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World Press Photo, l’eccellenza della fotografia d’attualità

Goran Tomasevic
Goran Tomasevic

Un evento che coinvolge gli appassionati di fotografia: questo è il World Press Photo che si è svolto al Teatro Margherita di Bari. Ma in che cosa consiste? È il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo. Infatti, ogni anno vede la partecipazione dei fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Le Monde, El Pais. A febbraio una giuria internazionale seleziona i 150 migliori scatti che vengono inseriti nella mostra.

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Qual è il messaggio che queste foto trasmettono al pubblico? In realtà, ognuna descrive appieno la società. Perciò diverse sono le categorie scelte: natura e ambiente, vita quotidiana, mutamenti climatici e sociali, ritrattistica e reportage di guerra.

«Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere», ha detto uno dei più acclamati fotografi: Henri Cartier-Bresson.

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Con ciò l’artista vuole dare una spiegazione alla fotografia: là dove s’incontrano la passione per l’arte e l’esigenza d’informare. Da qui nasce il fotogiornalismo. Il World Press Photo è, infatti, “l’eccellenza della fotografia d’attualità”.

La mostra è curata dall’associazione CIME (Culture e Identità Mediterranee) attiva dal 2009 nella creazione e produzione di eventi.  In questo spazio si può riflettere sui temi salienti che riguardano l’Italia e il resto del mondo. Si sa, infatti, che spesso le immagini arrivano prima delle parole. Ogni sezione è il racconto dei fotoreporter che hanno vissuto alcune esperienze e le hanno immortalate negli scatti. E come ha affermato ancora Cartier-Bresson: «Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso un solo momento»

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Particolare attenzione ha il tema dell’immigrazione. Visti i recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto le persone sbarcate sulle coste italiane e che da Ventimiglia hanno cercato di raggiungere la Francia.  Salvo, poi, vedersi sbarrare le porte dal Paese. L’Onu, infatti, ha lanciato l’allarme: sono oltre 137 mila i rifugiati e i migranti che hanno attraversato l’Europa durante i primi sei mesi del 2015. L’83% in più dello stesso periodo del 2014, di cui la maggioranza era in fuga da guerre, conflitti o persecuzioni. Cifre che fanno riflettere sull’entità della situazione.

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Ma perché parlare d’immigrazione? In effetti, l’esposizione ha previsto l’intervento di alcuni esperti e giornalisti che il 29 giugno sono intervenuti al Teatro Margherita sul tema: “Un’altra sponda: l’informazione, la carta di Roma e i nuovi linguaggi sui migranti”.

«Dobbiamo crescere nella consapevolezza che le parole e quindi le immagini, che sono un altro modo per raccontare il mondo, sono lo strumento potente e allo stesso tempo assai rischioso che abbiamo fra le mani», ha detto il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia Valentino Losito che ha moderato l’incontro.

Hanno partecipato anche il Portavoce Presidente della Camera dei Deputati ed ex Presidente FNSI Federazione Nazionale della Stampa Italiana Roberto Natale, il fotoreporter per AFP Agence France Presse, National Geographic e Nazioni Unite Manoocher Deghati, il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Raffaele Lorusso e l’inviato de la Repubblica Carlo Bonini.

«Normalmente i grandi fotografi sono quelli in grado di scattare una fotografia che li sorprenda e li spiazza, e che li costringa a mettere in discussione le loro abilità ‒ ha affermato Carlo Bonini ‒, non c’è una sola foto in questa mostra che si sia già vista.»

Infatti, tutte le vicende umane che il giornalismo conosce, sono state vissute parallelamente ai momenti importanti che hanno fatto la storia del nostro Paese. L’esempio è la foto realizzata da Massimo Sestini dedicata all’Operazione Mare Nostrum. Con questo scatto il fotoreporter ha vinto il secondo premio General News del World Press Photo of the Year.

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«Questa foto è costata due anni di pazienza. L’avevo fatta l’anno scorso identica a un barcone che portava 400 migranti. Non era come volevo io perché non tutti mi guardavano verso l’alto ‒ ha dichiarato Sestini in un’intervista rilasciata a Sorrisi e Canzoni Tv ‒. Quindi ho dovuto riprovarla quest’anno. L’importante era stare allo zenit al primo colpo. Ero consapevole che se avessi scattato bene la foto all’inizio, avrei avuto 500 persone che mi guardavano. È andata così ed è stata pubblicata dal Time ad agosto che l’ha nominata come une delle dieci foto più comunicative del 2014.»

Nello scatto c’è tutta la complessità di un fenomeno che si sta verificando in questo periodo. Con il fotogiornalismo bisogna spiegare il mondo e non solo raccontarlo. Salvo poi dare chiarezza e completezza alle informazioni, soprattutto se si parla di migranti. In questo svolge un ruolo importante la Carta di Roma: il nome con cui è noto il protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. Scopo della Carta è di fornire le linee guida per il trattamento delle informazioni.

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D’altronde bisogna tutelare le persone che non conoscono i meccanismi della comunicazione e potrebbero rilasciare informazioni che andrebbero a ledere la persona coinvolta e la sua famiglia. Qual è, dunque, l’obiettivo primario che si pongono i giornalisti e i fotoreporter? Hanno la possibilità di informarsi, documentarsi e spiegare la società, lasciando poi un’impronta come avviene per la fotografia. Là dove le immagini sono eterne.

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11 Giugno – 5 Luglio 2015
Teatro Margherita, Bari

www.worldpressphotobari.it

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