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Dalla radio alla tela, il “pixelatore” Roberto Rizzato si racconta

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Dal mondo della radio al mondo dell’arte. Roberto Rizzato, classe 1961, è un conduttore radiofonico e giornalista italiano. Per il suo impegno è stato citato come esempio di “conduzione radiofonica intelligente”. Ma accanto al suo lavoro di speaker, per anni ha condotto anche ricerche sulla pittura e sull’arte.  Ha proposto un nuovo concetto di “astrattismo virtuale” da lui stesso denominato PIXISMO (dall’inglese “pics” = immagini).

Non a caso si definisce un “pixelatore”: «Sono un visual artist capace di manipolare artisticamente i “pixel”, gli elementi puntiformi che configurano le immagini sullo schermo elettronico. Il “pixelatore” metabolizza, con la propria sensibilità estetica e cromatica, gli stilemi pittorici dei più grandi astrattisti della storia dell’arte, mettendo in sintonia luci, spazi, forme e colori, tramite un’articolazione non oggettuale ma espressivamente funzionale e strutturata».

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I suoi dipinti virtuali prendono vita sulla tavolozza digitale del computer e poi si materializzano -per getti di colore o per sublimazione- su molteplici supporti fisici: dal plexiglas alla tela. La ricerca artistica di Rizzato muove da pulsioni creative maturate durante le sue lunghe sperimentazioni nell’ambito della computer graphics, indagando le potenzialità espressive della fotomanipolazione digitale. Ciò che ne scaturisce è una sorprendente e innovativa sintesi di PITTURA GRAFICA DIGITALE.

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Rizzato però non si è limitato ad “inventare” solo questa tecnica. Accanto alla produzione digitale, da qualche tempo crea anche DIPINTI A MANO non figurativi ed esclusivamente acrilici, a proposito dei quali ci ha raccontato: «Neanch’io so bene cosa vogliano dire (quando a Pollock domandavano il significato di ciò che creava facendo sgocciolare il suo pennello, lui rispondeva: “Scusi, ma lei di fronte a un bel prato fiorito si chiede che significato abbia? Lo ammira e basta!”). Ma il bello dell’astrattismo è che ciascuno ci può vedere ciò che sente dentro di sé. Sono un artista spontaneo, dipingo per astrazione gestuale, pennellando delle macchie di colore secondo la mia ispirazione inconscia. La mia pittura non rappresenta niente di oggettivo; però stimola profondamente e prepotentemente l’immaginazione e l’emotività di chi guarda. Spesso dipingo nella penombra e sul pavimento, perché poi -quando il quadro verrà appeso in alto sulla parete- possa portare luce e gioia nei momenti più oscuri, grazie alla potenza taumaturgica dei colori. Non amo particolarmente la pittura materica; quindi non aggiungo altro materiale alla vernice. Però depongo strati molto spessi di colore, perché voglio che i miei quadri possano trasmettere anche una sensazione tattile. Sono da vedere, ma anche da toccare! Perché i quadri vanno accarezzati come le persone che amiamo».

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Secondo Rizzato nel mondo dell’astrattismo non c’è un modo di dipingere migliore dell’altro: si giudica dal risultato e dall’effetto visivo che ha il prodotto finale. Ed è proprio questo che gli piace di più dell’arte contemporanea: la possibilità di esprimersi senza regole e secondo la propria sensibilità e spontaneità artistica. Aggiunge «I miei quadri riflettono la confusione e la convulsione dei nostri tempi, ma cercano di restituire serenità in chi li osserva. Guardare i miei dipinti è come fare una seduta di cromoterapia».

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A proposito di questi suoi ultimi lavori, gli abbiamo chiesto di spiegarci più nel dettaglio la tecnica utilizzata: «Non è un “dripping” ma uno “squeezing”, perché lo faccio proprio spremendo i tubetti della vernice (acrilica) e usando il quadro, già incorniciato, come una sorta di catino. È una riqualificazione artistica, perché si stratifica la vernice sopra qualcosa di preesistente (un quadro di poco valore comprato al mercatino dell’usato), sovradipingendolo. Nella fattispecie, questa tecnica si configura come una sorta di regressione subliminale ai gesti e ai colori della nostra infanzia, perché ne risulta un dipinto tattile e anche un po’ gustativo. Il prototipo di quella che potrei denominare PITTURA ORGANOLETTICA, in quanto stimola un po’ tutti i sensi; ma soprattutto la FANTASIA. Come diceva Picasso: “Da bambini siamo tutti artisti; il difficile è continuare a esserlo anche da grandi”».

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Per saperne di più: www.facebook.com/Pixismo

 

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