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Ai Weiwei a Palazzo Strozzi. Galeotto fu il canotto

Ai Weiwei a Firenze (flaviotani) Ai Weiwei a Firenze (flaviotani)
Ai Weiwei a Firenze (flaviotani)
Ai Weiwei a Firenze (flaviotani)

Firenze non è soltanto il sogno del turista che vuole ammirare le meraviglie del Rinascimento italiano ma è anche città viva e pulsante, dove la moda, l’artigianato e la fabbrica dell’arte contemporanea si mettono in moto per dare al mondo l’immagine meno polverosa e più attuale di una delle più importanti città della penisola.

Salta all’occhio, in questi giorni, la polemica sull’installazione sulla facciata di Palazzo Strozzi fatta da Ai Weiwei, artista e fenomeno mediatico, consistente in una serie di canotti (gommoni) appesi a rivestire parte delle finestre del piano nobile dell’antico palazzo.

Il succitato artista, che è sensibile ai tempi dell’attualità ed è anche un po’ pirla (voglio ricordarlo, per l’appunto, così e così) ha cercato, con una installazione site specific legata a un argomento scottante, di promuovere una mostra che in verità, più che parlare di migranti e gommoni, vuole essere un’antologia dei lavori più importanti di una lunga carriera, dalle fotografie della giovinezza newyorkese ai lavori in ceramica e vetro degli ultimi anni, più malinconici e legati alle sue, innegabili, disgrazie e alterne fortune con il governo cinese.

Ai Weiwei a Firenze (Marina Righetti)
Ai Weiwei a Firenze (Marina Righetti)

La logica da social network e da web sotuttoio/lofacciomeglio/noncapitegnénte ci costringe a subire, spesso e volentieri, informazioni e pareri che spesso sono imprecisi e derivano più dal pettegolezzo e dal sentito dire che dalle reali informazioni. È la stessa logica per cui alle mostre si va senza manco avere letto il depliant, senza essersi documentati, senza sapere cosa si va a vedere, vagando come gli zombi di Romero per le sale con la faccia un po’ schifata.

Su uno dei blog ospitati da Huffington Post spunta un articolo sulla mostra. Chi lo scrive spara a zero, sentenzia che la mostra è una speculazione, politicamente irrilevante e altrettanto irrilevante esteticamente, praticamente la manifestazione egotica di un artista cialtrone che sfrutta la condizione, quella di profugo e perseguitato politico, che non gli appartiene.

Ora, sulla pirlaggine (Pirleria? Pirlismo?) di Ai Weiwei già ci siamo espressi e i contributi succitati valgono come prova. Ma duole notare che il blogger/giornalista con ingenuità ha emesso sentenza più sui gommoni che sulla mostra. Una mostra che il 19 settembre, data di pubblicazione del pezzo, non era ancora visibile. Galeotto fu il canotto. Anche i giornalisti e gli esperti del settore non sono immuni dalla decadenza dei nostri socialtempi, evidentemente.

Ai Weiwei

Lungi da me dare chiavi di lettura critica assolute del lavoro di un artista. Parlano altre cose, ben più eloquentemente: 40 anni di carriera, uno studio avviato e prolifico, una posizione sul mercato più che buona (Map Of China, opera in mostra, è passata da Sotheby’s a giugno con una stima di 1.000.000-1.500.000£).

Ancor più eloquenti sono i lavori scelti per questa mostra, presentata un po’ ovunque come ‘La più grande mostra dell’artista in Europa’, dimenticando quella dell’anno scorso alla Royal Academy di Londra, che però in effetti Europa non è più. Il titolo, Libero, si riferisce alla lotta per la libertà di espressione contro le costrizioni dei governi e della società. Souvenir From Shangai è un blocco di macerie, le macerie dello studio dell’artista raso al suolo per motivi politici, che inglobano un antico letto cinese di legno intagliato. Hanger e Handcuffs sono delle opere in vetro e giada, fragilissime, la cui natura offensiva (strumenti di offesa e controllo) viene trasformata e decontestualizzata dal materiale delicato e prezioso. Vases è la riproduzione in mattoncini lego della perfomance del 1995 in cui Ai Weiwei distruggeva un antichissimo vaso Han, la sua personale rivoluzione culturale.

Diciamolo, una volta per tutte: Ai Weiwei non è un paladino della giustizia e della libertà di espressione, né un martire dei derelitti della repubblica cinese e del mondo in generale.

Ai Weiwei

Credo però che non sia necessario che uno venga annientato perché debba considerarsi prevaricato, come lui effettivamente è stato. Non dimentichiamo che, con il padre Ai Qing e la famiglia, si ritrovò solo e allontanato in province remote, solo perché la poetica del padre non era perfettamente allineata al regime. Da allora è stata fatta un po’ di strada.

Ormai il suo occhio è più simile a quello di un emigrato che, tornando a casa quando può, si accorge ancora di quante cose non vanno bene nonostante siano passati molti anni. Potremmo considerarlo un cinese ‘borghese’, che, differentemente dai suoi colleghi compatrioti, ha elaborato uno stile e un’estetica vicina al mondo occidentale ma connessa alla continua trasformazione della Cina e alle sue contraddizioni, ancora non totalmente risolte.

La mostra, quindi, spogliata da polemiche alla buona e dalla proverbiale diffidenza verso l’arte contemporanea, è un percorso che attraversa l’avventurosa vita di un artista che è abituato a subire la diffidenza ma che sa di essere un pirla di successo. Quindi lasciate perdere i canotti alle finestre ed entrate a vedere la mostra.

Ai Weiwei a Firenze (sammy.agnes)
Ai Weiwei a Firenze (sammy.agnes)
Snake Bag (Borsa serpente), 2008, 360 zaini, cm 40 x 70 x 1700. Courtesy of Ai Weiwei Studio
Snake Bag (Borsa serpente), 2008, 360 zaini, cm 40 x 70 x 1700. Courtesy of Ai Weiwei Studio
Reframe (Nuova cornice), 2016. PVC, policarbonato, gomma cm 650 x 325 x 75 ciascuno Courtesy of Ai Weiwei Studio
Refraction (Rifrazione), 2014. Cucine solari, bollitori, acciaio, cm 222,5 x 1256,5 x 510,6. Courtesy of Ai Weiwei Studio
Stacked (Impilate), 2012. Biciclette, acciaio, gomma cm 571 x 1214,7 x 733,9. Courtesy l’artista e Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Les Moulins/Habana
Stacked (Impilate), 2012. Biciclette, acciaio, gomma
cm 571 x 1214,7 x 733,9. Courtesy l’artista e Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Les Moulins/Habana

Informazioni utili

Ai Weiwei. Libero

Dal 23 settembre 2016 al 22 gennaio 2017

Palazzo Strozzi Piazza degli Strozzi, Firenze, Italia

+39 055 2645155

http://www.palazzostrozzi.org/

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