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La Pop Society di Andy Warhol a Genova. Palazzo Ducale si tinge di glamour

Andy Warhol, Autoritratto, 1986 (Foto Luca Zuccala) Andy Warhol, Autoritratto, 1986 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Autoritratto, 1986 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Autoritratto, 1986 (Foto Luca Zuccala)

Piscio su gesso. Polvere di diamante su tela. Una colata di urina e della Chocolat informale. Una tavoletta di cioccolato spiaccicata e un Piss Painting che sbeffeggia l’Action (painting). Modern Madonne e trans in polaroid. This is Andrew Warhola Junior (1928-1987) da Pittsburgh, Pennsylvania. Origini dell’est europeo, spirito e incarnazione del mito occidentale. Fenomeno (del) glamour. Plasmatore (del) mediatico. Trangugiò spettacolo, merce e consumo vomitando piatti miliari del Post War: Last Supper e Campbell Soup. Riprodusse meccanicamente e polimericamente le icone del secolo scorso. Mutò dive in divinità. Firmò la loro eternità. Marilyn, Mao, Minelli. Armani, Amelio, Agnelli. Una Pop Society brillante e glitterata. Moltiplicata e assunta all’arte. Iconica. Reiterata fino all’inflazione, alla morte. Avvolta in un’aura patinata.

Sei sezioni. Sei linee conduttrici. Sei colori acidi per ogni tematica. Un contenitore più grande di una Brillo Box. Palazzo Ducale di Genova si tinge rosa shocking e giallo fluo, azzurro luccicante e mattoncini argentati. Si riveste di glamour e srotola tappeti ad Pop per accogliere Sua Maestà di questa Art. Centosettanta opere invadono le affrescate sale settecentesche del Doge. Centosettanta tra tele, prints, disegni, oggetti, fotografie che immortalano celebrities, amici, star e starlette della seconda metà del secolo scorso. Decenni dove la televisione -“scatola meravigliosa che fornisce tutto lo spazio che si può desiderare”- domina incontrastata la scena del mondo e determina la vita delle masse. Non si ha più un’esperienza diretta della realtà, ma un’espressione mediata dai mezzi di comunicazione di massa. E’ la potenza dell’immagine. La filosofia di Warhol è una riflessione sull’immagine più che sulle cose. L’immagine sopravvive alla miseria quotidiana. Alla banalità della vita contemporanea si contrappongono le Marylin, i Mick Jagger, i Man Ray, le Jackie Kennedy e le Liza Minelli. Seducenti e sensuali. Morbosamente attraenti. Come le sedie elettriche, gli incidenti mortali e i dollaroni colorati stampati in serie con piccole varianti. Un’operazione di “ripetizione differente” come ci insegna Deleuze, citato nel contributo in catalogo da Freccero. Ciò che è popular viene sparato, moltiplicato e stampato sulla superficie delle tele. E lì, parafrasando Warhol, risiede proprio l’artista americano dalla zazzera biondo platino. “Sono nella superficie dei miei quadri, dei miei film, della mia persona. Dietro non c’è niente.”

Raffinato e rivoluzionario simulacro. Apparente involucro vuoto. Andy Warhol lavora sull’immagine degli oggetti. Ultima Cena: il sapiente utilizzo del colore serigrafico applicato come una sorta di pellicola avvolge nitidamente l’immagine monocroma, inchiodando nel verde smeraldo il tempo e lo spazio della scena. Le sovrapposizioni della tecnica serigrafica annullano le morbidezze di Marylin. Ne rimane un viso stilizzato. Solo i tratti necessari per il riconoscimento. Idolo e icona. Il soggetto si è oggettivizzato. Serigrafia e una passata di acrilico. Smalti e violenti inserti cromatici. Appaiono drag queen coloratissime. Come i faccioni delle vacche su carta da parati e quelli paciosi multicolor di Mao. Immagini fatte per sedurre, vendere e attrarre. Collage e camouflage. Registrare e riprodurre l’attualità. Warhol arriva a Napoli e realizza la celebre serie di visioni del Vesuvio fumante. Un fumetto. In mostra un trittico occupa tutta una parete dedicata. Sezione “Warhol e l’Italia”. Al centro delle sale delle altre sezioni, brillano le scatole Brillo una sopra l’altra. Una sorta di scultura-monumento alla società del consumo. La magnificazione delle “cose” della vita quotidiana della cultura di massa. Sempre più labile il confine tra sacro e profano. Warhol è credente. Cattolico. Pochi tratti accennano ad una dolce Modern Madonna con bambino. Di fianco, feticismo in tutte le salse. Piedi, scarpe e svariate nudità. Istantanee del proprio essere. Come le novanta polaroid nella Cappella del Doge. Questo è il fenomeno eclettico Andy Warhol. Mille sfumature di Pop in mostra fino a quasi la primavera prossima negli appartamenti dei signori della Superba. Aspettando l’attesissimo biopic in uscita nel 2017 con Jared Leto nei panni del re della Pop Art.

