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Sanremo 2015, III serata. Luce fu: Cover, Spazio, Platinette, Spandau e NeK

La terza serata di Sanremo 2015 finalmente ci porta qualche guizzo di vita. Anzi forse quella che si è appena conclusa al Teatro Ariston è la prima vera serata del Festival della canzone italiana DoC.

Una serata densa tutta dedicata alle “cover“, le grandi canzoni della storia musicale italiana dagli anni ’60 in poi.

Una serata “cuscinetto” prima della gara canora che riprenderà domani. Sul palco si alterneranno tutti i 20 big ognuno con la sua versione di un brano, scelto nell’enorme archivio del nostro repertorio di autori. Ogni esecuzione sarà sottoposta al televoto per eleggere un vincitore finale. Che si vince? La gloria e anche un trofeo-garofano-sanremese dal nome “cover”.

  • Ma partiamo come di consueto con la cronaca della lunghissima tappa di oggi che ha visto subito le altre 4 nuove proposte : Giovanni Caccamo vs Serena Brancale e Amara vs Rachele. Passano Amara e Giovanni Caccamo.

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Inizio “veramente effervescente stasera”a detta” del ‘bravo conduttore’. Noi apriamo anche una bottiglia per l’occasione e ci disponiamo con ogni buon sentimento ad assistere anche alla terza serata di Sanremo 2015 . Ed eccoci all’avvio.

Di effervescente c’è il digestivo che abbiamo tuffato in acqua per mandar giù l’ennesima delusione.

Federico Paciotti ovvero un delirio di corde e distorsore rock, suonate sapientemente da una specie di folletto con giubba rossa e cappelletto di lana che improvvisamente molla la chitarra per ferire mortalmente il finale dell’aria  “Lucean le stelle “– muoio disperato – dalla Tosca di Puccini, con timbro tenorile, ma potenza e intonazione alquanto vacua.

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Con un gran sospiro – di sollievo – parte la serata cover ed ecco i primi quattro interpreti.

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Tentenna Raf, presentando uno dei più grandi successi di Massimo Ranieri, che generazioni hanno cantato a squarciagola, lui con un filo di voce. Ora, in versione raegge, accompagnato da 4 ragazzi africani Raf stecca il finale e viene da piangere a noi questa sera.

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Se perdo te (Patty Pravo)  Irene grandi
Altro pezzo storico e sacro violentato banalmente da Irene Grandi che lo presenta con un arrangiamento ” marcetta” che il chitarrista accanto a lei sottolinea con la testa, che sembra un cagnolino di peluche degli anni ’70. Pessima.

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La stordita Arisa, inizia subito bene mancando la sua uscita sul palco e arriva con gli occhi mezzi chiusi lamentando gli acciacchi fisici di una caduta. Bene, ripartiamo con

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Una Carezza in un pugno cantata da Moreno che finalmente ci regala 5 minuti di respiro. Anche qui andiamo sul raegge ma ci sta tutto e Moreno è molto bravo. E infatti passa in finale.

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Dio come ti amo  (Modugno/Cinquetti) per  Anna Tatangelo, con nuovo look per la capigliatura ed elegante abito lungo, pennella benissimo, in versione bossanova, un brano perfetto per le sue corde. Brava e sicura nella voce e nell’espressività, è un bell’omaggio alla storia della canzone italiana.

Alle 21.56 una mano dal cielo.

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Samantha Cristoforetti,  in collegamento in diretta dalla stazione spaziale ESA/ASI. Ma attenzione. Come si scoprirà più tardi, grazie alla segnalazione dell’attento occhio di Paolo Altissimo su Il Disinformatico, in realtà la “diretta” sarebbe un fake. Eh sì, perchè la conversazione sarebbe stata registrata molte ore prima della messa in onda in Eurovisione e quindi quello che vediamo è in realtà il replay e non una diretta.

–     La prova sarebbe nel video ESA postato su Youtube già nel pomeriggio con la registrazione dell’intera intervista, con tanto di traduzione simultanea in inglese.

