzberg, Berlino. Come apparivano prima della loro cancellazione nel 2014
Street Art. Muro
Street Art. Muro / Jim Avignon

di Annapaola Negri-Clementi e Filippo Federici

Abstract dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo su Art&Law N. 1/2018 (rivista scientifica di matrice giuridica dello Studio Legale Negri-Clementi – cfr. http://negri-clementi.it/it/artlaw-2018/ ).

L’arte di strada[1] seduce un numero crescente di collezionisti[2] e ha un ruolo sempre meno trascurabile nelle valutazioni real estate.

Quest’ultimo fenomeno, certamente vero e consolidato all’estero, si pensi a città come New York, Londra, Berlino, Parigi e alle rivalutazioni immobiliari registrate negli angoli prescelti dagli artisti di strada (come i quartieri di Tribeca e Brooklyn a New York, a Camden a Londra, a Le Marais e Vitry sur Seine a Parigi o Kreuzberg, Friedrichshain e in generale a tutto l’East Side di Berlino), inizia a manifestarsi – sebbene con un marcato ritardo rispetto alle sopracitate esperienze transnazionali – anche in Italia.

Blu, Brothers and Chain, Cuvrystrasse, Kreuzberg, Berlino. Come apparivano prima della loro cancellazione nel 2014
Blu, Brothers and Chain, Cuvrystrasse, Kreuzberg, Berlino. Come apparivano prima della loro cancellazione nel 2014

Sebbene nel nostro Bel Paese gli street artists siano stati visti per molto tempo come dei vandali o, nel migliore dei casi, come degli imbrattatori di muri con scarso senso civico[3], l’arte di strada è oggi meglio compresa che in passato e sempre più apprezzata e ricercata[4].

Anche in Italia si inizia a registrare un interesse del mercato immobiliare in palazzi con opere di street art (Lapo Elkann aveva scelto per esempio di insediare la sua agenzia creativa Independent Ideas in un immobile in Via Pestalozzi al cui interno si trova un “Obey” di Shepard Fairey).

Si pensi poi all’apporto virtuoso degli street artists a quartieri meno centrali quali ad esempio Lambrate nell’hinterland milanese alla zona di San Salvario (Torino) o Tor Marancia a Roma.

Sono gli stessi proprietari di immobili o di appartamenti ora a richiedere agli artisti di strada di decorare i propri muri con le loro opere[5].

Ma anche importanti marchi stanno vedendo nella street art un veicolo pubblicitario per celebrare il lancio di un nuovo prodotto[6].

Ikea, invece, nell’ambito del progetto “Ikealovesearth” è ricorsa a una street art performance per comunicare il proprio impegno contro l’inquinamento e in generale per sensibilizzare il pubblico dando un messaggio di sostenibilità[7].

Non mancano poi i casi in cui chiese, curie, conventi, ospedali, scuole, aziende municipalizzate e alberghi o Comuni hanno chiesto ad artisti di strada di valorizzare pareti e, in genere, spazi.

In ambito ecclesiastico si ricorda l’enorme murale Tuttomondo di Keith Haring sulla Chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa realizzato nel 1989, i muri esterni del Convento della Visitazione in Piazza Cardinal Ferrari e i volti celebri della cultura milanese degli Orticanoodles (Walter Contipelli e Alessandra Montanari), la facciata dell’Archivio Diocesano e le scaglie del “poeta di strada” Ivan Tresoldi alias ivan e la decorazione di un muro di 40 metri lineari appartenente alla Basilica di San Lorenzo, tra le Colonne di San Lorenzo e il Parco delle Basiliche.

Un altro esempio è offerto dal progetto di riqualificazione urbana realizzato con dei murales di Pao che ha coinvolto un lungo muro esterno e un magazzino sito nel cortile interno dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano.

