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Marco Mengoni. La forza del “Guerriero”

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Nel nuovo show l’artista non si risparmia: per due ore corre, balla e addirittura vola sul palco. «È un triathlon»

C’è da chiedersi se la ragazze di Mengoni, il pubblico è soprattutto fra quindici e 25 anni, sanno esattamente dove la sta portando il loro idolo. Potrà anche fluttuare per aria, su una specie di biga da Star Wars che lo fa planare su un secondo palco, e l’effetto degli schermi volanti che cambiano geometria e si adattano all’occhio di spalti e platea è grandioso, ma il succo di questo nuovo tour, mercoledì 4 maggio al 105 Stadium di Genova con posti ancora disponibili, è un altro. Anzi, sono due.

Il primo è post adolescenziale e poggia sulla forza fisica. Per una volta non intesa come scontro o prova muscolare, ma sull’idea che il movimento, l’arte ginnica, insomma far lavorare il corpo è indispensabile per comprendere meglio la realtà. Non è il primo a pensarci, d’accordo, ma di sicuro si muove come il miglior Peter Gabriel, quello di “Shock the Monkey” per intenderci. E di sicuro quello che lui chiama ironicamente “triathlon” è possibile perché si allena, ha un fisico longilineo e una grande ansia di fare meglio.

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Ma è una realtà che questo nuovo show, radicato sull’album “Le cose che non ho”, mette alla prova il pubblico quando meno se l’aspetta e con intuizioni geniali. Perché lo mette alla prova? Perché Mengoni spiazza, anticipa quello che sarà il suo sound del futuro, si muove più da entertainer rock che da popstar italiana e ha una concezione globale dello spettacolo. Se fossimo in un casinò di Las Vegas, non ci sorprenderemmo affatto. Due ore a perdifiato, scenografie che sono linee spezzate in perenne movimento, una band con due coriste nere, uso sobrio dei maxischermi, ma anche un’estrema concentrazione delle immagini che sostengono le parole. Si parte con “Ti ho voluto bene veramente”, si finisce con “Guerriero” ma, anche qui, sarebbe troppo facile autocitarsi.

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Così il guerriero-base si moltiplica in tanti monaci-ginnasti che battono i tamburi e quando Mengoni torna in scena, c’è un guerriero nuovo di zecca, più ninja e saltimbanco. Funziona? Eccome. Tutto, passando per “Nemmeno un grammo”, “Dove si vola”, “L’essenziale”, è ispirato da un principio: far riflettere chi viene a cantare a squarciagola. Succede sicuramente in “Esseri umani” preceduta da un monologo fitto fitto dove si dice, fra l’altro “Credo nella famiglia: quella da cui tornare ferito per cercare conforto, quella che non ti giudica, che ti abbraccia quando sei triste… credo che questa sia l’unica definizione di famiglia possibile”. E qui scatta un’ovazione.

«Sì, sono consapevole di chiedere al pubblico un’attenzione che va oltre l’entusiasmo. Ma lo vedo crescere giorno per giorno e mi pare giusto dare certi messaggi. Non ho bacchette magiche, ma si può affrontare il mondo anche in un concerto».

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Quello che non dice è che più volte, come nell’ampolla soul e funky di “I Got the Fear” e “Freedom”, cover da Pharrell Williams, i fans rimangono attoniti perché quello è un pianeta sul non li aveva ancora portati. Il mix fra scenografia, e sound risulta perfetto.

Non ultimo c’è l’aspetto estetico: elegante, con un papillon che viene lanciato a metà show, maniche rimboccate come un crooner dispettoso quando c’è da ballare, imperdibile alle spalle delle coriste in “Freedom”, Mengoni è il nuovo dna del concerto made in Italy. Ci voleva.

Per gentile concessione de Il Secolo XIX (30.04.2016)

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4 Commenti

  • Cara Stefania, vi ho viste eccome. Ma un conto è osservare un artista con esperienza dell’età, se proprio mi ci vuoi portare, un altro è crescere con lui. E sul fatto che certi temi di Marco suonino ancora più importanti e nuovi per le ventenni è solo positivo…
    Buon tour, comunque…

    Renato

    • Certo Renato, comprendo il punto. Infatti auguro a Marco di costruirsi un seguito sempre più ampio di giovani, ragazze e ragazzi, che lo sostenga in una crescita che potrebbe prendere anche strade complicate. Le potenzialità le ha, il coraggio pure, per non parlare del talento, cristallino, per quanto mi riguarda. A volte è difficile togliersi le etichette di dosso, nel suo caso la lotta è ancora in corso ( ex talent, bel ragazzo e tutto l’ambaradan che ancora lo accompagna). Il mio tour prosegue, la vecchia guardia crede in lui da sempre, ma non bastiamo, lo so.

  • Care fans, a Genova posti ce ne sono ancora. Li hanno trovati proprio per accontentare più pubblico possibile. Che poi si polverizzino in poche ore è un’altra storia, ma se scrivo che ci sono posti vuol dire che era vero… bye bye

  • Giusto Cristina, io non avevo commentato quel passaggio perchè mi sentivo così grata di essere annoverata in quel range di età- poi proprio oggi- che ho lasciato correre!

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