Comunque, ignari, siamo contenti di rivedere Samantha anche se osserviamo che nonostante i  28500 km all’ora della sua velocità di crociera, l’effetto soporifero di Sanremo 2015 contagia anche lo spazio.

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@Astrosamantha racconta che in questi giorni passeranno sull’Italia e saranno visibili per circa 10 minuti sul far della sera. “Se vi va potete anche salutarci da terra”

Si diventa più ottimisti o pessimisti dallo spazio, sul futuro del nostro pianeta? Chiedo Carlo Conti “Sicuramente si diventa più consapevoli. Si capisce in maniera immediata che tutti i miliardi di esseri umani siamo tutti insieme sulla Terra che è la nostra astronave e dobbiamo averne cura”
Cosa ti manca della Terra? “Un’insalatona di verdure fresche, lavarmi le mani in acqua corrente, farmi una doccia. Piccole cose che qui non si possono fare, ma di importante non mi manca nulla.”

La canzone di Sanremo con cui mi sveglierò domani sarà “Luce ” di Elisa.

Chi vuoi salutare?? “Un abbraccio a tutti gli italiani e italiane che ci guardano. Vorrei portarvi tutti quassù e grazie a tutti”

Salutiamo Samantha e parte la seconda tranche di cover,  introdotta dall’arrivo sul palco di Rocìo.

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E la vita la vita (Cochi e Renato) – riproposta da Biggio & Mandelli sempre con Roy Paci alla direzione. Bell’arrangiamento jazz e ottima interpretazione di un pezzo per niente facile.

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Chiara, stasera con un abito blu molto sexy e un tatoo in oro sulle mani, presenta la cover di “Il volto della vita” di Caterina Caselli. Brava come sempre, perfetta su ogni nota e il pezzo, nonostante l’età è di quelli del suo background culturale. Peccato che questa ragazza ci sembri sempre un’impegata della musica, ordinata e corretta ma come priva di obiettivi.

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E’ la volta di Nesli che, secondo Arisa, propone “una versione tutta nuova e quasi irriconoscibile” di “Mare mare” (Luca Carboni). Vi assicuriamo che la versione è identica a quella di Carboni, tranne un brevissima strofa Rap inserita da Nesli dopo il refrain.

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Chiude il secondo gruppo di 4 brani e interpreti Nek che presenta “Se telefonando” indimenticabile brano di Moricone-Costanzo del 1966. Indimenticabile successo di Mina, tra gli altri.

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Giusta per la sua voce e per la sua espressività, bravissimo Nek, sostenuto da un bell’arrangiamento orchestrale, ci regala altri 5 minuti di piacere che sembrano un miracolo. E infatti il televoto gli consegna il passaggio in finale.

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Sarà l’effetto miracoloso di Nek ma improvvisamente e per la prima volta a Sanremo 2015 arriva un guizzo comico-dissacrante, che fa ridere. Luca e Paolo  presentano cantando il loro sfottò al Festival di quest’anno, in particolare alla singolare celebrazione di tutti gli artisti defunti impostata da Carlo Conti nelle prime due serate.

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“cantano il carrozzone e commemorano una salma ogni 2 ore ”
“per il funerale già pronta la diretta con il telecronista e sua moglie che fa l’intervista, che c’è sempre una grande donna dietro a ogni artista”
“E impazza sulla rete la commemorazione RIP FOR EVER con il selfie fatto ieri al funerale”
Nel ritornello salutano con “ciao Lucio, ciao Pino, ciao ” l’elenco di artisti scomparsi, ovviamente sempre in burla. Sul finale Luca “spero domani di dire ciao a te” rivolto a Paolo che si afferra i “gioielli”.

Terminato lo sfottò musicale Luca e Paolo serrano il ritmo con una raffica di battute sulle conduttrici : Arisa, Emma e Rocìo, sullo stesso Conti che fa da spalla, la Rai e ce n’è pure per il premier Renzi. En passant.

Bene. Stasera finalmente abbiamo riso.