Con riferimento ad aziende private vengono in mente i murales sulla parete di uno stabilimento della Perfetti Van Melle Italia S.p.A., anche in questo caso realizzato da Pao per celebrare i 70 anni di attività, e a quello degli Orticanoodles sulla Ciminiera Branca[8].

PAO, Progetto 70 anni Perfetti Van Melle, 2016 - Milano
PAO, Progetto 70 anni Perfetti Van Melle, 2016 – Milano
Orticanoodle, Ciminiera Branca, Via Resegone - Milano
Orticanoodle, Ciminiera Branca, Via Resegone – Milano

A Milano nel 2015, A2A e Fondazione AEM, in collaborazione con il Comune di Milano, hanno creduto all’idea Energy Box sostenendola con convinzione nell’ambito del progetto di arredo urbano Urban Art Renaissance. Il progetto ha coinvolto più di cinquanta artisti di fama internazionale selezionati da A2A e Fondazione AEM con la supervisione del critico d’arte e ordinario di storia dell’arte moderna al Politecnico di Milano Flavio Caroli. Oltre centocinquanta centraline semaforiche sono state così trasformate, da elementi neutri di arredo urbano indispensabili per il funzionamento fisiologico di una città, in vere e proprie opere d’arte.

Bros e Sonda, campagna Energy Box, AEM, 2015, Milano
Bros e Sonda, campagna Energy Box, AEM, 2015, Milano

Con riferimento all’attività ricettizia alberghiera si pensi invece al caso del nuovissimo e lussuoso NYX Hotel a Milano che ha fatto di “Palazzo Philips” un Palcoscenico per street artisti contemporanei o al B7-Art Apartments che dovrebbe aprire a brevissimo a Milano nell’ex colorificio di Via Biondelli n. 7.

Non si può non menzionare la pregevole scelta del Comune di Milano di far dipingere a noti writers i new jersey di cemento armato che sono posizionati in corrispondenza degli accessi delle principali aree pedonali di Milano al fine di scongiurare attacchi terroristici.

Sebbene dunque anche in Italia il pubblico (non senza eccezioni) stia imparando a conoscere e ad apprezzare questa forma di espressione artistica solo negli ultimi anni è innegabile che alla street art sia sempre più riconosciuto un ruolo importante – oltre che nel panorama artistico anche – nella rivalutazione di zone e immobili[9].

Nel gennaio 2012 è stato scritto che “in Italia il potere della street art nella rivalutazione degli immobili” era “sottostimato[10]. Oggi invece, superate le ultime ostilità connaturate al nostro retaggio culturale, è pacifica anche in Italia la capacità della street art di rivalutare aree urbane e ciò con particolare riferimento a quelle dismesse o degradate.

***

È oggi ancora difficile – ma non impossibile – stabilire parametri oggettivi di correlazione tra street art e valore degli immobili. Molte, infatti, sono le variabili in gioco.

Prima fra tutte la fama dell’artista. Altre variabili sono invece la liceità dell’opera e la tecnica utilizzata. Alcune opere e/o istallazioni, seppur molto d’impatto, si dimostrano effimere e solo di poco momento. Altre invece potrebbero essere non autorizzate e quindi suscettibili di essere rimosse. È poi meglio che l’opera sia sul palazzo in cui si vuole investire o che l’opera sia visibile dal palazzo in cui si vuole investire? Infatti si potrebbe dire che il dividendo artistico è  maggiore nel secondo caso.

Sul tema iniziano a registrarsi alcuni studi. E invero si sta sviluppando un processo di valutazione in termini economici dei dati relativi all’accesso e alle diffusione delle opere via internet e social network.

Un recente studio dell’Università di Warwick (Regno Unito) ha dimostrato come quartieri che hanno una percentuale più elevata di arte urbana come murales, sculture esterne o addirittura eventi artistici locali abbiano sperimentato un aumento del valore di mercato.