INTORNO ALLA MOSTRA:

CICLO DI INCONTRI “Novecento italiano oltre il Pop”. A cura di Anna Orlando | Sede: Palazzo Ducale. Genova

16 novembre: FLAMINIO GUALDONI – Piero Manzoni. Merda d’artista e altre storie

23 novembre: FABIO CAVALLUCCI – Lucio Fontana. Un taglio verso lo spazio

30 novembre: LUDOVICO PRATESI – Mimmo Rotella. Strappi d’artista

7 dicembre: MARCO VALLORA – Alighiero Bo’h’etti. Giocare in nome dell’artista

Andy Warhol, Dollar Sign, 1981, acrilico e serigrafia su tela, 278 x 178 cm, Nizza, Musée d’Art moderne et d’Art contemporain, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE 2016, foto: © Muriel Anssens / Nizza
Andy Warhol, Dollar Sign, 1981, acrilico e
serigrafia su tela, 278 x 178 cm, Nizza,
Musée d’Art moderne et d’Art
contemporain, © The Andy Warhol
Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE
2016, foto: © Muriel Anssens / Nizza
Andy Warhol, Piss Painting, Urina su gesso su tela, 1978 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Piss Painting, Urina su gesso su tela, 1978 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Liza Minnelli, 1978, serigrafia su tela, 101 x 101 cm, Collezione privata, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE 2016, foto: © Cristina Leoncini
Andy Warhol, Liza Minnelli, 1978, serigrafia
su tela, 101 x 101 cm, Collezione privata, ©
The Andy Warhol Foundation for the Visual
Arts Inc.by SIAE 2016, foto: © Cristina
Leoncini
Andy Warhol, Mao, 1972 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Mao, 1972 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Teschio, 1976, acrilico e inchiostro serigrafico su tela, 38.1 x 48.3 cm, Collection of The Andy Warhol Museum, Pittsburgh, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE 2016
Andy Warhol, Teschio, 1976, acrilico e
inchiostro serigrafico su tela, 38.1 x 48.3
cm, Collection of The Andy Warhol
Museum, Pittsburgh, © The Andy Warhol
Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE
2016
Andy Warhol, Modern Madonna, 1982 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Modern Madonna, 1982 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Sedia Elettrica, 1971, serigrafia su carta, 89 x 121 cm, Unicredit Art Collection, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE 2016
Andy Warhol, Sedia Elettrica, 1971,
serigrafia su carta, 89 x 121 cm, Unicredit
Art Collection, © The Andy Warhol
Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE
2016
Andy Warhol, Cow, 1971 | 1966 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Cow, 1971 | 1966 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Campbell’s Soup Can (Turkey Noodle), 1962, serigrafia su tela, 51 X 41 cm, The Sonnabend Collection Foundation. in prestito a lungo termine a Ca’ Pesaro, International Gallery of Modern Art, Venice Italy, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE 2016
Andy Warhol, Campbell’s Soup Can (Turkey
Noodle), 1962, serigrafia su tela, 51 X 41
cm, The Sonnabend Collection Foundation.
in prestito a lungo termine a Ca’ Pesaro,
International Gallery of Modern Art, Venice
Italy, © The Andy Warhol Foundation for
the Visual Arts Inc.by SIAE 2016
Andy Warhol, Marilyn, 1967 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Marilyn, 1967 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Warhol in Drag, 1981, Polaroid, cm 33 x 35, Collezione privata Eugenio Falcioni, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE 2016
Andy Warhol, Warhol in Drag, 1981,
Polaroid, cm 33 x 35, Collezione privata
Eugenio Falcioni, © The Andy Warhol
Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE
2016
Andy Warhol, Portrait of Baroness Sylvia De Waldener, anni Ottanta (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Portrait of Baroness Sylvia De Waldener, anni Ottanta (Foto Luca Zuccala)
su tela, 163.83 x 132.72 cm, The Sonnabend Collection Foundation and Antonio Homem. In prestito a lungo termine a Ca’ Pesaro, International Gallery of Modern Art, Venice, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.by SIAE 2016
Andy Warhol, Nove Jackie, 1964 serigrafia su tela, 163.83 x 132.72 cm, The Sonnabend
Collection Foundation and Antonio Homem.
In prestito a lungo termine a Ca’ Pesaro,
International Gallery of Modern Art, Venice,
© The Andy Warhol Foundation for the
Visual Arts Inc.by SIAE 2016
Andy Warhol Giorgio Armani, 1981 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Giorgio Armani, 1981 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Carol Coleman, 1975 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Carol Coleman, 1975 (Foto Luca Zuccala)
Triplice visione del Vesuvio del 1985 (Foto Luca Zuccala)
Triplice visione del Vesuvio del 1985 (Foto Luca Zuccala)
Allestimento mostra Andy Warhol a Palazzo Ducale di Genova
Allestimento mostra Andy Warhol a Palazzo Ducale di Genova (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Allestimento mostra Andy Warhol a Palazzo Ducale di Genova
Allestimento mostra Andy Warhol a Palazzo Ducale di Genova (Foto Luca Zuccala ArtsLife)
Andy Warhol, Flowers, 1962 (Foto Luca Zuccala)
Andy Warhol, Flowers, 1962 (Foto Luca Zuccala)

Informazioni utili

Andy Warhol. Pop Society
Palazzo Ducale, Genova,
21 ottobre 2016 – 26 febbraio 2017
a cura di Luca Beatrice

ORARI:
lunedì 14.30 – 19.30
martedì – mercoledì – giovedì – domenica 9.30 – 19.30
venerdì – sabato 9.30 – 22.00
La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso)
BIGLIETTI:
INTERO 13,00 €
RIDOTTO 11,00 €
Informazioni e prenotazioni
010/9868057
www.ticket24ore.it/warholgenova

http://www.palazzoducale.genova.it/andy-warhol-e-linvenzione-della-pop-society/

La Pop Society di Andy Warhol a Genova. Palazzo Ducale si tinge di glamour

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