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Un fondale di Salvador Dalì ne “La Verità” di Daniele Finzi Pasca

La Verità, Daniele Finzi Pasca La Verità, Daniele Finzi Pasca
La Verità, Daniele Finzi Pasca
La Verità, Daniele Finzi Pasca

Corpi fluttuanti, contorsioni, acrobatici virtuosismi sospesi nel vuoto, costumi piumati e un’infinità di elementi simbolici. Tra prosa e arte circense, tra danza e musica, questa è la sfida di Daniele Finzi Pasca per raccontare il surrealismo onirico di Salvador Dalì con lo spettacolo “La Verità”, in scena al Piccolo Teatro di Milano fino al prossimo 11 gennaio.

Tutto ha inizio la sera di Natale del 2010 quando Finzi Pasca riceve una strana telefonata: un fondale dipinto da Salvador Dalì negli anni ’40 a New York per la sua versione surrealista del “Tristano e Isotta” di Wagner (“Tristan Fou”) era stato ritrovato, chiuso in una cassa nel deposito del teatro, e la Fondazione Dalì chiede proprio a Finzi Pasca di utilizzarlo per un suo spettacolo.

La Verità, Daniele Finzi Pasca
La Verità, Daniele Finzi Pasca

Un fondale originale dalle dimensioni monumentali, 9 metri per 15, realizzato unendo una ventina di teli: i contemporanei di Dalì lo avevano giudicato “troppo imponente”, ma per Daniele Finzi Pasca “E’ stato un regalo di Natale. Un fondale enorme, di una bellezza mozzafiato. Un vero Dalí in scena”. Così afferma il regista, aggiungendo che tutto il mondo avrebbe pensato ad un falso.

“La verità è tutto quello che abbiamo sognato, che abbiamo vissuto che abbiamo inventato, tutto quello che fa parte dei nostri ricordi”

Julie Hamelin Finzi, la moglie del regista, ancora prima dell’arrivo della telefonata fatidica che avrebbe consegnato all’estro creativo di Finzi Pasca il fondale daliniano, leggeva al marito questa frase da lei scritta conservata tra i suoi appunti. Insieme, lasciati alle spalle gli applausi per “Donka – una lettera per Cechov”, pensavano ad un nuovo spettacolo nel quale l’acrobazia avrebbe giocato il ruolo principale. Poi quella telefonata. Un temporale di idee. E la sempre più consapevole convinzione che l’acrobazia e il fondale di Dalì avrebbero dovuto trovare spazio sullo stesso palcoscenico. Il titolo: “La verità”. Come recitava quella nota di Julie.

La Verità, Daniele Finzi Pasca
La Verità, Daniele Finzi Pasca

Sul telone le figure di Tristano e Isotta dominano la scena: i loro corpi dipinti come tronchi e rami d’albero, a ricordo della foresta che fu il panorama del loro amore clandestino. Isotta, avvolta in un virgineo manto blu, protesa verso il suo amato. Le sue mani, grandi, dalle dita lunghe, angoscianti, sono al centro della scena, e alle sue spalle un carro, simbolo platonico dell’anima che dopo la morte è guidata nell’Empireo da due cavalli, l’Istinto e la Ragione, che tirano rispettivamente verso il basso e verso l’alto.

Il volto di Tristano è un soffione: ricorda uno spermatozoo – spiegano gli attori in scena. Un velo bianco disegna un drappeggio che dalla sua spalla si lascia cadere a terra, e poco sopra due alberi intrecciati, quelli che la leggenda narra siano cresciuti, dopo la morte dei due amanti, nel luogo in cui solevano incontrarsi i due. Una formica, simbolo di morte, cammina sul braccio di Tristano e la lunga ombra del prode cavaliere che si staglia sulla spiaggia, sottolinea il triste epilogo dello sventurato amore che vedrà morire prima Tristano, ingannato, e poi Isotta la Bionda, addolorata.

All’orizzonte tre cipressi, sottili raggi di sole da un cielo plumbeo, e altri simboli sparsi sulla scena: la stampella, per Dalì sostegno del corpo o dell’inconscio visto nella sua parte debole; l’uovo, che è nascita, vita, creazione e casa; e una goccia di sangue, al centro, nella parte bassa del fondale.

