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Fuocoammare, cronache da sotto il cielo di Lampedusa

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Fuocoammareil film di Gianfranco Rosi vincitore dell’Orso d’oro a Berlino; cronache da sotto il cielo di Lampedusa.

Capita rare volte di entrare in un cinema, vedere la gente in fila (meno male che qualcuno che va al cinema c’è ancora) e sperare che stiano per andare a vedere il tuo stesso film. Capita rare volte di pensare “Forse sarebbe bene che questo film lo vedano tutti”.

Il film in questo caso è Fuocoammare di Gianfanco Rosi, premiato con l’Orso d’oro al festival internazionale del cinema di Berlino.

>> Gianfranco Rosi è un regista che ama il tempo e gli esseri umani, i suoi film sono un viaggio nello spazio-tempo dominato da una strana quotidianità. E in Fuocoammare, così come in Sacro Gra, i protagonisti sono lo spazio, il tempo e le sue persone.

È sicuramente un Orso d’oro meritato per un film che incita, con delicata ma profonda severità , a una diversa partecipazione, a una più profonda sensibilità nei confronti di temi che ci riguardano tutti da molto, molto vicino.fuocoammare-gianfranco-rosi-recensioneRosi ha impiegato così un intero anno sull’isola di Lampedusa per riprendere i flussi migratori verso le coste italiane, l’orrore dei corpi intrappolati nelle stive di barconi fatiscenti e lo spirito essenzialmente marittimo di un posto dove tutto ha a che fare con l’acqua e la natura.

>> In Fuocoammare c’è la Lampedusa dei migranti, delle navi che individuano e soccorrono gli scafi in cui migliaia e migliaia di persone sono sopravvissute a fatica, provenienti da diverse parti del mondo guidate tutte dal sogno di una vita migliore. Ma insieme a questi “vivi” ci sono, e non potevano non esserci, i morti chiusi nei sacchi neri rimasti sul fondo, soffocati e corrosi dal caldo e dalla benzina.

Poi c’è la lenta, quasi metodica, quotidianità degli abitanti dell’isola scandita dal lavoro della pesca, della vita di famiglia e da un nostalgico programma radiofonico, fatto di dediche e anniversari.

Due temi dunque che si intrecciano e trascinano lo spettatore da una parte all’altra della stessa isola, a volte bruscamente a volte con delicatezza, ma sempre con pudore e rispetto. In questo modo con una verità -che nulla ha di artificioso- vediamo i lampedusani gesticolare e muoversi lenti nel loro mondo, insieme alle immagini dei migranti, avvolti da una coperta dorata come spiriti fluttuano in uno spazio a loro alieno.fuocoammare-gianfranco-rosi-recensioneDa una parte c’ è Samuele, un ragazzino a cui piace andare a caccia con la fionda, ha un occhio pigro, studia veloce veloce e soffre di mal di mare, ma sa che su quest’isola si è tutti marinai. Dall’altra ci sono i profughi, vittime non semplicemente di guerra, ma soprattutto di sogni e desideri e che scappano di paese in paese e accolti solo da quel Dio che tutti i giorni implorano.

In Fuocoammare Rosi unisce queste due Lampedusa grazie alla la figura di un medico, il dottor Pietro Bartolo, che da trent’anni assiste ogni singolo sbarco e si occupa di curare i migranti. Il medico, l’ unico a rivolgersi direttamente in camera, ci racconta cosa significa assistere, curare i migranti, o – troppo spesso – constatarne la morte: cinque minuti di sguardo in camera, momenti preziosi di vera umanità che varrebbe la pena di far vedere a chiunque.fuocoammare-gianfranco-rosi-recensioneFuocoammare è un grande film documentario, perché tutto quello che vediamo sul nostro schermo è nato dalla realtà. Nessuna scena è stata scritta prima che si palesasse davanti alla telecamera del regista.

Gianfranco Rosi lascia libero spazio agli abitanti dell’isola, che anche in Fuocoammare così come in Sacro Gra sono stati scelti con incredibile talento. Con loro si gioca alla guerra tra i cactus, con loro si va cucina, in camera a rifare con cura il letto, in sala da pranzo con spaghetti al sugo di pesce e insieme a loro si avverte che il mare è sempre presente.

Fuocommare lascia gli spettatori con un messaggio forte e commosso: il continente – disunito anzitutto sull’essenziale – dovrebbe imparare molto di più dai lampedusani che accolgono tutto quello che viene dato loro dal mare.

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