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Ripartiamo con i Dear Jack che propongono la versione rock melodica di “Io che amo solo te” (brano del 1962 di Endrigo) Bravi e con grande espressività anche nei soli di chitarra. Passano anche loro in finale, meritatamente.

Dopo il saluto e il ringraziamento agli orchestrali, insieme a Rocìo arriva come una festa Platinette con Grazia di Michele dedicando a Giuni Russo “Alghero”

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Divertente e giocosa la versione anni ’50 con tanto di decappotabile in scena e occhiali d’epoca, ma forse il clima censorio di Sanremo non ha permesso distrazioni nè sbavature.

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E’ la volta della tristana Bianca Atzei che presenta “Ciao amore, ciao” di Tenco in versione rock graffiato. Il grouve c’è, ma non ci emoziona più di tanto, nonostante lo sforzo di tecnica.

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Alex Britti, presenta “Io mi fermo qui” pezzo dei Dik-Dik del 1970. Ottimo come sempre alla chitarra Britti quest’anno non ci convince dal punto di vista vocale.

E arriva il momento di un altro ospite e già solo il nome preannuncia la risata, arriva Massimo Ferrero, Presidente della Sampdoria che è un personaggio talmente assurdo da sembrare una caricatura di se stesso.

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Tantè che Conti rassicura il pubblico sul fatto che non è Crozza che lo imita ma proprio lui in carne ed ossa. E come suo solito in “romanaccio” Ferrero spiega (?) il perchè viene chiamato col soprannome “viperetta”.
Carlo Conti è più in difficoltà stasera con viperetta che ieri con Conchita Wurst. Anche perchè per tenerlo a bada ci vuole una bella fatica.

“Genova e la Liguria ha bisogno di strutture serie. Noi Presidenti delle squadre sportive abbiamo fatto la nostra parte donando del denaro perchè la Liguria e la musica ci rappresenta”

Diventa triste e penosa anche la presenza di Ferrero accanto a Carlo Conti che non rinuncia ai suoi modi preteschi, rendendo anche più imbarazzante lo show di viperetta alle prese con “una vita spericolata” di Vasco.

Altro digestivo e andiamo avanti. Pronti e gasati per gli Spandau Ballet, o meglio i nonni-degli Spandau che ricordavamo.

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Gli anni passano inesorabili e se non fosse per il sound e la suadente voce di Tony Adley potente e inalterata, non ci sarebbe possibile riconoscerli 30 anni dopo. Ma è un attimo tornare indietro con la memoria, appena partono le prime morbide note di “True” e poi “Gold“, per terminare con l’indimenticabile “Through the Barricades“.

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Riuniti insieme come gruppo dal 2009 e ora di nuovo in tour con un nuovo album, li vedremo in concerto già il prossimo mese di marzo qui in Italia.

Salutiamo gli Spandu per ascoltare il  penultimo gruppo di canzoni.

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Ed ecco Lorenzo Fragola che porta la bellissima “Una città per cantare” (Lucio Dalla/Ron-1980). Fa il suo dovere, Lorenzo, cantandola secondo la versione originale e bisogna dire che il pezzo è già di suo un gol fatto. Ma ci chiediamo come ha potuto vincere X-Factor perchè di talento almeno qui non ne vediamo traccia.

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E’ il momento del trio Il volo che furbescamente propone “Ancora” (De Crescenzo) e il pubblico esulta già all’annuncio del titolo.

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Bravi, bravi, bravi. Finalmente delle voci che fanno quello che devono fare in un festival della canzone: cantano bene. Intonati, espressivi, interpretando con passione e professionalità.
L’Ariston esulta in piedi a metà del pezzo e ci fa piacere vedere il successo che riscuotono questi ragazzi.

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  • Gara interrotta da Vittoria Puccini che viene a presentare la mini-serie di Rai 1 su Oriana Fallaci che interpreterà come protagonista sotto la regia di Marco Turco. In onda il 17 e 18 febbraio.

