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Fondazione Prada. Lettiere fluorescenti ed esperimenti da secchioni

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Pamela Rosenkranz: Slight Agitation 2/4 e Michael Wang: Extinct in the Wild. Due mostre alla Fondazione Prada

Scegliere tra tante cose quella con più hype e più pubblicizzata: eccomi colpevole, con il capo cosparso di cenere. Inutile negarlo: sono errori che facciamo spesso, al cinema, a teatro, pur anco nelle mostre d’arte, dove allungare di 30 minuti una visita ci costerebbe poca fatica. Avvicinandosi la santa pasqua, da bimbo ero solito far fioretti: quest’anno, in ricordo dei tempi che furono, mi riprometto di non dare giudizi avventati quando vado a vedere mostre. Almeno fino ad aprile.

Un esempio.

Andando alla Fondazione Prada, qualche tempo fa, a vedere l’inaugurazione di Slight Agitations 2/4 di Pamela Rosenkranz e Extinct in the Wild di Michael Wang ero partito con un’idea e una scaletta di importanza, pur considerando che la qualità era ovviamente altissima e che il giovane artista (in questo caso Wang) non sarebbe stato ospitato proprio in uno spoglio garage. Assolutamente sicuro di non emozionarmi (qualcuno si riesce davvero a emozionare con l’arte contemporanea? Capita, forse, due volte all’anno) ero già preparato all’eventuale pedanteria del giovane artista inorgoglito dall’essere all’ombra delle gonne di Miuccia, e preparatissimo a godermi fiumi di liquidi gorgoglianti di Pamela, che al Padiglione Svizzera dell’ultima Biennale d’arte mi avevano incuriosito e divertito.

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Pamela Rosenkranz ha scelto, in questa sede, di partire dalla reale destinazione dello spazio che le viene affidato, la cisterna dell’ex distilleria ora sede della Fondazione: crea una materia informe ma illuminata da luce verde RGB il cui odore, dato dalla fermentazione olfattiva che viene sprigionata da estratti di feromoni di gatto, rilascia un odore a metà strada tra la soffitta muffa e la lettiera. In fondo la montagna di terriccio che diventa fluorescente all’esposizione della lampada verde del soffitto non è altro che questo, un’enorme lettiera che, pur fascinosa, è maleodorante e respingente. In questo si può vedere un messaggio sensoriale, una metafora dell’arte e della creatività vagamente freudiano, un esercizio decorativo vagamente coprofilo.

Michael Wang è giovane, timido, carino, all’inaugurazione si presenta come il tipico secchione dalla camicia stazzonata: il suo progetto trasuda secchioneria ma riesce, incredibilmente a essere struggente e drammatico: in una grande sala una serie di serre conservano piante e specie animali anfibie estinte in natura; da qui il titolo extinct in the wild, appunto. Il paragone tra uomo distruttore della natura e uomo preservatore e conservatore nel laboratorio è il dualismo alla base di questo lavoro, che però, più che una metafora sui destini dell’ecosistema, fa pensare più alle anime del limbo del Canto IV dell’Inferno dantesco, dove gli spiriti vivono un duol sanza martiri: questi esseri viventi vivono una vita senza luce, nel mondo limbico del laboratorio, attendono un destino che non si compie. In buona sostanza non vivono una vita vera, poiché non partecipano più alla vita nell’ecosistema se non nell’imitazione gelida ricreata in serra.

Ci troviamo di fronte a due approcci: uno, intellettuale, estetizzante, che gioca sulla sensorialità e sull’estetica visiva dell’apparenza e dei cortocircuiti emozionali e in cui l’arte è puro coinvolgimento dei sensi. L’altro, più scientifico e morale, che vuole dare un messaggio, vuoi sulle responsabilità, vuoi sul rapporto con la natura e la scienza e che usa il mezzo artistico come propulsore di messaggi etici. Per semplificare, stiamo parliamo di lettiera fluorescente e di esperimenti da secchione. Io, pur essendo una gattàra come tutti i gay milanesi, ho capito di preferire, stavolta, il secchione alla lettiera. Ma solo dopo averlo visto.

Informazioni utili

Pamela Rosenkranz: Slight Agitation 2/4 
Michael Wang: Extinct in the Wild

fino al 9/04
Fondazione Prada
Largo Isarco 2, Milano (MI),
dom-lun-mer-gio 10-19, ven-sab 10-20
Tel. 02/56662611
www.fondazioneprada.org

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