La Verità, Daniele Finzi Pasca
La Verità, Daniele Finzi Pasca

La scrittura di Finzi Pasca parte da qui. Ogni elemento dipinto da Dalì si trasforma in surreali coreografie acrobatiche che vedono protagonisti 14 artisti, e che si inseriscono tra le piume e le paillettes di un vaudeville decadente capitanato da un direttore che cerca di risollevare la baracca mettendo all’asta l’immensa opera di un Dalì di cui non ricorda neanche il nome.

Il bramato fondale non è fisso in scena, ma viene calato diverse volte appena dietro il proscenio, dando così la possibilità allo spettatore di gustarlo da vicino, di porre più attenzione ai dettagli, e stuzzicando il desiderio di osservarlo nuovamente e con più meticolosità alla sua successiva discesa. A dominare la scena è invece una grossa testa di cavallo, una scultura argentata sospesa al centro del palcoscenico, con il crine al vento, in puro stile daliniano. Intorno ad essa prendono vita numeri circensi che tolgono il fiato. Equilibri impossibili, corpi sospesi, dinamiche conturbanti. Il tutto accompagnato da musiche al piano e da un motivetto dedicato a Gala, musa e moglie di Dalì, che terminato lo spettacolo non abbandona lo spettatore.

La Verità, Daniele Finzi Pasca
La Verità, Daniele Finzi Pasca

Il risultato è eccezionale: Daniele Finzi Pasca trova il miglior modo per rendere l’universo onirico dell’artista spagnolo creando una mistione di generi e storie, incatenate in un nonsense e permeate di un simbolismo fedele all’arte di Dalì. A questo si aggiunge l’occasione di vedere in scena un fondale originale del pittore di Figueres, senz’altro l’artista del ‘900 più appassionato e devoto al teatro, tanto da non limitare mai il suo intervento alle scenografie, ma da dedicare sempre anima e core all’intero allestimento, compresa la cura del libretto e le modifiche alle coreografie.

Il genio di Dalì si infonde anche su “La Verità” di Finzi Pasca, e il regista dopo i successi regalati dalle atmosfere nostalgiche di Cechov, scrive così il capitolo surrealista della sua carriera teatrale.

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SCHEDA TECNICA

La Verità
Piccolo Teatro Strehler, Milano
dal 27 dicembre 2014 all’11 gennaio 2015

autore, regista, co-design luci e coreografie Daniele Finzi Pasca
direttrice di creazione, produttrice e partecipazione alla scrittura Julie Hamelin Finzi
musiche sound design e co-design coreografie Maria Bonzanigo
scenografia, accessori e ideazione Hugojo e L’hugo Hugo Gargiulo
produttore esecutivo e consulente artistico Antonio Vergamini
costumi Giovanna Buzzi
co-design luci Alexis Bowles
video designer Roberto Vitalini – bashiba.com
assistente alla regia Geneviève Dupéré
make-up designer e hairstyle designer Chiqui Barbé
direttore di produzione Marc Laliberté
consulente artistico Fabrizio Arigoni
ricercatore Facundo Ponce de León
creatore di sculture coreografiche Toni Vighetto
ideatrice Carré Mariève Hémond
ideatore ruota Cyr Daniel Cyr
con Moira Albertalli, Jean-Philippe Cuerrier, Annie-Kim Déry, Stéphane Gentilini, Andrée-Anne Gingras-Roy, Catherine Girard, James Kingsford-Smith, Evelyne Laforest, Francesco Lanciotti, David Menes, Marco Paoletti, Felix Salas, Beatriz Sayad, Rolando Tarquini
produzione Compagnia Finzi Pasca
con il supporto di Cornercard; Grand Hotel Villa Castagnola; OSI; RSI; La Place des Arts; Maison de la Culture de Nevers et de la Nièvre; Scène Nationale de Bayonne – Sud Aquitain; Citta di Lugano; Cantone Ticino; Pro Helvetia; Caffè Chicco d’Oro; Fidinam; Ernst Göhner Stiftung
in collaborazione con ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna
© Salvador Dalí, Fundación Gala-Salvador Dalì

BIGLIETTI
Platea:
Intero € 40,00
Ridotto card Gio/Anz € 23,00
Balconata:
Intero € 32,00
Ridotto card Gio/Anz € 20,00

Per maggiori informazioni clicca qui.

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