Si riprende con Annalisa ma prima Arisa perde tempo per confermarci che sta stordita (lo diciamo dalla prima serata) a causa dell’anestetico che le è stato somministrato dal medico (?). Carlo Conti cerca di alleggerire l’enormità di quello che dice la stordita, che invece per la prima volta ride di gusto contenta e invita tutti a provare la stessa medicina.

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La povera Annalisa, finalmente può iniziare la sua performance col brano “Ti sento”. Bravissima anche lei. Bella interpretazione, potente e appassionata.

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Infine Lara Fabian, che ci ricorda vagamente Dalidà nell’aspetto, presenta ” Sto Male” (Ornella Vanoni 1973) pezzo d’autore storico e impegnativo che la Fabian affronta da professionista, con grande tecnica e virtuosismi in stile francese, anche se non ci dà emozioni.

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Momento comico numero 2 di nuovo Luca Bizzarri e Paolo Chessisoglu che attaccano con una gag sul matrimonio gay.

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Interpretano una coppia gay che sta per sposarsi e giocano sciorinando tutti i luoghi comuni delle nostre piccole umanità “eterosessuali”. Adozione, figli, soldi, assistenza, parenti. Due risate, finalmente.

Sul filo dello sfinimento è tempo dell’ultimo gruppo. Gianluca Grignani, presenta “Vedrai, vedrai” di Luigi Tenco. No comment.

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Nina Zilli, in abito micro e mantello fosforescente che sembra Mazinga, propone “Se bruciasse la città”(Massimo Ranieri 1969) . Mah!

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Malika Ayane propone “Vivere” in un bell’arrangiamento acustico (con Pacifico alla chitarra) e la modella sul suo stile con grande efficacia, nonostante l’handicap dell’apparecchio ortodontico di cui non avevamo notato traccia la prima serata. Brava e vibrante come sempre.

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Marco Masini fa una dedica a Francesco Nuti con “Sarà per te” (Francesco Nuti 1988). Professionista come con il brano in gara che ha presentato ieri, Masini viene pure televotato e arriva in finale.

Inaspettatamente torna il folletto Paciotti, ex chitarrista dei “Gazzosa” , studente del Conservatorio e di nuovo rilanciato da Carlo Conti come se fosse un fenomeno assoluto. Forse sarà il figlio di un suo parente o c’è il foraggio di un produttore dietro l’entusiasmo esagerato di Conti per questo ottimo chitarrista ma tenore-vorrei-ma-non-posso.

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Comunque folletto Paciotti decolla sulle corde che sembra Santana, per introdurre il finale di “Nessun Dorma”, ancora Puccini. Per fortuna solo con la chitarra stavolta.

Noi invece vorremmo andare a dormire. Ma ancora non ci dicono quale sarà la cover vincitrice di questa serata e parte la disco-music con il gruppo dei giovani “Saint Motel” con “My tape”.

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Per la gioia della diretta, il microfono del cantante va in avaria. E il pezzo sembra a bocca chiusa quasi per intero.”Show must go on” e Conti, come se nulla fosse accaduto, consegna loro il Disco di Platino per poi dare spazio al caro Rocco Tanica, che ci rallegra anche stasera con le sue gag dalla sala stampa e la consueta esilarante Rassegna Stampa sanremese.

Rocco Tanica

Finalmente ci graziano e ci annunciano che il vincitore della serata è NEK, che subito dopo invia il suo grazie dalla pagina Facebook a tutti “noi”, agli autori della canzone e alla moglie. E’ stata lei infatti a scegliere il brano. Ne siamo felici e ci ascoltiamo volentieri la ripetizione di “Se telefonando”.

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A domani, per la nostra cronaca-semiseria della IV serata di Sanremo 2015.  Clicca per riascoltare tutti i brani di Sanremo

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  • L’apparecchio per i denti di Malika Aiane. Mi domando se ha scelto di portarne uno visibile per fare tendenza o se non abbia potuto farne a meno. In caso spero non abbia provato imbarazzo e non le sia venuta l’ansia di mostrarsi con la “macchinetta”. Pensare che poteva risolvere con l’ortodonzia linguale.

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