L’articolo “Quantifying the link between art and property prices in urban neighbourhoods”, di Chanuki Illushka Seresinhe, Tobias Preis, Helen Susannah Moat del 27 aprile 2016 va proprio a ricercare una correlazione tra street art e valutazione, o ri-valutazione, immobiliare.

Secondo i tre ricercatori dell’Università di Warwick, i dati e le informazioni online (e nello specifico le fotografie geo-localizzate e quindi postate su social network) ben possono essere utilizzati per quantificare l’apprezzamento dell’ambiente urbano e dunque anche l’apporto dell’arte nel mercato immobiliare.

Il paradigma, in via di estrema sintesi, si basa sull’uso dei dati derivanti dal social network Flickr. In particolare: (i) si stima la presenza di arte in un certo quartiere urbano determinando la proporzione tra le fotografie caricate sulla piattaforma digitale e la parola “arte” collegate a esse in un certo periodo di tempo; (ii) si raffronta questo dato con il dato di crescita del valore immobiliare che si realizza nel medesimo periodo di tempo in quello specifico quartiere urbano; (iii) poiché si constata l’esistenza di una proporzione diretta tra la diffusione sulla piattaforma digitale di fotografie di un quartiere cui è connesso il termine “arte”, da un lato, e l’incremento di valore immobiliare che si crea nel medesimo contesto temporale e urbano; (iv) se ne deduce che la street art possa aumentare il valore immobiliare.

Altri metodi di quantificazione di una eventuale ri-valutazione economica del real estate rispetto alla presenza di street art possono essere rinvenuti in taluni criteri utilizzati per quotare l’affissione di pubblicità e/o maxi cartelloni su tetti e facciate di palazzi. Ma è certo che vi sono aggiustamenti da apportare, considerate le logiche pubblicitarie sottese.

In ogni caso, riteniamo che vi sia – e debba essere valorizzato – un rapporto di correlazione fra street art e valutazioni immobiliari.

Ciò considerato, è opinione di chi scrive che vi sia una correlazione – non solo in termini di social responsibility, ma anche economica – fra street art e valori immobiliari e che tale rapporto sia virtuoso e vada riconosciuto e valorizzato, non solo all’estero ma anche in Italia.

Certo sarà necessario introdurre competenze in termini di comprensione della street art nel portafoglio delle conoscenze degli esperti indipendenti e valutatori immobiliari. E certamente le valutazioni dovranno essere svolte procedendo a un’analisi caso per caso.

Qual è il confine tra dividendo estetico e ritorno di valore economico?

MAUA Museum Milano
MAUA Museum Milano

[1] La street art, o arte di strada, è un linguaggio artistico che nasce come denuncia, affermazione di un’identità, appropriazione e delimitazione di una spazio urbano come supporto per veicolare un messaggio.

[2] Cfr. l’articolo Entusiasmo per la Street Art, Il mercato dell’Arte Contemporanea 2017, pubblicato su Artprice al seguente link https://it.artprice.com/artprice-reports/il-mercato-dellarte-contemporanea-2017/entusiasmo-per-la-street-art/ che evidenzia come “Il successo commerciale di Keith Haring, Shepard Fairey, Banksy e Kaws” riveli “una tendenza forte nei collezionisti, che riconosce la Street Art come uno dei settori più dinamici del mercato dell’arte attuale”. A Berlino lo scorso settembre è stato inaugurato il primo museo della street art – Urban Nation https://urban-nation.com/museum/). Il museo, sito nel quartiere di Schöneberg, nasce dall’omonima associazione coordinata da Yasha Young e Christopher Vorwerk che già da quattro anni invita a Berlino street artists da tutto il mondo per metterli in relazione con il tessuto urbano della città il tutto offrendogli anche degli spazi da dipingere e valorizzare.

