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Intervista a Freddy Battino, l’inventore delle aste/mostre per Il Ponte

Freddy Battino - Il Ponte
Freddy Battino - Il Ponte
Freddy Battino nel suo ufficio

Abbiamo incontrato Freddy Battino, esperto del dipartimento di arte moderna e contemporanea della casa d’aste Il Ponte, realtà che opera dal 1974  a Palazzo Crivelli, in centro a Milano. In un pomeriggio di febbraio, mentre negli uffici fervono le attività di raccolta opere per la prossima asta di giugno, ci ha dato qualche anticipazione di quello che sarà in catalogo, qualche consiglio su dove investire, ci ha raccontato la sua metodologia e anche qualche storia curiosa…

Chi è Freddy Battino e quale è la sua mission da Il Ponte.
Il dipartimento di arte moderna de Il Ponte Casa d’Aste ha un modo di fare aste totalmente diverso rispetto alle altre maison, perché c’è alla base una passione ed esperienza di un gallerista di oltre 40 anni. È un dipartimento che organizza delle mostre all’interno dei cataloghi d’asta. Il successo del 2015, che ha visto la miglior performance di sempre con un venduto di 8,4 milioni di euro, il 95% di opere vendute e ben 14 record storici realizzati per artisti italiani venduti nelle case d’asta di tutto il mondo, non è casuale. Nasce tutto da un fatto semplice che sta funzionando molto bene. Sul mercato, ci sono artisti molto inflazionati e speculati, sono sempre un po’ gli stessi e non rispecchiano l’unico panorama dell’arte italiana. Qui da noi invece cerchiamo di proporre artisti che sono stati dimenticati dalle altre case d’asta perchè forse non fanno fare il fatturato che si spera. I 14 record che abbiamo realizzato lo scorso hanno, sono il frutto di un lavoro di ricerca mirata e di proposta sul mercato di alcuni artisti che a mio parere hanno ancora ampi margini di rivalutazione. C’è anche la volontà di fare cultura e di promuovere questi artisti. In passato si organizzavano mostre, si portavano alle fiere, si cercava di organizzare esposizioni in un museo. Oggi invece serve molto poco. Perché le persone fanno molta più attenzione ai cosiddetti match (i prezzi di vendita delle aste). Se realizzano prezzi alti alle aste, allora questi artisti cominciano a essere presi in considerazione e guardati con altri occhi.Insomma i prezzi realizzati alle aste diventano un vero e proprio listino, un punto di riferimento, la vetrina del mercato per collezionisti , mercanti e galleristi.

Gianfranco Baruchello "Quando ci si butta lei" 1975 smalto su alluminio, cm 100x100 Valutazione: € 28.000,00 / € 35.000,00 Venduto a € 56.250,00
Gianfranco Baruchello
“Quando ci si butta lei” 1975
smalto su alluminio, cm 100×100
Valutazione: € 28.000,00 / € 35.000,00
Venduto a € 56.250,00

Sì è vero. Oggi sembra che ci sia molta più attenzione mediatica nei confronti delle aste piuttosto che delle fiere e soprattutto delle gallerie.
Sì. Se si fa un lavoro di promozione su certi artisti con cognizione di causa, si possono ottenere ottimi risultati. Ma c’è molto lavoro dietro, perché non basta mettere all’asta un’opera di un artista dimenticato dal mercato. Bisogna conoscere perfettamente il lavoro dell’artista e i collezionisti da cui attingere che hanno questi artisti. Quello che abbiamo fatto in questi anni qui a Il Ponte è consigliare queste persone, se hanno lavori di qualità, di mettere in asta un nucleo di opere. Perché mettere in vendita un nucleo di opere rappresentativo e curare con grande attenzione la mostra anche all’interno degli spazi (come abbiamo fatto per Paolo Icaro nella scorsa asta o per Baruchello) è un lavoro che porta a reazioni forti già prima dell’asta. Torno sull’esempio di Icaro. Le partenze messe in catalogo hanno creato insoddisfazione nei galleristi che trattano l’artista, perché le ritenevano troppo basse rispetto ai loro prezzi di listino. Si può dire che sono stato vissuto come uno che boicotta i prezzi. Ma alla fine sono rimasti tutti contenti, perché abbiamo superato i loro prezzi di listino. La qualità e il lavoro di promozione non inganna. Se un artista ha un mercato un po’ a lato, ciò che conta è presentarlo in maniera forte a 360 gradi. Se avessimo un’opera sola da inserire, allora dovrebbe essere storica e molto importante. Sempre all’interno di questo discorso di promozione e riscoperta di artisti un po’ dimenticati, è importante anche avere una visione chiara del mercato e avere quindi la capacità di capire la tempistica. Ad esempio, se un collezionista del Gruppo Corrente avesse dei Morlotti, Guttuso e Cassinari degli anni ‘50 in questo momento non consiglierei di fare questo lavoro. Perchè non è il momento, per via delle “mode”. E io le mode non le seguo, anzi ho la presunzione di anticiparle. Tre aste (16 dicembre 2014) fa c’è stata un’asta al Ponte con un ferro cemento di Uncini del 1959 che da 20 mila ha fatto 180 mila euro e questo prezzo poi ha creato una tendenza per l’artista. Dopo la vendita, a gennaio, alla fiera di Bologna sono comparse tantissime opere di Uncini.

