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Le stanze dell’interiorità si aprono. La luce di Edward Hopper ne racconta le storie

E.Hopper,Nighthawks, 1942 E.Hopper,Nighthawks, 1942

Edward Hopper è un pittore di atmosfere. Sentimenti di personaggi sconosciuti e ambientazioni dell’America degli anni Dieci del Novecento, raccontati da un artista che vede nella luce l’elemento fondamentale per la resa delle sue opere.

E.Hopper,Nighthawks, 1942
E.Hopper,Nighthawks, 1942

L’umanità di Hopper è immersa in un mondo quasi metafisico che viene raccontata all’interno dei suoi ambienti, nelle sue stanze, nei suoi negozi, nella sua città. La luce nitida definisce gli spazi e i volti dei soggetti rappresentati spesso in apparenza inespressivi ma in realtà protagonisti di sentimenti palpitanti che raccontano una storia.

Edward Hopper nasce a New York nel 1882. Si è formato nella sua città e ha vissuto per diverso tempo a Parigi. Può essere considerato uno dei maggiori ad aver rappresentato il mondo americano immortalato in atmosfere uniche e realistiche. Il suo stile si è distinto dalle altre tendenze che andavano maturando in quegli anni ma che l’artista conosceva perfettamente. I suoi punti di rifermento erano gli impressionisti e realisti come Courbet, Renoir, Manet, Cezanné e Munch. Da Rembrandt trae la resa realistica che considera quasi ai margini dell’illusione.

Edward Hopper, Second story Sunlight,1960
Edward Hopper, Second story Sunlight,1960

Stanze private, bar, cinema e abitazioni diventano i luoghi d’accesso privilegiati per entrare nei racconti di Hopper. L’entusiasmo del pittore è ancora più chiaro nella sua capacità di narrare in maniera minuziosa gli spazi e le strade in cui le vicende si svolgono. Non a caso le sue opere hanno spesso ispirato i registi cinematografici. I silenzi e l’aria di solitudine che caratterizzano le opere di Hopper restituiscono un’immagine di una realtà concreta. La rappresentazione così nitida e sintetica suggerisce in maniera immediata ciò che si sta raccontando.

E.Hopper, Automat, 1927
E.Hopper, Automat, 1927

Un esempio chiaro è Automat. Una donna in un bar in completa solitudine sorseggia la sua bevanda. Il volto non è in alcun modo definito ma la luce insieme all’abbigliamento, danno l’impressione di una donna attraente persa nei suoi pensieri. Hopper rappresenta l’intimità dell’essere umano e gli interni in cui questi vivono, sono una componente essenziale. L’artista spia nelle stanze dei soggetti, raccontandone in maniera analitica le caratteristiche. I volti dei personaggi sono spesso rivelati dalla luce intensa che invade ogni angolo. A questo elemento Hopper affida gran parte della sua ricerca. L’artista vorrebbe catturare la luce solare senza che questa modifichi la forma. Senza che però quest’ultima oscuri l’elemento naturale.

E.Hopper, Stanza sul mare, 1951
E.Hopper, Stanza sul mare, 1951

La luce non ha sempre una resa naturalistica. Sembra che questo elemento sia spesso usato da Hopper a seconda delle sue scelte narrative di ciò che vuole o non vuole svelare. Nell’opera Chop Suey ritroviamo gli elementi tipici delle rappresentazioni dell’artista. Una donna, un bar e la luce. Quest’ultima è sempre la protagonista e invade lo spazio in maniera innaturale. L’energia luminosa svela l’abbigliamento della giovane alla moda ma non chiarisce quale sia il suo stato d’animo. Una rappresentazione concreta ma che lascia nel dubbio le sue emozioni.

E.Hopper, Chop suey, 1929
E.Hopper, Chop suey, 1929
E.Hopper, Sole di mattina,  1952
E.Hopper, Sole di mattina, 1952

Di altro tipo sono le ambientazioni solitarie di altri soggetti proposti da Hopper. Le donne sono le sue principali protagoniste. Il loro atteggiamento quasi indefinibile costituisce un’idea di Freud che ha sempre affascinato l’artista. Il concetto del non detto, di quello di cui non si poteva parlare apertamente sembra essere lo stato d’animo prediletto delle ‘sue’ donne. Non solo le donne ma anche le situazioni familiari hanno incuriosito Edward Hopper. Ispirandosi forse al suo rapporto con la moglie e la vita coniugale, rappresenta storie di coppie e la crisi coniugale. Due personaggi sono spessi seduti vicini ma i loro  sguardi e atteggiamenti danno la sensazione di essere lontani.

E.Hopper, Room in New York, 1930
E.Hopper, Room in New York, 1930

Le stanze dell’interiorità si aprono ed Edward Hopper ne racconta le loro storie. Spesso l’artista è stato confrontato con Jackson Pollock che con il suo dripping, ha rappresentato il mondo con intensità espressiva che è chiaramente visibile esteriormente. Hopper invece, sembra guardare il mondo cercando in esso i caratteri peculiari della sua interiorità. Entrambi avevano però in comune un unico obiettivo: trovare un equilibrio cosmico.

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