[3] Si pensi all’emblematico caso dell’arresto di Daniele Nicolosi in arte Bros e alla polemica che ne è scaturita. Il Comune di Milano aveva denunciato Bros per alcuni interventi non autorizzati. Si è quindi assistito a uno scontro citato anche dal New York Times e dall’International Herald Tribune. Il Comune si era costituito parte civile nel processo che vedeva Bros imputato per imbrattamento, in relazione a ben 17 episodi documentati dalla polizia locale. Di tutti i casi contestati, alla fine solo due episodi sono stati dibattuti in aula: i dipinti fatti sulla pensilina di una fermata della metropolitana (quella della tettoia del metrò di piazzale Lodi) e i disegni sulle mura esterne del carcere di San Vittore, opere realizzate nel 2007. Per l’allora vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato,chi fa tags o graffiti su edifici pubblici o privati senza alcuna autorizzazione commette una violenza vera e propria, dal momento che la proprietà è un istituto difeso dalla Costituzione. Si tratta di un reato che comporta anche elevati costi per la collettività: dal 2006 le casse dell’amministrazione hanno sborsato nel complesso 35 milioni di euro per finanziare i costi di ripulitura e le campagne anti-writer”. Da parte sua, la difesa, replicava che le accuse erano infondate in quanto non si trattava di vandalismo, ma di vere e proprie opere d’arte. A supporto della tesi, Nicolosi aveva presentato un’ampia documentazione, comprendente due articoli, un’intervista al critico Vittorio Sgarbi, due pagine web sulle sue mostre e un catalogo delle sue opere. Vittorio Sgarbi aveva sostenuto che “vantarsi della cattura di Bros è come fregiarsi dell’arresto di Giotto”. Nel luglio del 2012 il processo si è concluso con una sentenza che ha riconosciuto i reati contestati dichiarandoli però non punibili per prescrizione o mancanza di querela.

[4] Prendendo sempre come esempio Bros basti pensare al suo coinvolgimento, nonostante il giudizio penale che lo aveva coinvolto solo fino a tre anni prima, in occasione di Expo 2015 nella decorazione del padiglione “natura”.

[5] In Italia fra i primi collezionisti privati di street art si segnalano Jacopo Perfetti ed Edoardo Romagnoli. Mentre il  primo può vantarsi di una delle collezioni più ampie e meglio assortite di street art, Edoardo Romagnoli di avere il primo murales “domestico” di Bros realizzato oltre 13 anni fa.

[6] A tal proposito viene in mente il caso di Gucci e dei murales che a rotazione si stanno susseguendo in Largo La Foppa a Milano e su un palazzo a Soho a New York.

[7] Nell’ambito di quest’iniziativa ecologica promossa da IKEA si è deciso di utilizzare per i murales, realizzati in 19 città italiane, una speciale vernice che riduce gli agenti inquinanti dell’aria – l’Airlite. Questa pittura naturale, attraverso l’energia della luce, sarebbe in grado di ridurre la concentrazione delle particelle di ossidi di azoto presenti nell’aria favorendo dunque la diminuzione dell’inquinamento atmosferico fino all’88,8%. Grandi pareti sono così state trasformate in opere d’arte oltre che in depuratori d’aria.

[8] L’azienda milanese Fratelli Branca Distillerie S.p.A., nel 2015 – in occasione dei suoi 170 anni – ha inaugurato una straordinaria opera di street art sulla ciminiera dello storico stabilimento di Milano, con il murale del collettivo artistico milanese Orticanoodles. La ciminiera richiama ora l’alchimia di erbe che hanno reso Fernet-Branca celebre in tutto il mondo e con i suoi 55 metri è una delle opere di street art più alta d’Italia e uno dei murales più alti in tutta Europa.

[9] In questo senso anche Silvia Mazzucotelli del Centro per lo studio della moda e della produzione culturale dell’Università Cattolica di Milano, in Arte pubblica. Artisti e spazio urbano in Italia e Statui Uniti, Franco Angeli, 2015, Milano.

[10] Silvia Anna Barilla, L’arte di strada rivaluta i muri, in il Sole24Ore, 7 gennaio 2012.

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