Giuseppe Uncini "Cementoarmato n.6" 1960 cemento, ferro e rete metallica, cm 62x130 Valutazione: € 16.000,00 / € 20.000,00 Venduto a € 183.750,00 (asta 16 Dicembre 2014)
Giuseppe Uncini
“Cementoarmato n.6” 1960
cemento, ferro e rete metallica, cm 62×130
Valutazione: € 16.000,00 / € 20.000,00
Venduto a € 183.750,00
(asta 16 dicembre 2014)

 

Cavalcavano l’onda
Sì, e queste sono soddisfazioni. La mia metodologia è passionale e preparata. Non si può improvvisare. Bisogna studiare tanto, cercare di coinvolgere gli archivi, gli artisti stessi. Solo facendo questo lavoro e curando in maniera maniacale tutto, si può far tornare a galla quel mercato che è a margine dei soliti noti. Le provocazioni funzionano. Tre anni fa è venuto un collezionista che aveva molte opere di Carla Badiali e dell’astrattismo. Gli avevo consigliato di non mettere un’opera sola in asta. E questa persona aveva obiettato perché secondo lui, se non c’è domanda è inutile inflazionare l’asta con molte opere.

Carla Badiali "Composizione in verde n.150" (Dinamismo astratto in verde) 1938 olio su tavola, cm 60x50 Valutazione: € € 16.000,00 / € 20.000,00 Venduto a € 65.000,00 (asta 11 giugno 2014)
Carla Badiali
“Composizione in verde n.150” (Dinamismo astratto in verde) 1938
olio su tavola, cm 60×50
Valutazione: € € 16.000,00 / € 20.000,00
Venduto a € 65.000,00
(asta 11 giugno 2014)

Aveva timore dell’invenduto “pubblico”, immagino
Sì. Io ho risposto “no, è esattamente l’opposto!” Se mi date la possibilità di scegliere io faccio una piccola mostra, una sorta di mini antologica all’interno del catalogo. E fu un successo: record storico per l’artista.

Questa strategia ha permesso di conoscere ai più un’artista che magari non era così nota quindi?
Sì. In questo senso parlo di “promozione culturale” usando un’onda estremamente efficace che è quella del mercato, del marketing e di internet. Purtroppo spesso le persone scoprono alcuni artisti solo quando iniziano a fare dei prezzi alti.

L’attenzione al catalogo e alla cura dell’esposizione mi sembra una caratteristica che non si può applicare alla maggior parte delle case d’aste italiane. Mentre è un’abitudine ben consolidata per le major straniere. Il Ponte, in questo senso, ha un respiro più internazionale
La casa d’aste per definizione fa delle mediazioni. Qui invece noi agiamo come in una galleria: c’è un discorso di consulenza dal lato di chi porta le opere (consigliamo se vendere una data opera o se conviene aspettare) e dal lato delle proposte si fa una selezione.

