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Biennale di Venezia: du Kassel! Riflessione al vetriolo di Lucien de Rubempré

Ci risiamo, son spuntate le viole e, puntuale, ecco riaffacciarsi il problema Biennale di Venezia.

We are the World, pardon, All the World’s Future è il tema. Aooh, tanta robba, come al solito. Palazzo Enciclopedico, Fare Mondi, ILLUMinazioni… Tu chiamale se vuoi Emozioni!
Ma questa volta, ci assicura Okwui Enwezor, il Direttore, non è il solito tema onnicomprensivo che raccoglie esperienze unificate in un campo unico, bensì un progetto permeato da “Filtri” sovrapposti, a formare una costellazione di parametri che circoscriveranno i vari (ed avariati) temi trattati, un vero “Parlamento delle Forme”.

Okwui Enwezor
Okwui Enwezor

Molto bene, e quali sono i temi? Tenetevi, qui viene il bello.

Dovete sapere che Okwui, confidenzialmente, è il più figo dei fighi, il più cool, glamour, dandy, snob dei curatori in circolazione, l’Obama dell’arte, l’Harry Belafonte della critica. E, come Michelle, la first sciura che coltiva cavolini biologici alla White House, cosa ti organizza il Nostro ne L’ARENA, il cuore della mostra, come un Giletti qualsiasi, nello spazio attivo del Padiglione Centrale dei Giardini? Il mega direttore galattico ci infligge per ben sette mesi la lettura recitata, come una sorta di Oratorio dei tre, diconsi tre, libri di Das Kapital, ci auguriamo in lingua originale, di Karletto nostro. Prendendo spunto dal rito sihk dell’Akhand Path, una recitazione ininterrotta del libro sacro,  la bibbia del Comunismo verrà salmodiata da attori e financo cantata. Una vera e propria messa!

Molto, molto Pashtun, enorme, amazing! A coronamento del ciclo fantozziano sono previste seance di Segej Michajlovč Ėjzenštejn, quello della mitica corazzata Potëmkin. Munitevi di sospensorio perché sarà dura!

Ah, dimenticavo la colonna sonora, ton sur ton: “un volto, e del mare/non consumiamo Marx” del maestro Luigi Nono. Bene bene, nella sezione the TOMORROW si organizzeranno seminari nei weekend con l’obbiettivo di investigare la dimensione narrativa ed epica del testo di Marx.

Per pigrizia personale e carità cristiana, vi risparmio le esplorazioni delle condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche a partite dal XIX secolo ai giorni nostri accompagnate dai canti degli operai e dei diseredati dell’universo mondo.

Ecco, madamina, il catalogo è questo… E signora mia, non se ne può più, qui è tutta una Kassel, anzi du Kassel, video, perfomaces, seminari, “sempre tesi al progresso culturale, sempre tesi all’affermazione di un mondo migliore” sopratutto in questa age of anxiety, My God, come quattro amici all’Harry’s Bar, a cambiare il Mondo, sempre tesi anche a piazzare le blue chip che i padroni del big game vogliono valorizzare. Aridatece le Black Panther a casa Bernstein!

Dimenticavo, last but not least, quest’anno la Biennale anticipa l’apertura al 9 maggio come segno di bon ton istituzionale con EXPO, manifestazione con la quale condivide, in fondo, lo stesso mood: All the World’s Future e Nutrire La Terra. Okwi Enwezor e Vandana Shiva. Misticamente tutto si tiene… ccioè, è un universo cosmicamente cosciiente. A Venezia salmodiano le orazioni marxiane, qui, in tutina di cachemire, si seminano campi di grano. Bellissimo, aspettiamo che cresca! Che meraviglia la natura!

Oh Mama, sperem, God Save The Queen!

in punta di pennino
il Vostro LdR

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