Sei una specie di ibrido: né mediatore, né gallerista. Ma un po’ e un po’.
Sì sì, ibridissimo! Nella prossima asta presenterò un nucleo di opere di Bruno Munari. Un artista stra-dimenticato dal punto di vista del mercato. Abbiamo avuto in consegna un negativo-positivo del 1951, un’opera storica, che proviene dall’architetto Rogers. Fu proprio Munari a regalarglielo nel 1951. Inoltre ci sarà una “Macchina inutile” del 1949 , un oggetto rarissimo (pensate ai Mobile di Calder). Insieme a queste altre opere tutte storiche e rare.

Munari "Negativo-positivo" 1951 olio su tavola, cm 60x60 (asta giusto 2016)
Munari
“Negativo-positivo” 1951
olio su tavola, cm 60×60
(asta giugno 2016)

Munari sarà il centro ideale del catalogo?
Sì, queste opere saranno uno dei gruppi al centro del catalogo. A Munari si lega un altro gruppo di opere dell’astrattismo italiano, circa 15, che saranno lo zoccolo duro dell’asta.

Ci puoi dare qualche altra anticipazione?
La mia grande passione è la scultura. E la scultura italiana, in Italia, è ancora molto sottostimata. Ci sarà un gruppo di sculture importanti, alcune anche storiche di Carmelo Cappello, che sarà presente con quattro opere. Ci sarà anche un acciaio premiato alla Biennale di Madrid. È alta 2 metri e trenta. È un oggetto straordinario.

Cappello "Senza titolo" 1975 scultura in acciaio, h cm 225
Carmelo Cappello
Verticalizzazione sferica acciaio” 1975
scultura in acciaio, h cm 225
Firmata, datata 1975 e numerata es. 1/3
(asta giugno 2016)

Carmelo Cappello potrebbe essere “la Badiali del 2016”, nell’idea di promozione e rilancio?
“Carmelo Cappello alla ribalta da Il Ponte”, mi immagino già un possibile titolo di giornale. Ma siamo ancora all’inizio della raccolta opere e sicuramente ci saranno ulteriori proposte.

Ci saranno anche opere di stranieri in asta?
Sì, un gruppo di opere della Land Art americana, da Dennis Oppenheim a Christo. Opere che cercherò di valorizzare all’ennesima potenza.

Con un approccio da storico dell’arte quindi?
Sì, cerco di valorizzare le opere a tutti i livelli. Con ricerche bibliografiche e fotografie e un grande studio.

Come dovrebbe essere sempre, no?
A me sembra una cosa normale, anche se estremamente impegnativa. Molti non lo fanno però. Alcuni pensano di più al fatturato…

Bè, da un esperto di dipartimento ci si aspetta affidabilità, conoscenza e trasparenza. È alla base del rapporto di fiducia che si crea.
Sì, e io sono quasi maniacale! Lavorare così è una garanzia, nel bene e nel male. Le persone poi , sulla base dei fatti , si fidano sempre di piu’.

A proposito di persone. Ne approfitto per chiederti se negli anni con i collezionisti hai stretto rapporti di amicizia. E se ci puoi raccontare che tipo è il collezionista che solitamente si rivolge a te.
Sì, pochi. Preferisco dare molto di più a pochi e che se lo meritano, che tanto a molti.

C’è sempre uno scambio con i tuoi clienti?
Sì. Cerco di trasferire il più possibile tutto il mio know how a chi sta di là. Il cliente deve poter valutare e giudicare il mio operato. Si devono sempre creare delle sinergie. Nei prossimi giorni verrà qui a vedere delle opere il mio miglior collezionista, che è anche un grande amico: abbiamo lavorato insieme negli anni per costruire la sua collezione, già dalla fine degli anni Settanta. È stato molto bello relazionarmi con lui. Quando parlo della sua raccolta, dico con un sorriso “la nostra collezione”. Però i collezionisti–complici sono davvero pochi.

Si instaura anche adesso un rapporto di fiducia come tra collezionista e gallerista?
Sì, direi di sì. Ho cercato di trasferire qui nella casa d’aste, quello che facevo prima quando ero gallerista.

Un consulente a tutto tondo insomma.
Sì, in altre realtà è tutto più meccanico e impersonale.

Ritornando a quello che dicevamo prima, anche i cataloghi fanno molto. A volte i cataloghi che si scaricano in pdf sono una serie di nomi, numeri e prezzi. Che non danno molto. Mentre un catalogo d’asta che si presenta studiato, ricco di fotografie e approfondimenti, ha un effetto completamente diverso.
Sì certo, per l’asta di Paolo Icaro, di cui parlavamo prima, sono venute molte persone che non lo conoscevano. Abbiamo fatto un lavoro di grande impatto (un’intera sala). È stata, alla fine, come una mostra. Qualcuno ha chiesto informazioni, altri sono andati a documentarsi, qualcuno ha anche partecipato all’asta senza poi riuscire a comprare perché i prezzi sono saliti.

Paolo Icaro "Nido-ramo" 1984 scultura in gesso e legno, cm 188x21x30 Valutazione: € 2.800,00 / € 3.500,00 Venduto a € 27.500,00 (asta 16 dicembre 2014)
Paolo Icaro
“Nido-ramo” 1984
scultura in gesso e legno, cm 188x21x30
Valutazione: € 2.800,00 / € 3.500,00
Venduto a € 27.500,00 (asta 16 dicembre 2014)

Forse è anche il mercato italiano che lo permette.
Sì però bisogna conoscere bene gli artisti. Promuovere nomi che non sono una sicurezza a priori, è un atto di coraggio. Perché se si sbaglia artista o opere, si possono avere tutti invenduti e quindi fare un danno a chi affida le opere e all’artista , cosa che mai potrei accettare di fare.

Bè certo. Per le case d’asta, i risultati sono pubblici, viene fatto tutto alla luce del giorno: c’è più rischio di immagine quando c’è un insuccesso.
Sì, parlando della trasparenza: il mercato con il prezzo vero dei venduti, lo fa l’asta. In queste sedi si ha il potere di fare del bene o del male a un artista. Se si fa solamente il “passaquadri”, non si fa un buon lavoro sugli artisti.

Perché nasci come gallerista e hai trasportato la tua conoscenza e passione in un settore che, volendo, potrebbe essere più asettico.
Sì. Infatti il mio lavoro è fare delle mostre all’interno delle aste.

Nel 2015 Il Ponte ha aperto alle aste online. Negli ultimi anni, anche altre realtà italiane si sono lanciate sulle vendite online. “Compro da casa, un click dal divano”. Cosa ne pensi?
Parlo solo per il mio dipartimento. Il mio “prodotto”, in teoria, non contempla l’online. Le opere vanno guardate dal vivo. Ma non è un discorso univoco in realtà. Perché per le arti decorative, il vintage e il design l’online funziona benissimo. Quando si chiede un condition report di un prodotto realizzato in serie, l’acquisto online è perfetto.

Chi sono i tuoi “clienti tipo”? Collezionano un periodo o un artista e cercano solo quello o ti è capitato più spesso di lavorare con collezionisti che desiderano avere pezzi a seconda dell’innamoramento del momento?
Innanzitutto, sono quasi tutti già collezionisti e galleristi. Capitano l’uno e l’altro.

Con chi preferisci lavorare? L’istintivo e passionale o il razionale e metodico?
Mi piacciono entrambi. Uno è “malato”, quasi compulsivo direi. C’è quasi una forma di “coazione a ripetere”. Il passionale è “malato” uguale, però qualche volta è più difficile da consigliare. Il passionale ti chiede dei consigli e poi fa di testa sua. Ed è recidivo! A volte torna e ti dice “Dovevo seguirla all’asta, ho comprato quel quadro là… e ho sbagliato tutto!”.

Ci sono acquirenti giovani?
Sì, ci sono. Alcuni sono anche molto interessanti. Tra i giovani ci sono categorie opposte. Si trovano i rampanti con mezzi che hanno già capito tutto, comprano e vendono come se fossero in borsa. Potrebbero comprare l’oro o dei titoli azionari. Non cambia molto per loro. Altri invece comprano con il cuore e con la testa. Alcuni chiedono consigli e si fa della strada insieme nel corso degli anni.

A proposito di consigli. Se dovessi darne a qualcuno che vuole iniziare a collezionare?
Direi di comprare innanzitutto quello che piace. Quindi torno a dire di comprare con il “cuore”. Quello che si acquista deve essere un oggetto di piacere, con cui si convive. Magari solo per un anno, due o cinque. Poi può essere che l’amore si esaurisca a favore di qualcos’altro. E quindi, se si è fatto anche un buon investimento, si può vendere questo oggetto a favore di qualcosa di nuovo.
È difficile dare davvero un consiglio, ma potrei suggerire di avvicinarsi alla scultura.

Quindi la consigli come investimento?
Sì. Se la scultura piace e la si conosce, allora sicuramente la consiglio perché, rispetto a molti quadri, ha ancora dei prezzi inferiori. Per la scultura, in Italia, non c’è la cultura che c’è all’estero. Tante sculture sono state comprate da collezionisti o gallerie straniere. Ma anche gli italiani iniziano a comprarla.

il-Ponte

Da dove provengono i vostri clienti? Sono più stranieri o italiani?
Pensando alle ultime aste, direi che abbiamo avuto molti clienti anche stranieri. Ma il 50% è italiano. L’altra metà è divisa tra Americhe (25%), Europa (20%) e, fino all’anno scorso, un 5% da Cina (anche se ormai siamo al tramonto) Russia, Canada e Ucraina.

Credo sia interessante capire da dove venga chi acquista le opere e dove vanno.
Sì moltissimo. Ti faccio un esempio, Ideo Pantaleoni è un artista che un po’ di tempo fa non era conosciuto. E ora è arrivato sul mercato tedesco, dove prima era quasi sconosciuto.

Una domanda più generale sul mercato dell’arte. Con le vendite londinesi di febbraio scorso, molti esperti hanno parlato di deflazione del settore dell’arte contemporanea. Come commenti?
Era ora! Il mercato vuole tornare “sano”. Qui lavoriamo su un mercato non drogato. E la deflazione di cui parlano è una evoluzione fisiologica, direi.

E per quel che riguarda i giovanissimi che passano all’asta?
Noi da Il Ponte non li trattiamo.

Per concludere, ci vuoi raccontare una storia curiosa, divertente e particolare che ti è capitata? Con un collezionista o di una singola opera?
Un po’ di tempo fa, ero in visita in una casa di un notaio. Ho notato dei quadri appoggiati per terra. Tutti ammassati. Uno, con un piccolo foro, era di un importante artista brasiliano. L’ho individuato subito. La padrona di casa non ne sapeva niente. Le dico: «Lei sta bucando un quadro di un artista che potrebbe valere 100mila euro». Allora le ho proposto un azzardo. Di affidarmelo per metterlo in asta: l’avrei fatto partire da 5000 euro. Ha accettato e ho preso l’opera – che era di Antonio Dias – nonostante il graffio e un buchetto, che la signora pensava fosse una stampa. Tutti avranno pensato che ero un matto. Sono arrivati brasiliani, sudamericani, spagnoli… Durante l’esposizione ho posizionato l’opera in un certo punto della sala, volutamente. Come un’esca. Le persone passavano davanti ma nessuno guardava il dipinto da di fronte, per non farsi accorgere. Alla fine quel quadro ha fatto 175 mila euro. Ed è volato in Brasile. È stato molto divertente.

Antonio Dias  Campina Grande 1944 "Il deserto: cotone" 1968 olio su tela, cm 85 diagonale Firmato, titolato e datato Milano, agosto 68 al retro Valutazione: € 5.000,00 / € 7.000,00 Aggiudicato a € 140.000,00 (diritti esclusi) (Asta 11 giugno 2014)
Antonio Dias
Campina Grande 1944
“Il deserto: cotone”
1968
olio su tela, cm 85 diagonale
Firmato, titolato e datato Milano, agosto 68 al retro
Valutazione: € 5.000,00 / € 7.000,00
Aggiudicato a € 140.000,00 (diritti esclusi)
(Asta 11 giugno 2014)

Avranno parlato tutti de Il Ponte! Una buona operazione di marketing….
Si è stato una specie di gioco di cui immaginavo già l’esito….un grande divertimento.

 

Il Ponte Casa d’Aste
Palazzo Crivelli
Via Pontaccio 12 – 20121 Milano
Tel +39 02 863141
Via Pitteri 8/10 – 20134 Milano
Tel +39 02 8631472
www.ponteonline.com

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